Traffico internazionale di rifiuti, indagato per associazione a delinquere imprenditore di Solesino

Giovedì 17 Giugno 2021 di Marina Lucchin - Camilla Bovo)
Traffico di riifuti

PADOVA - Il centro ingrosso Cina e Solesino nel bel mezzo della Via della seta criminale. È il risultato della complessa attività investigativa della Guardia di Finanza di Pordenone, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia di Trieste, che ha portato a scoprire una maxi frode internazionale con riciclaggio e traffico illecito di rifiuti per 300 milioni di euro. Cinque arrestati e 53 indagati, di cui 21 per associazione a delinquere, tra cui compare il nome di un imprenditore di Solesino, Luca Cavaliere della Verza Pietro Spa colpito da un provvedimento di sequestro preventivo per 33,1 milioni di euro in solido con i tre sanvitesi Stefano Cossarini, attualmente residente a Jesolo, Roger Donati e Fabrizio Palombi, entrambi residenti a Lugano e domiciliati a Portogruaro; Alberto Soligon di Santa Lucia di Piave, Alessandro Basso di San Fior, Alessandro e Matteo De Zan di San Fior e Roberto Pellizzari di Sedico, oltre al lombardo Mauro Guarnieri di Provaglio d'Iseo.

In particolare, è di 6,2 milioni, pari all'imposta evasa, la somma indicata per Cavaliere e la sua ditta.

IL RUOLO

Secondo i finanzieri il ruolo dell'imprenditore di Solesino era in contatto con i vertici friulani dell'associazione che gli avrebbero fatto ottenere da compiacenti imprese estere una copertura documentale perché i suoi rottami ferrosi apparissero come lecitamente acquistati all'estero. Ciò permetteva successivamente di vendere i rottami alle acciaierie, che sarebbero state altrimenti refrattarie a gestire acquisti di tonnellate di materiale «a nero». Interpellato e invitato a chiarire la propria posizione, Cavaliere è stato telegrafico: «Diremo la nostra verità nelle sedi opportune, in tribunale, il mio avvocato mi ha detto che non devo parlare». È indagato anche per traffico di rifiuti e frode fiscale.

L'INDAGINE

L'alleanza tra organizzazioni criminali italiane e cinesi ha sviluppato un traffico di 150mila tonnellate di rottami metallici dalle aziende manifatturiere e le grandi acciaierie tra il 2013 e il 2021. Come è stato spiegato dalla Procura di Trieste, le aziende (tra cui quella di Solesino) vendevano gli scarti all'organizzazione criminale italiana, evadendo così le imposte e sottraendosi agli obblighi della normativa ambientale. Quest'ultima utilizzava alcune società create ad hoc come soggetti «intermediari» nella filiera commerciale, che poi eseguivano operazioni fittizie di acquisto di materiale ferroso all'estero, giustificate da fatture per operazioni inesistenti che venivano emesse da società compiacenti con sede nella Repubblica Ceca e in Slovenia, con lo scopo di ottenere i documenti per la vendita alle acciaierie. La necessità dell'organizzazione italiana era poi quella di far rientrare i soldi nel territorio nazionale, per «retrocedere» le somme agli imprenditori che avevano pagato le fatture per le inesistenti forniture.

IL CENTRO INGROSSO

Qui entravano in gioco le comunità cinesi residenti in Italia - tra cui il padovano Centro ingrosso Cina di corso Stati Uniti - che, invece, disponevano di ingenti risorse finanziarie in denaro contante, buona parte frutto di economia sommersa e criminosa, da dover spostare in Cina. L'alleanza tra le due organizzazioni consentiva a entrambe di raggiungere i rispettivi obiettivi: il denaro inizialmente trasferito nei paesi dell'est Europa dagli italiani veniva bonificato in istituti bancari in Cinese e le somme accreditate venivano poi compensate con la riammissione di denaro contante, consegnato in Italia dai referenti cinesi ai membri del sodalizio criminale italiano nel centro commerciale padovano e in uno simile del milanese. Il sistema permetteva così di far giungere, mediante il sistema bancario internazionale, disponibilità finanziarie in Cina con modalità occulte, aggirando i presidi previsti dalla normativa antiriciclaggio, e allo stesso tempo i membri del sodalizio criminale ottenevano in Italia quella liquidità in contanti necessaria per retrocedere i pagamenti per le fatture fittizie in precedenza condotti.
 

Ultimo aggiornamento: 13:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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