Arrestato autotrasportatore padovano per il traffico di rifiuti speciali: ai domiciliari anche tre veronesi

Mercoledì 6 Maggio 2020 di Camilla Bovo
Un camion ripreso dai carabinieri durante lo scarico

SOLESINO - C'è anche un 61enne di Solesino tra gli arrestati dai carabinieri del Noe di Treviso nell'ambito di una complessa indagine sul traffico illecito di rifiuti. L'uomo, autotrasportatore di professione, secondo l'accusa si sarebbe messo a disposizione di un'organizzazione criminale per trasportare a bordo del proprio mezzo rifiuti, principalmente rifiuti urbani indifferenziati speciali. Oltre al solesinese, altre otto persone sono state arrestate e messe ai domiciliari, con tanto di braccialetto elettronico, per il reato di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti. Si tratta di tre veronesi (tra cui padre e figlio, rispettivamente del 1962 e del 1993, e un uomo del 1957), di tre campani e due lombardi. Sono inoltre stati sottoposti all'obbligo di dimora un vicentino e un veronese, entrambi del 1974. I carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Treviso, coordinati in quasi un anno di indagini dalla Procura Distrettuale Antimafia di Venezia, hanno anche provveduto a sequestrare preventivamente impianti, uffici, sedi legali ed operative di tre ditte, delle quali due di trattamento e una di trasporto rifiuti.

I SEQUESTRI
Hanno posto sotto sequestro anche 10 motrici e rimorchi che venivano utilizzati per il trasporto e lo stoccaggio dei rifiuti, per un valore complessivo di circa 500 mila euro. Così come oltre 700mila euro a carico delle 3 ditte indagate, quale profitto del reato di traffico illecito di rifiuti. Sono state compiute complessivamente 25 perquisizioni, di cui 6 a carico di altre ditte al momento non indagate, con sequestro di copiosa documentazione cartacea e digitale, che sarà ora vagliata dagli inquirenti. L'esecuzione delle ordinanze di misura cautelare emesse dal Gip di Venezia ha così concluso una delle più importanti operazioni di polizia giudiziaria contro il traffico dei rifiuti e a tutela dell'ambiente mai eseguite in Veneto. L'indagine è stata avviata nel febbraio del 2019, a partire da un monitoraggio nell'ambito di una mirata azione di contrasto al fenomeno degli incendi sia di alcuni impianti formalmente autorizzati alla gestione dei rifiuti, sia di diversi capannoni industriali dismessi. Gli uomini del Noe hanno presto intercettato alcuni movimenti sospetti di mezzi pesanti nei pressi di un capannone in disuso da anni situato nella provincia veronese. Vista l'ipotesi di reato che si andava delineando, a quel punto l'indagine è passata sotto la competenza della Procura Distrettuale di Venezia. È stato quindi possibile, con numerosi servizi svolti sul territorio e grazie alle tecnologie e a un'approfondita analisi documentale, risalire ai responsabili di quello che si è profilato come un vero e proprio traffico illecito di rifiuti.

CODICI
Con compiti e ruoli diversi, infatti, gli arrestati attribuivano falsi codici dell'Elenco Europeo Rifiuti (E.E.R.) nei formulari, smaltendo così in modo irregolare ingenti quantitativi di rifiuti speciali, perlopiù rifiuti indifferenziati urbani, plastici e tessili, provenienti dalla Campania, dalla Toscana e da altre Regioni del Nord Italia. Questi rifiuti non venivano dunque sottoposti alle previste operazioni di trattamento e recupero ma venivano trasportati, stoccati e quindi abbandonati in capannoni dismessi del Veneto e dell'Emilia Romagna. In particolare, il Noe è riuscito a ricostruire in ogni passaggio 25 trasporti illeciti, per un totale di 2.700 tonnellate di rifiuti. La mancanza di regolarità nel modus operandi e nelle varie fasi dell'attività ha definito l'illiceità dei profitti così ottenuto. Basti pensare all'utilizzo di rimorchi non autorizzati per il trasporto dei rifiuti, all'abbandono in capannoni dismessi e privi di ogni autorizzazione, o ancora all'uso spregiudicato di formulari artefatti e di copertura per le tratte stradali percorse con l'indicazione come siti di smaltimento di sedi di società fallite o sottoposte a sequestro. Il profitto illecito ottenuto dalle ditte maggiormente coinvolte sarebbe di oltre 700 mila euro.
 

Ultimo aggiornamento: 18:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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