Il Suem festeggia i suoi 30 anni di attività: ogni anno un milione di chiamate

Lunedì 28 Marzo 2022 di Silvia Moranduzzo
IN FIERA - Il Suem ha festeggiato i suo 30 anni di attività

PADOVA - Trent’anni di vita.

Quattrocentomila missioni di soccorso ogni anno. E quasi un milione di chiamate. Sono solo alcuni dei numeri che descrivono l’attività del Servizio urgenza emergenza (Suem) del Veneto. Ma i numeri in questo caso non bastano. Suem è quella mano sulla spalla, quello sguardo che dice “Andrà tutto bene”. Suem è quella voce al telefono che fa domande puntuali. 


I DATI
«Continueremo a investire in innovazioni tecnologiche, a migliorare il parco macchine. Ma senza il capitale umano che rappresenta l’ossatura del Suem, si raggiungeranno pochi obiettivi. Voi siete quelli che rispondete al cittadino che ha paura, che a volte può essere maleducato perché non capisce il contesto in cui operate. Voi date certezze e salvate vite umane». Sono le parole dell’assessore regionale alla Sanità, Manuela Lanzarin, intervenuta ieri alla festa del Suem.
Il padiglione 11 della Fiera di Padova era suddiviso in due ambienti, uno per il congresso e uno per le attività del pomeriggio, con ambulanze e manichini per imparare il primo soccorso. E fuori erano schierate ambulanze e auto mediche che hanno immediatamente catturato l’attenzione dei bambini. «Assistiamo 450 mila pazienti l’anno – ha riferito Paolo Rosi, direttore del coordinamento regionale emergenza urgenza – Abbiamo sette centrali operative, 126 basi ambulanza e 86 soggetti accreditati. L’elicottero è utilizzato 3.700 volte in un anno, in media, e negli ultimi quattro mesi abbiamo eseguito 95 voli in notturno. Stiamo studiando il potenziamento dei veicoli di soccorso e abbiamo appena rinnovato l’appalto dell’elisoccorso con mezzi più nuovi e performanti». 


LE SPESE
Il costo annuo dell’organizzazione supera i 100 milioni di euro. Nel quartiere fieristico di via Tommaseo c’erano anche Luciano Flor, direttore generale della sanità veneta. «Ogni tanto è giusto darsi un incoraggiamento, guardare al passato per costruire il futuro – ha detto Andrea Spagna, direttore del Suem dell’Azienda ospedaliera di Padova – Nel 2021 solo nella nostra provincia abbiamo eseguito più di 85 mila interventi». Un grande sostegno lo dà il mondo del volontariato, come ha confermato Rosi: «Senza i volontari non riusciremmo a fare il nostro lavoro». A maggior ragione in un momento difficile come quello pandemico che «ha inciso molto sul carico di lavoro delle centrali operative – ha continuato Rosi – Soprattutto all’inizio era necessario fare filtro, le persone non sapevano che dovevano curarsi a casa e dovevamo gestire tantissime telefonate, poi i trasferimenti. Sono due anni che siamo sotto pressione». 


LA PANDEMIA
Il Covid ha cambiato anche il modo di intervenire, ha spiegato Giuseppe Dal Ben, direttore generale dell’Azienda ospedaliera padovana: «È entrato prepotentemente nell’attività di emergenza da due punti di vista. Innanzitutto informativo perché all’inizio i cittadini non sapevano a chi rivolgersi e chiamavano un numero sicuro, il 118, sapendo che avrebbero ricevuto risposte. E poi da un punto di vista operativo, è cambiato il modo di approcciare il paziente, dalla vestizione all’uso di dispositivi di protezione». 
E questo si unisce alle difficoltà di tutti i giorni, del mestiere. Un mestiere per cui serve mantenere il sangue freddo in ogni situazione senza dimenticare di conservare un tocco umano. «A volte ci sono persone che chiamano senza motivo, che pretendono trattamenti terapeutici senza averne bisogno – ha raccontato Rosi – Ecco bisogna fare un lavoro di scrematura di questi casi e non è facile». Spagna ha aggiunto: «Quando ci chiamano sono sconvolti, il coinvolgimento emotivo spesso rende le persone non collaborative e invece noi abbiamo bisogno di risposte. Questa credo sia una delle difficoltà maggiori del nostro lavoro, riuscire a tranquillizzare la persona al telefono per avere le informazioni che servono per intervenire. È un lavoro stressante ma, devo dire, appagante. Poi le emergenze vanno a ondate, si possono avere momenti tranquilli e altri in cui si corre». Un lavoro che da trent’anni è organizzato ma che va avanti da molto di più. «Sono stati trent’anni di crescita e di radicamento sul territorio – ha sottolineato Lanzarin – Anni di integrazione tra i vari servizi e con il mondo del terzo settore, fondamentali per rispondere alle urgenze». 

Ultimo aggiornamento: 18:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci