Caso Team for children: dai viaggi alle creme, tutte le spese sospette della presidente indagata

Venerdì 18 Novembre 2022 di Serena De Salvador e Alberto Rodighiero
Chiara Girello Azzena
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PADOVA  -«L’indagine è in corso e per ora non intendo espormi. Lo farò quando sarà il momento giusto. Con questo putiferio sono stati buttati all’aria 15 anni di lavoro onesto: sono dispiaciuta, ma serena». Non vuole entrare nel merito dell’inchiesta che la vede indagata per appropriazione indebita Chiara Girello Azzena, ma tiene a precisare che sa perfettamente da dove è partito l’esposto nei suoi confronti, legato «a beghe interne (alla onlus Team for Children, ndr). La cifra sottratta tra il 2020 e il 2021 ai fondi destinati ai bambini dell’Oncoematologia pediatrica e utilizzata - secondo il calcolo fatto dalla Procura di Padova - per spese personali si aggira attorno ai 50mila euro.

Le contestazioni

La bustina verde con dentro i soldi in nero per le spese quotidiane, i viaggi per andare a trovare i figli finanziati con le offerte alla onlus, creme di bellezza e candele profumate, acquisti su Amazon. È lunga la lista delle spese che vengono contestate a Girello Azzena in un esposto anonimo inviato, più di un anno fa, alla Guardia di finanza e che ha dato vita all’indagine che fa capo al pubblico ministero Sergio Dini.

Dal punto di vista giuridico, però, il reato di appropriazione indebita non è più procedibile d’ufficio, ma solo a querela di parte.

Nel caso di Team for Children ciò non era possibile, perché presidente era la stessa indagata. Così il pm ha chiesto al gip Claudio Marassi di nominare un curatore speciale per la onlus, in questo caso un’avvocata, che ha avuto accesso alla documentazione e ha presentato querela nei confronti di Girello. Ma tra le contestazioni c’è anche una richiesta presentata all’Inps, durante la pandemia, per la cassa integrazione a favore di alcuni dipendenti che avevano portato a ottenere 3.469 euro.

Le spese

Un’indagine, quella padovana, che ha acceso i riflettori soprattutto sui rimborsi legati ai viaggi effettuati dalla presidente dell’associazione. Viaggi a Milano e Bologna, dove risiedono i figli. Viaggi che, in alcuni casi, sono stati giustificati con la necessità di trasportare dei panettoni. Di particolare interesse, su questo fronte, è il rimborso spese di due trasferte nel capoluogo lombardo a ridosso del Ferragosto 2020: la presidente avrebbe ottenuto 473 euro per due presunte riunioni che si sarebbero tenute il 10 e il 13 agosto, che tuttavia, secondo l’esposto, non ci sarebbero mai state.
«Mensilmente riceve un bonifico da 1.500 euro a titolo di rimborso spese per la sua attività istituzionale – si legge nel documento presentato alle Fiamme gialle – Ogni mese presenta delle pezze giustificative completamente inventate per l’attività che, in teoria, svolge per l’associazione; viaggi inesistenti in Regione per riunioni mai fatte, scontrini della spesa personali, acquisti online di beni che nulla hanno a che fare con l’associazione».
Sempre secondo l’esposto, da marzo a settembre 2020, in piena pandemia, con le dipendenti in cassa integrazione e gli uffici chiusi, Girello avrebbe ottenuto comunque i 1.500 euro di rimborso spese mensili. Sarebbero dunque stati accettati anche scontrini emessi in località della Sardegna (dove era in ferie) o legati ad acquisti di beni personali come candele profumate, shampoo, articoli di igiene personale, abbigliamento e intimo.

I testimoni

Una dei protagonisti dei tanti messaggi che si sono scambiati per mesi alcuni dipendenti di Team for Children è la “bustina verde”, la busta dove finivano i contanti raccolti e mai rendicontati, di fatto il nero. «Sono spariti 300 euro dalla bustina verde – scrive una donna alla collega riferendosi alla presidente – e tieni conto che dai cinesi ha speso 12+14 euro». «Poi stamattina mi ha fatto casino con la cassa – si legge nel messaggio successivo – è andata giù al market e ha pagato con i soldi della bustina verde 12,50 euro e poi ha messo dentro lo scontrino. Ovviamente, essendo soldi neri, ho dovuto io sistemare per farli passare dalla cassa ufficiale».
Secondo la Procura la maggior parte delle spese non giustificate è stata effettuata con la carta di credito della onlus. «Negli estratti conto della carta di credito per l’attività istituzionale appaiono – si legge nell’esposto – notevoli movimentazioni e acquisti di beni che niente hanno a che fare con l’attività» in panetterie, negozi di frutta, abbigliamento e catene di articoli tecnologici.

Ultimo aggiornamento: 16:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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