«Sushi schifoso», lo chef Rugiati viene assolto ma Stecca non si arrende: «Faccio ricorso»

Giovedì 24 Marzo 2022 di Silvia Moranduzzo
Simone Rugiati

PADOVA - «Mi sento ferita, ho dedicato la vita a questo locale. Le critiche aiutano a migliorare se sono costruttive ma non credo sia questo il caso». Michela Stecca, per tutti Tati, commenta così la sentenza di assoluzione di Simone Rugiati. Lo chef era finito a processo per avere criticato aspramente attraverso i social network la pizzeria Stecca e il ristorante Sushi Su infangando l'immagine del locale: per questo i titolari Michela Stecca e Massimiliano Liggieri lo avevano denunciato. Rugiati, giudicato in rito abbreviato davanti al giudice del Tribunale monocratico Vittoria Giorgi, è stato assolto dal reato di diffamazione perché il fatto non costituisce reato.


DURO COLPO

«Devo ammettere che è stato un colpo apprendere della sentenza dice Tati Stecca In tanti hanno espresso solidarietà e di questo ne sono grata.

Per fortuna abbiamo vicino tante persone e tanti clienti che ci vogliono bene però mi sento ferita. Il locale è aperto da 60 anni, da mio padre è passato a me e ora a mio figlio. Nessuno è perfetto ma qualcosa in 60 anni l'avremo imparata, no? Ecco, forse lo chef avrebbe bisogno di un po' di umiltà in più». Rugiati nel 2017 era andato a cena con una donna al Sushi-Su e aveva ordinato un astice. Quando il cameriere aveva portato il piatto, lo chef era andato su tutte le furie dicendo che quello era granchio in scatola (fatto mai confermato) e di essere allergico al liquido di conservazione. «Sarà stato seduto dieci minuti, non ha mangiato nulla continua Stecca Mi ero anche spaventata, temevo davvero che stesse male. Io sono in buona fede con i miei clienti. Tanto che ho provato a chiamare l'ospedale, ero preoccupata. E invece poi sembra che sia andato in discoteca». Appena uscito dal locale, Rugiati aveva avviato una diretta Facebook, visualizzata nei giorni successivi da migliaia di persone. «Giuro che solo a mangiarne uno mi sto sentendo poco bene - aveva urlato in faccia alla telecamerina del suo smartphone - Lo sfogo è dovuto e farò così sempre da qui in avanti perché certa gente non merita di sputtanare il lavoro di ristorazione, il posto mi era stato consigliato e sembra anche rinomato. Ma forse - ha proseguito - perché non ce ne sono altri, ma la voglia di fare il video è scattata dopo le risposte assurde dello staff e all'incompetenza della gestione e visto che si parla di intossicazioni e pesce crudo io ci tengo a difendere il pubblico pagante».


L'APPELLO

Frasi che hanno spinto i titolari a sporgere denuncia. «Andremo avanti» promette Stecca. Gli avvocati dei ristoratori Massimo Munari e Marco Colapinto hanno già fatto sapere che attenderanno le motivazioni della sentenza e poi la impugneranno in appello. «Quello che fa più male conclude Tati Stecca è che si tratta di un collega. Da un cliente potrei anche capire un comportamento simile ma un collega dovrebbe sapere quanto lavoro, quanto amore, quanto sacrificio c'è dietro il nostro mestiere. Ho paura che questa sentenza crei un pericoloso precedente».

Ultimo aggiornamento: 17:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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