PADOVA - Non ha dubbi il pubblico ministero Andrea Girlando. L'inquilino voleva provocare una strage per liberarsi una volta per tutte di alcuni vicini di casa con cui era da tempo ai ferri corti. Massimo Carini, 48enne giocatore di scacchi che percepisce una pensione di invalidità, aveva studiato il piano nei minimi dettagli. E la palazzina di via Monte Lungo 4, in quartiere San Giuseppe, sarebbe saltata in aria se il pronto intervento dei vigili del fuoco non avesse scongiurato la deflagrazione. In carcere dal 5 settembre scorso, Carini rischia fino a quindici anni di reclusione. Il prossimo 7 luglio dovrà comparire davanti al giudice dell'udienza preliminare Domenica Gambardella. La Procura chiede il rinvio a giudizio mentre la difesa, affidata all'avvocato Anna Maria Beltrame, non ha ancora scelto una strategia processuale.
L'IMPUTAZIONE
Secondo l'accusa Carini avrebbe compiuto una serie di attività tali da mettere a repentaglio l'incolumità pubblica, mosso dalla profonda avversione nei confronti di alcuni coinquilini. Il sostituto procuratore Girlando le ha elencate minuziosamente nel capo d'imputazione. Il 48enne avrebbe inizialmente chiuso tutte le finestre della propria abitazione, abbassando anche le tapparelle, ad eccezione della camera da letto dove avrebbe lasciato i vetri aperti. Poi avrebbe chiuso a chiave tutte le porte interne dell'appartamento, posizionato un lenzuolo sulla porta d'ingresso in maniera da sigillare l'alloggio e staccato l'interruttore della corrente elettrica. Carini non avrebbe potuto correre il rischio di inneschi casuali o anticipati. Come ultima precauzione, si sarebbe preoccupato di otturare le prese d'aria della cucina.
Il diabolico piano prevedeva a quel punto la creazione di un piccolo foro al tubo del gas dell'appartamento, in maniera da provocarne la lenta fuoriuscita. Carini avrebbe infine acceso una candela collocandola sul pavimento della camera da letto, nel punto più lontano dalla sorgente del gas. Aveva infatti bisogno del tempo necessario ad allontanarsi dal condominio. Incendio e deflagrazione sono stati però sventati dal rapido intervento dei vigili del fuoco, allertati da una residente.
Erano le 17.30 di venerdì 30 agosto quando la donna albanese, residente nella palazzina, rientrando a casa, aveva sentito un forte odore di gas nell'androne. Preoccupata, aveva dato l'allarme ai vigili del fuoco. Erano bastati pochi minuti ai pompieri per individuare la fuga di gas proveniente da un appartamento al primo piano. I vigili del fuoco avevano suonato a più riprese il citofono di Carini, ma nessuno aveva risposto. A quel punto avevano avvisato la polizia. Un attimo dopo erano penetrati nell'alloggio da una finestra lasciata aperta, e si erano accorti di quanto stava accadendo: non una semplice fuga di gas, ma un piano bene articolato per fare esplodere la casa.
Luca Ingegneri
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