Samira El Attar, «Il giorno della scomparsa ​c'era una coppia di magrebini sull'argine»

Lunedì 3 Febbraio 2020 di Marina Lucchin
Samira El Attar assieme al marito Mohamed Barbri

Un'importante novità sul caso di Samira El Attar, la mamma scomparsa da Stanghella, in provincia di Padova.

Spunta un testimone che avrebbe visto qualcosa di insolito, proprio il giorno della sparizione della donna.

«Ho visto una coppia di magrebini abbracciarsi sull’argine». È quanto ha raccontato ai carabinieri una persona che abita nei dintorni di Stanghella che, sulle prime, il 21 ottobre, non aveva più di tanto fatto caso alla scena. Un po’ insolita, per carità, visto che si svolgeva sulla poco frequentata strada arginale persa nella campagna, ma non è poi così strano che un uomo e una donna si lascino andare a un abbraccio. Solamente dopo, quando ha preso piede la notizia della scomparsa della mamma marocchina, il testimone ha collegato i due fatti: quell’abbraccio lungo il Gorzone e la misteriosa sparizione della donna. Così ha deciso di andare nella caserma dell’Arma a raccontare quanto aveva visto. È per questo che i carabinieri, specialmente nell’ultimo periodo, hanno intrapreso delle ricerche approfondite, sia con i cani molecolari che con il georadar, non solo nella zona lungo il Gorzone in cui il Gps del suo telefonino colloca il marito Mohamed Barbri la notte dopo la scomparsa di Samira, ma anche più a monte, sia lungo il corso del canale Gorzone che sul Frassine a Carmignano Sant’Urbano.

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LA PISTA
Per il giudice per le indagini preliminari di Rovigo, che ha convalidato l’arresto di Mohamed Barbri per omicidio e occultamento di cadavere, non ci sono speranze di trovare viva Samira. Ma, viva o morta che sia, la mamma marocchina dev’essere ritrovata. Non solo per poter dare una tomba su cui piangere ai familiari della donna, ma anche perché il ritrovamento del corpo, come pure dell’eventuale arma del delitto e l’esatto luogo dove potrebbe essere avvenuta la morte, sarebbero tasselli chiave per l’indagine che stanno conducendo i carabinieri del nucleo investigativo e del reparto operativo di Padova, coordinati dalla procura di Rovigo. 

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A muovere in determinati luoghi i militari ci sono gli indizi sugli spostamenti anomali del marito. Come la posizione del Gps del suo cellulare che ha evidenziato come Barbri si sia fermato tre ore la notte che la moglie era scomparsa: dalle 4 alle 7. Prima, poco dopo la mezzanotte, Mohamed, come dichiarato agli inquirenti era passato alle stazioni dei carabinieri prima di Boara Pisani e poi di Solesino. Lo testimonia anche un dialogo avuto con un carabiniere quella sera. Barbri però non aveva raccontato nulla della sua “spedizione” notturna sull’argine del Gorzone in piena notte. 

Ma a indirizzare in determinati luoghi i carabinieri per le ricerche, ci sono state anche delle testimonianze. Una di queste racconta proprio di una coppia di persona nordafricane, un uomo e una donna, che si abbracciavano sull’argine del canale. Ma più a monte del luogo su cui inizialmente si erano concentrati i militari. Più verso Carmignano Sant’Urbano. Erano Mohamed e Samira?

COSA MANCA
Oltre al corpo, all’arma del delitto e al luogo in cui è avvenuta la morte, poi, manca anche un’altra cosa al quadro dell’Arma: la bicicletta. Oltre che di Samira, non c’è traccia nemmeno della sua bici. E qui torna fondamentale di nuovo il Gps del cellulare di Mohamed. Dall’analisi della cronologia di Google Maps, risulta che il marocchino alle 4 della notte della scomparsa della moglie abbia percorso 1,7 chilometri in ben 38 minuti e per raggiungere la strada arginale di via Gorzone inferiore sinistro dove l’apparecchio resta fino alle 7.01 del mattino. Quella distanza si copre in 21-22 minuti. A piedi, ma anche con una bici portata a mano, magari usata per trasportare qualcosa di particolarmente pesante, come il corpo della moglie, e di cui, poi, potrebbe essersi sbarazzato una volta nascosto il cadavere. 
 

Ultimo aggiornamento: 10:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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