Superbonus, mille imprese in crisi e 80 milioni di crediti bloccati

Confartigianato: «Ditte costrette a rinunciare agli appalti, gli interventi si fermano ma tasse e noleggi restano da pagare»

Giovedì 18 Agosto 2022 di Serena De Salvador
Mille imprese in crisi a causa del Superbonus

PADOVA - Oltre mille imprese edili artigiane a rischio fallimento, costrette a rinunciare agli appalti, con milioni di euro di crediti bloccati nei cassetti fiscali e la liquidità ridotta a zero, ma anche con centinaia di cantieri paralizzati per i quali però bisogna pagare tasse, manodopera e attrezzature noleggiate. «Il Superbonus 110% sta uccidendo le piccole ditte artigiane. È un disastro che va fermato e che sta avendo pesantissime ripercussioni anche sulle commesse al di fuori dei vari bonus edilizi, perché ha impresso nella gente l'idea che sia normale ottenere i lavori gratis». Non usa mezzi termini Nicola Zanfardin, presidente degli Edili di Confartigianato Imprese Padova, per delineare i contorni padovani della misura che avrebbe dovuto rilanciare l'economia nel post pandemia e che in Italia avrebbe invece creato un giro di frodi da 4 miliardi di euro.

Aperti 4 mila cantieri

Il mondo dell'edilizia artigiana euganea è una filiera che comprende moltissime diverse professionalità: muratori, impiantisti, serramentisti, posatori, elettricisti, idraulici, pittori solo per citare i principali. Nel Padovano le imprese attive sono 10.186 (su 51.735 in Veneto) e per la maggior parte sono composte da uno o due soci e altrettanti operai dipendenti. Ebbene, come segnalano da tempo Confartigianato e altre associazioni di categoria del settore, queste piccole realtà sono le principali e più vulnerabili vittime dei danni causati dal Superbonus. Oggi in provincia risultano aperti 4mila cantieri legati alla detrazione del 110%, per 568 milioni di euro di investimenti, e 80 milioni di crediti incagliati, ossia i frutti della cessione del credito alle imprese edili che però, avendo le banche esaurito i fondi per il Superbonus, restano di fatto inservibili.

Le ditte a rischio chiusura sono più di mille, con 2.300 addetti tra titolari, soci e dipendenti.

Rischio di cadere nelle mani di soggetti senza scrupoli

«Cantieri fermi anche per un anno e mezzo, ritardi, i pesantissimi rincari, i grandi appaltatori che spariscono. La situazione è drammatica, gli artigiani non riescono più a portare a casa i soldi e alla fine sono quelli che ci rimettono più di tutti». Così Zanfardin descrive l'attuale situazione. «Quando l'appalto di un cantiere per il Superbonus viene aggiudicato da un grande appaltatore (general contractor, ndr) che poi affida i lavori alle imprese locali il rischio di finire nelle mani di soggetti economici senza scrupoli aumenta - aggiunge Prendono - l'appalto, l'impresa artigiana avvia i lavori, cede loro i crediti d'imposta e poi li vede sparire restando col cantiere bloccato. A quel punto sono più i soldi spesi per in avvocati che il reale guadagno. E anche togliendo la figura del general contractor ci si ritrova con i crediti bloccati nel cassetto fiscale, a dover pagare i materiali a noleggio, come ad esempio i ponteggi che non tutte le piccole ditte possiedono. E, naturalmente, a dover saldare le tasse. Soltanto grandi imprese strutturate possono sopravvivere mesi in attesa di incassare, i piccoli rischiano la bancarotta».
«Ci sono imprese costrette a rinunciare ai lavori in Superbonus per paura del rischio di restare scoperti e senza liquidità, pieni di debiti - prosegue Zanfardin - E non va meglio con i lavori extra bonus: purtroppo il 110% ha instillato nei provati l'idea che i lavori si possano ottenere gratis e nessuno vuole più pagare. L'unico spiraglio è che il governo chiuda tutti i progetti di Superbonus tranne quelli già avviati e che conceda di utilizzare i crediti congelati per pagare le tasse. Le stesse banche non sanno più che fare e i rischi maggior cadono sempre sulle piccole imprese». Una prospettiva tristemente condivisa anche da Gianluca Dall'Aglio, presidente di Confartigianato Padova. «Il decreto Aiuti bis non ha risolto il nodo edilizia - spiega - in particolare il problema dei di crediti incagliati: è una situazione che mette a rischio la sopravvivenza delle aziende di costruzioni e di migliaia di posti di lavoro. Auspichiamo l'intervento diretto di Cassa depositi e prestiti e di Poste Spa in qualità di compratori di ultima istanza per i crediti non più commerciabili, che resta una delle priorità nelle nostre proposte ai partiti in vista delle elezioni politiche».

Ultimo aggiornamento: 15:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci