Tentò di uccidere la moglie a colpi di cacciavite nella Torre Belvedere: condannato a 8 anni

Giovedì 8 Dicembre 2022 di Serena De Salvador
I carabinieri nella scala B della Torre Belvedere dove avvenne l'aggressione

PADOVA - «Sono molto pentito, sono pronto a risarcire mia moglie e ho imparato che se in futuro dovessimo litigare dovrò affrontare la questione parlando, non picchiandola». Davanti ai giudici del Tribunale in composizione collegiale ha voluto rendere una dichiarazione spontanea Shuangping Liu, 49enne cinese accusato del tentato omicidio della sua ex compagna avvenuto il 19 dicembre dell’anno scorso dentro il grattacielo Torre Belvedere di piazzale Stazione. Parole che non sono bastate a evitargli la condanna a 8 anni e 15 giorni di reclusione.
Oltre alla brutale aggressione a colpi di cacciavite, valsa alla vittima ferite molto serie, a pesare sulla sentenza è stato anche il passato dell’uomo. Liu al momento dell’attacco era infatti latitante dopo una precedente condanna per maltrattamenti e violenza sessuale nei confronti della stessa donna.

LA VICENDA

Quel pomeriggio di un anno fa Liu ha teso un agguato alla ex compagna di dieci anni più giovane, aspettandola dentro la scala B della Torre Belvedere dove lei stava raggiungendo l’appartamento di alcuni conoscenti. Le si è avventato contro e l’ha ripetutamente pugnalata con un cacciavite a stella da 25 centimetri. Alla testa, all’addome, al bacino. Poi ha utilizzato poi lo stesso oggetto, impugnandolo per la punta, come fosse un martello per continuare a infierire sulla donna ormai a terra e sanguinante.
Le grida disperate della vittima hanno destato l’attenzione di alcuni condomini, che hanno chiamato il 112.

I carabinieri della stazione di Padova Principale guidati dal luogotenente Giovanni Soldano e i colleghi del IV battaglione Veneto – impegnati in quei momenti nei controlli in stazione – sono arrivati in pochi istanti e hanno letteralmente strappato via il 49enne dal corpo della ex moglie. La donna ha trascorso un lungo periodo all’ospedale, con un’orbita oculare sfondata, due ferite da punta all’anca e una grave lesione a una mano.

IL PROCEDIMENTO

Liu da allora è rimasto recluso nel carcere di Padova, dove ora sconterà la pena. «Ero ubriaco e ho perso il controllo» si era giustificato pochi giorni dopo durante l’udienza di convalida dell’arresto. Lo era davvero, ma l’aggressione è stata ripresa dalle telecamere in tutta la sua brutalità. Così il cinese è stato rinviato a giudizio con l’accusa di tentato omicidio. Lo ha difeso l’avvocato Eva Vigato.
Durante il processo gli sono state contestate anche diverse aggravanti: dalla crudeltà (per essersi calato la mascherina e aver sogghignato davanti alla donna per incuterle ancor più terrore) al fatto di aver agito in un luogo chiuso da dove la vittima non poteva fuggire, fino al fatto di essere latitante e al legame di parentela con la vittima. 
Liu e la donna infatti non hanno mai legalmente divorziato, pur essendo separati da tempo. Da tre anni per l’esattezza al momento dell’aggressione, cioè da quando l’uomo era stato arrestato per maltrattamenti e violenza sessuale nei suoi confronti. Ne era scaturita una condanna (in primo grado, sempre al Tribunale padovano) a 6 anni e 8 mesi. Il 49enne però era sparito, rendendosi irreperibile all’indirizzo di Ostiglia (Mn) dove risultava residente.
Il pubblico ministero Andrea Girlando ha chiesto 13 anni di condanna. La sentenza pronunciata ieri ha stabilito 8 anni e 15 giorni, riconoscendo le sole aggravanti del vincolo di parentela e della latitanza.

Ultimo aggiornamento: 08:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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