Trapianto di rene a prova di rigetto, la felicità di Mihaela: «Ringrazio Padova, i medici e quell'angelo»

Giovedì 15 Dicembre 2022 di Elisa Fais
Mihaela Mihqlcea, 43 anni, romena, si è sottoposta ad un trapianto di rene

PADOVA - «Quando altri mi dicevano che non c’erano possibilità, io non ho mai perso la speranza: sapevo che prima o poi un angelo sarebbe arrivato anche per me. E così è successo, tra il 31 ottobre e il primo novembre. Una famiglia ha pianto, ma la mia ha sorriso. Un angelo volato nell’aldilà, mi ha ridato la vita. Io penso sempre a lui, dico tante preghiere e per ringraziarlo ho inviato cibo e sostegno alle strutture che accolgono bambini e anziani». 
E’ ancora emozionata Mihaela Mihqlcea, 43 anni, originaria della Romania, mentre racconta il percorso di rinascita vissuto all’interno delle corsie e delle sale operatorie dell’Azienda Ospedale Università di Padova. Prova un profondo senso di gratitudine nei confronti della squadra che le ha salvato la vita e, oggi, abbraccia stretta la figlia di sei anni e il marito. La famiglia vive in Umbria, nella città di Trevi. La donna ha passato gli ultimi 14 anni in dialisi, le avevano detto che un trapianto di rene per lei sarebbe stato impossibile a causa dell’alto livello di anticorpi contro gli antigeni estranei. Più volte, infatti, è andata incontro a rigetto d’organo. 
La svolta è arrivata il 31 ottobre scorso, con un rene compatibile e la possibilità di usare un farmaco (Imlifidase) che è stato riconosciuto in Italia dall’Aifa da appena una settimana. 


LA SQUADRA
«Dietro a questi successi c’è il duro lavoro di tanti, c’è studio e la voglia di introdurre novità che mettano in sicurezza il paziente - sottolinea Luciano Flor, direttore della Sanità del Veneto -. In Veneto e all’ospedale di Padova sappiamo far diventare ordinario qualcosa di straordinario. Testimonio l’appoggio e la presenza della Regione, vista l’importanza della campagna di sensibilizzazione verso la donazione d’organi. Grazie a tutta la filiera che rende possibile questo. Qui non siamo mai fermi, si lavora tutti i giorni per migliorare».
Il trapianto ha avuto successo grazie alla sinergia tra equipe chirurgica, anestesiologica e infermieristica del Centro di Chirurgia trapianti rene e pancreas diretto dal professor Paolo Rigotti.

Con la collaborazione dell’unità di Immunologia trapianti, dell’Immunotrasfusionale e della Medicina rigenerativa. «Fondamentale è l’interazione tra rete regionale, nazionale e sovranazionale - afferma Giuseppe Feltrin del Centro regionale trapianti -. Tutto parte dalla donazione: un gesto di generosità è il segreto di ogni meccanismo».


IL RACCONTO
«A 20 anni sono entrata in dialisi - ricorda Mihaela -. Nel 2003 ho ricevuto il primo trapianto di rene in Romania: è durato tre anni. Con il passare del tempo, nonostante il mio rifiuto, ho dovuto ricominciare la dialisi. Ho sempre cercato di non comportarmi da persona malata, scegliendo di avere anche una figlia, che oggi ha sei anni». 
Dopo 14 anni di dialisi, Mihaela aveva compromesso gran parte degli accessi vascolari, rendendo così difficoltosa la terapia. Ecco perché il trapianto di rene è diventato sempre più urgente. «All’inizio non ci credevo, pensavo fosse uno scherzo - spiega la paziente -. La sera dell’intervento me la ricorderò per tutta la vita, all’improvviso mi sono sentita svuotata. Oggi mi posso godere una nuova vita, libera dalla dialisi, accanto alla mia famiglia. Al cimitero gli organi non servono a nulla, mentre negli ospedali servono per dare gioia ad altre persone. Grazie a tutti coloro che mi sono stati accanto. Per la ricerca arrivare a nuovi traguardi non è facile, ma neanche impossibile».
 

Ultimo aggiornamento: 17:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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