PADOVA - Tutto era iniziato con i correntisti di Banca Intesa. Poi, il raggio d’azione si è allargato ad altri istituti di credito “tradizionali”, come Bnl e Bpm, per coinvolgere, infine, anche le Poste. Ora, invece, la truffa del finto sms (o dei finti codici) – che sta svuotando i conti di centinaia se non migliaia di correntisti in tutta Italia – oltrepassa i confini delle banche classiche per allungare i suoi tentacoli verso i clienti di un istituto on line, l’N26. A denunciare il raggiro perpetrato da sedicenti operatori della banca tedesca è un 27enne padovano che vive all’estero e che ora si sta facendo assistere dai familiari residenti nella città del Santo i quali si sono rivolti all’Adico per recuperare il maltolto: circa 11mila euro.
LA TRUFFA
L’ESPERTO
«Purtroppo ancora una volta gli hacker riescono a farsi beffa dei sistemi di sicurezza degli istituti di credito – commenta Carlo Garofolini, presidente dell’Adico -. La tecnica è sempre quella già collaudata in tantissimi altri casi. Ed è evidente che il correntista non abbia colpe perché i truffatori sanno benissimo come muoversi e come far cadere in trappola la propria vittima. Chiederemo, anche in questo caso, il rimborso totale di quanto sottratto perché, a nostro giudizio, la banca non ha fatto tutto il possibile per garantire la sicurezza del proprio cliente. La nostra associazione ha avviato circa 300 contestazioni su questo fronte negli ultimi due anni, una cinquantina delle quali a favore di correntisti padovani. Dalla nostra esperienza vediamo che nella trappola cadono persone di tutti i generi, le età, le professioni: anche bancari. Questa dimostra ancora una volta che il problema non sono i truffati, ma le falle nei sistemi di sicurezza delle banche».
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