Flussi turistici in aumento a Padova, Ascom: «I B&B? Come a Venezia, il numero va limitato»

Venerdì 29 Luglio 2022 di Alberto Rodighiero
Patrizio Bertin
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PADOVA - Anche Padova è una città patrimonio dell'Unesco, di conseguenza vanno messi dei limiti ai Bed-and-Breakfast. Ad andare all'attacco è sttao ieri il presidente dell'Ascom Patrizio Bertin. «Venezia sì, tutte le altre no. Un effetto collaterale della crisi di governo e del conseguente scioglimento delle Camere è che la Serenissima potrà porre un limite alle locazioni turistiche cioè ai B&B, mentre tutte le altre città patrimonio Unesco dovranno attendere tempi migliori - ha esordito Bertin - Questo perché Venezia risultava inserita in un emendamento al decreto Aiuti, quello sul quale il governo, pur ottenendo la fiducia, ha dovuto prendere atto che la sua corsa era finita.

In cosa consista la facoltà veneziana è presto detto: potrà porre un limite al crescente fenomeno degli affitti brevi, genericamente li si chiama Airbnb, ma sul mercato ci sono ormai diverse piattaforme, una fenomeno che determina difficoltà per famiglie, lavoratori e studenti a trovare un alloggio a prezzi adeguati, e lo snaturamento del tessuto sociale».

Necessità di nuovi strumenti urbanistici

«Ogni città ha numeri turistici diversi - ha rincarato la dose il numero uno dei commercianti padovani - ma, ad esempio, con Bologna, condividiamo una massiccia presenza di studenti fuori sede che trovano sempre più difficoltà a trovare un alloggio stante la proliferazione degli affitti brevi». Sulla necessità che servano nuovi strumenti urbanistici per agire sembra siano un po' tutti d'accordo, e non solo in Italia, visto che sulla materia hanno dovuto prendere decisioni città come Barcellona o Amsterdam. «Servirebbe una legge ad hoc valida su tutto il territorio nazionale - ha detto, invece, Silvia Dell'Uomo, presidente degli agenti immobiliari dell'Ascom Confcommercio padovana - o comunque una norma in grado di consentire alle diverse amministrazioni di definire i limiti massimi per la destinazione degli immobili residenziali alle locazioni brevi».
«La nostra non è una battaglia contro questo tipo di locazione - ha detto ancora Bertin - tanto che riteniamo che, dalla norma, dovrebbero essere esclusi i proprietari di un solo appartamento destinato a questo tipo di affitto. Diverso invece il ragionamento per chi ne ha fatto una professione». Un tema, come si diceva, tornato prepotentemente alla ribalta in questa fase di post-pandemia o, comunque, di pandemia sotto controllo con flussi turistici più consistenti e città, Padova compresa, nuovamente meta di visitatori. «Il Covid - ha concluso Dell'Uomo - aveva anestetizzato il problema riequilibrando la situazione: zero turisti, per cui meglio l'affitto sicuro di una famiglia o quello di uno studente, peraltro raro anche questo considerato che per quasi un biennio buona parte dell'attività universitaria si è svolta da remoto. Con la ripartenza dei viaggi c'è stata una nuova inversione che si è scaricata immediatamente sugli affitti per studenti, finalmente tornati in città ma in difficoltà a trovare un alloggio a un prezzo ragionevole. Pacifico che la sproporzione sia evidente fra chi di airbnb ne ha fatto una professione e chi invece è rimasto fedele allo spirito sharing del primo airbnb: a livello nazionale, si stima che il 75% delle offerte sia appannaggio di chi affitta interi appartamenti ai turisti dopo avere archiviato l'offerta di affitto a famiglie e lavoratori residenti; mentre il restante 25% offrirebbe ospitalità in una stanza libera della propria casa senza alterare il tessuto sociale della città, del quartiere, dialogando con l'ospite e magari facendogli da Cicerone».

Ultimo aggiornamento: 18:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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