Tangenti, così incastro il capoufficio: a Nordest 51 "soffiate" di dipendenti

Venerdì 24 Agosto 2018 di Donatella Vetuli
Tangenti, così incastro il capoufficio: a Nordest 51 "soffiate" di dipendenti
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Il malaffare si combatte anche dal più remoto ufficio della pubblica amministrazione. E nella classifica nazionale di quanti denunciano illeciti nel posto di lavoro il Veneto va forte. Lo rivela il monitoraggio 2018 dell'Autorità nazionale anticorruzione sul whistleblowing, cioè le segnalazioni dei dipendenti su chi trasgredisce la legge, dal vicino di scrivania al temuto dirigente, che siano in Comune o in Regione, oppure all'Ulss, ma anche dietro una cattedra universitaria. In cinque mesi, da gennaio a maggio scorsi, sono stati aperti dall'Anac per tutto il Nordest 41 fascicoli - 34 in Veneto, 3 in Friuli e 4 in Trentino - su 51 protocolli di documentate segnalazioni. Mica male,  se si pensa che nella babelica municipalità di Roma Capitale, che conta 23 mila dipendenti, uno solo, nei cinque mesi esaminati, si è deciso a rompere il silenzio per rivolgersi all'Autorità. Quanto alle soffiate arrivate dal Nordest il 21,95 per cento riguarda appalti illegittimi, stessa percentuale per l'adozione di misure discriminatorie, il 19,51 si riferisce alla mancata attuazione della disciplina sull'anticorruzione. Il 12,20 per cento parla invece di casi di corruzione, cattiva amministrazione e abuso di potere, stesso discorso per il conflitto di interessi. Si scende al 7,32 per cento per incarichi e nomine illegittime e al 4,88 per la cattiva gestione delle risorse pubbliche e per il danno erariale. All'Anac si lavora alacremente: il rapporto svela che le segnalazioni in Italia sono raddoppiate da gennaio a maggio se paragonate a quelle dell'intero scorso anno, con 334 fascicoli che nel 2017 erano a quota 364.

Comunque, da inizio 2018 l'Autorità ha già inviato 16 segnalazioni alla procura, 10 alla Corte dei conti, 15 all'ispettorato della Funzione pubblica. «Nel Nordest le segnalazioni non sono poche - ammette Nicoletta Parisi, consigliere Anac e docente di diritto pubblico comparato all'Università Cattolica di Milano -. Il messaggio che si coglie è questo: ha valore positivo far venire allo scoperto le illegalità. Le persone apprezzano la trasparenza e non ne possono più dei tanti scandali. I nostri giovani vorrebbero essere valutati per le competenze che dimostrano di avere e non per le raccomandazioni. E anche vero che se oggi ci si rivolge all'esterno, cioè all'Autorità, è perchè non ci si fida a segnalare l'illecito all'interno dell'amministrazione in cui si lavora». 

NORMATIVA
La nuova legge, approvata dalla precedente legislatura nel novembre 2017, ha rafforzato la tutela del segnalante: il whistleblower, il soffiatore di fischietto che ferma il gioco sporco proprio come un arbitro, ha la garanzia della riservatezza della propria identità, non può essere sanzionato, demansionato, licenziato, trasferito o sottoposto a ritorsioni. Qualora venga cacciato via, ha il reintegro, mentre l'onere della prova è invertito, visto che spetta all'ente coinvolto dimostrare l'estraneità alla misura adottata. Nel caso poi l'interessato comunichi atti discriminatori, arriva la stangata anche fino a 50 mila euro per chi lo ha penalizzato. «La legge affida all'Anac la vigilanza e la sanzione è a carico del responsabile», sottolinea Nicoletta Parisi. Un cambio di rotta, un'arma in più contro la corruzione ma anche su tutti gli abusi che si possono commettere in un ufficio. Il consigliere Anac aggiunge: «Sul fronte della corruzione la prevenzione è però ancora un tassello. Occorre anche una repressione credibile e cioè un processo rapido con sentenza esemplare che venga eseguita». Comunque la normativa che tutela le gole profonde, come le chiamano i detrattori, è ancora da migliorare. Lo afferma Francesca Businarolo, giovane deputata padovana di Este del Movimento 5 stelle alla Commissione Giustizia, che della legge sul whistleblowing è considerata la mamma. «Va rafforzato lo strumento nel settore privato - spiega -. Prevederemo la costituzione di un fondo di ristoro del whistleblower. Ma siamo consapevoli di avere intrapreso il giusto percorso». 

FIRMATARIA
Prima firmataria, ha combattuto dal 2013 perché la legge venisse approvata. «I dati, anche nel Nordest, oggi ci danno ragione, la legge serviva - afferma riguardo al bilancio Anac -. In questi anni io ho raccolto almeno 50 segnalazioni. E continuano ad arrivare. In tanti mi cercano anche solo per una parola di conforto nella loro battaglia. Chi denuncia il malaffare non è un delatore. È una persona onesta convinta che il bene comune vada difeso. L'omertà deve essere superata. Chi segnala un illecito non lo fa per se stesso, ma per l'integrità della pubblica amministrazione. Mi hanno fatto la guerra, da Forza Italia al Sel. Ho dato tanto della mia vita privata. Ma la legge adesso c'è». Se la madre è veneta, gli antenati hanno stesse origini, come ricorda Francesca Businarolo. «Le bocche di leone nella Repubblica di Venezia servivano a raccogliere le denunce segrete destinate ai magistrati». Nell'era digitale c'è la rete Tor dell'Anac: oltre alla tutela del contenuto, garantisce l'anonimato delle transazioni, rendendo impossibile rintracciare l'indirizzo on line del mittente.
Ultimo aggiornamento: 26 Agosto, 16:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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