Esclusa dalle cure sperimentali, mamma Tatiana si è arresa alla malattia

Lunedì 18 Gennaio 2021 di Federica Cappellato
Tatiana Ballan

PADOVA - Aveva lottato con le unghie e con i denti, alla ricerca di una cura per quella sua malattia rara, subdola e cattiva. La speranza era un protocollo sperimentale che una casa farmaceutica americana aveva sponsorizzato all’ospedale di Bologna, dalla quale però lei era dolorosamente rimasta esclusa.

L’ultima spiaggia: studi sperimentali analoghi in Cina, Israele o Usa, a pagamento.

Nella notte tra sabato e domenica Tatiana Ballan, 53 anni, madre di famiglia, di professione fisioterapista, piena di energia, con il cuore colmo di altruismo, si è dovuta arrendere a quella sua patologia sempre più insidiosa, un mieloma multiplo refrattario alla terapia. Un appello, accorato e profondo, a trovare una soluzione che le salvasse la vita Tatiana lo aveva lanciato, l’estate scorsa, anche dalle pagine del nostro giornale: «Quando sono stata esclusa dal programma sperimentale un’infermiera in lacrime mi ha detto che evidentemente sono troppo malata. Eppure io sono viva e voglio lottare, a costo di andare dall’altra parte del mondo».

Sposata con Pierluigi, madre di Caterina, 17 anni, Tatiana combatteva contro il mieloma multiplo da sei anni: a luglio si era vista rifiutare l’accesso ad una cura unica in Italia, di nicchia, superspecialistica e gratuita, utile a cercare di contrastare quel male infido che colpisce le plasmacellule nel sangue e che indebolisce via via le ossa e l’organismo, fino alla morte. Aveva provato in questi anni molti farmaci, tentando due autotrapianti di midollo, purtroppo inefficaci. «Non so che aspettative di vita ho - disse all’epoca - ma voglio combattere». La speranza si era riaccesa la scorsa primavera quando le è stata prospettata la possibilità di essere inserita in un protocollo sperimentale che una casa farmaceutica americana ha sponsorizzato all’ospedale di Bologna. Nel giugno scorso aveva iniziato lo screening per l’accesso allo “Studio Car-T”, una ricerca che prevede il prelievo dal paziente dei linfociti T i quali, elaborati e trattati con particolari medicinali, vengono reimmessi nel sangue del malato e sarebbero in grado di annientare le cellule malate. Poi la doccia fredda: di punto in bianco, le dissero che non poteva entrare in quel programma d’avanguardia, la casa farmaceutica la aveva esclusa dallo studio, apparentemente senza una spiegazione. Ultima chance, un ospedale di Tel Aviv dove si tentavano terapie innovative, ma l’accesso alle cure costava 120 mila euro. Tantissimo, troppo. Sarebbe servito un mutuo. In tempi recenti si era profilata anche l’ipotesi di una seconda sperimentazione, sempre a Bologna. E comunque senza garanzie. Spiragli di speranza, qua e là, ma non ce ne è stato il tempo. Dopo aver affrontato con coraggio e determinazione la malattia che da sei anni le aveva tolto la normalità, costringendola a un difficile e doloroso percorso terapeutico, la nostra cara Tatiana ha concluso la sua vita terrena dicono i familiari che l’hanno sorretta e confortata fino alla fine. Oltre al marito e alla giovane Caterina, Tatiana Ballan lascia la sorella Marzia, il fratello Gianluca e un ricordo solare, luminoso come i suoi capelli dorati.
 

Ultimo aggiornamento: 08:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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