Turismo, Federalberghi: «La crisi Covid ha causato un crollo dell'85%»

Mercoledì 26 Agosto 2020 di Nicoletta Cozza
Turisti all'entrata del palazzo della Ragione
PADOVA - Il crollo rispetto all’anno scorso è stato dell’85%. I fatturati ridotti all’osso, quindi, consentono a malapena di far fronte a una minimissima parte delle spese. 
E le conseguenze sono drammatiche, perchè assenza di prenotazioni e camere vuote, hanno costretto i titolari di alcuni hotel di città e provincia addirittura a chiudere nei giorni di Ferragosto. E’ a tinte foschissime, quindi, il bilancio per gli albergatori padovani e per i titolari di bed and breakfast i quali, facendo un raffronto con il 2019, vedono il segno meno caratterizzare tutte le voci delle attività ricettive, in primis introiti e numero di clienti. L’assenza dei turisti stranieri sta giocando un ruolo determinante nella crisi del settore, ma alla debacle ha contribuito pure il fatto che il primo cluster si sia registrato a Vo’, peraltro oggi uno dei luoghi più sicuri al mondo per quanto riguarda i contagi da Corovaninrus, ma che per tanti possibili ospiti che arrivano da lontano rappresenta invece ancora un pericolo. E se la situazione nel capoluogo e nei centri limitrofi è estremamente preoccupante, anche nelle Terme le cose non vanno poi troppo bene, in quanto, benché in agosto la flessione degli arrivi si sia arrestata a un meno 30 per cento, le prenotazioni dal primo settembre a fine novembre sono inferiori del 75% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

IN CITTÀ
A fare il punto sulla situazione è stata ieri Monica Soranzo, presidente di Federallberghi Ascom. «I dati sono drammatici - ha spiegato - e quindi numerosi colleghi, avendo l’hotel vuoto a cavallo di Ferragosto, hanno preferito chiudere. A Padova non sono arrivati i turisti che solitamente visitano le “città d’arte”, ma hanno preferito trascorrere qualche giorno al mare, o in montagna, pensando forse di essere al riparo dal Covid stando all’aperto, in spiaggia, o su un sentiero. Per noi lo scenario è drammatico e anche per il personale che è stato messo in cassa integrazione: speriamo che per quest’ultima ci possa essere una proroga, altrimenti saranno guai ancora più seri. Ribadisco che da marzo non incassiamo nulla, ma continuiamo a pagare le spese vive ed è per questo che molti titolari hanno preferito abbassare le serrande, con la speranza di poterle riaprire a settembre quando, ci auguriamo, la ripresa della scuola, porterà a una situazione più vicina alla normalità».
«Il punto focale - ha aggiunto Monica Soranzo, che è anche titolare dell’hotel Piroga - è che per spostarsi senza rischi sarebbe sufficiente indossare la mascherina e disinfettare le mani, perché non sono i luoghi che creano sicurezza, bensì’ i comportamenti. Noi, comunque, siamo preoccupatissimi: ci sentiamo dentro a un tunnel di cui non vediamo l’uscita. Congressi, fiere, concerti, eventi sportivi e raduni sono vietati ed è questo ad aver messo in ginocchio le nostre attività. E se a settembre non ripartiamo, saremo davvero finiti, anche perchè il governo ha sottovalutato la crisi drammatica del settore turistico». 
Dello stesso parere è Patrizio Bertin, numero uno di Ascom. «In questa estate post quarantena - ha annotato - la cose sono andate male e la “città d’arte” è rimasta ferma. Forse qualche segnale di ripresa si registra dopo Ferragosto, ma è debole. Ora bisogna capire cosa fare e a breve convocheremo una riunione di tutte le associazioni di categoria per vedere assieme come si possa superare un momento di così grande criticità. La situazione è pericolosa per il futuro di tante attività: è difficile, infatti, riaprire per chi ha chiuso in assenza di eventi che richiamano turisti».
ALLE TERME
Nella zona a ridosso dei Colli Euganei il quadro è meno pesante solo per quanto riguarda il mese noi agosto, come spiega Emanuele Boaretto, presidente di Federalbeghi Terme.
«Mancano gli stranieri - ha denunciato -. I nostri hotel questo mese hanno avuto introiti ridotti del 30%, ma l’assenza totale di chi arriva da oltre confine ha fatto scendere le prenotazioni per settembre, ottobre e novembre del 75%, proprio i mesi in cui solitamente lavoriamo di più. E quelli che hanno fissato la camera hanno chiamato solamente dall’Italia. Alcuni colleghi mi hanno già detto che hanno in animo di chiudere, con l’intento di riprovare a riaprire direttamente la stagione prossima. Io stesso a Padova nelle scorse settimane ho dovuto fare una scelta drastica, abbassando le serrande al Net Tower e mantenendo in attività solo il Galileo». 
«Il governo - ha aggiunto - deve decidersi a darci un aiuto, per esempio abolendo i contributi ai dipendenti: penso sia meglio farli lavorare in questo modo, che tenerli a casa e pagarli per niente».
Ultimo aggiornamento: 27 Agosto, 17:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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