Lo stupro dell'ex e la nuova vita a Taiwan, grazie ai grossi bonifici di mamma e papà da Padova

Domenica 26 Aprile 2020 di Marina Lucchin
Lo stupro dell'ex e la nuova vita a Taiwan, grazie ai grossi bonifici di mamma e papà da Padova
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PADOVA - Aveva cercato di gettarsi tutto alle spalle, compresa la pena di 6 anni e due mesi di reclusione da scontare per aver violentato la sua ex ragazza, evadendo dai domiciliari, volando in Asia e ricostruendosi una vita come organizzatore di eventi a Taiwan. Questo anche grazie ai consistenti bonifici che i genitori gli avrebbero inviato per il suo sostentamento. Ma alla fine il suo piano è miseramente crollato. E così ieri mattina all'aeroporto Charles de Gaulle di Parigi la polizia ha stretto le manette ai polsi del padovano Juan Testa, 36 anni, in esecuzione del mandato di arresto europeo finalizzato all'estradizione del latitante. 

Era il torrido agosto di 10 anni fa quando Juan Testa, all'epoca 26enne, attirò nella sua casa di piazza De Gasperi l'ex fidanzata con una scusa e poi la violentò brutalmente. Lei si rivolse in lacrime alla polizia, piena di botte e lividi, lui venne arrestato nel suo negozio, L'albero del Pane in via Buonarroti, al ritorno dalle ferie in Russia e, alla fine, venne condannato a sei anni di reclusione per i reati di violenza sessuale aggravata, sequestro di persona e lesioni personali. Una pena che però, Testa, proprietario di un panificio in via Buonarroti e figlio di un facoltoso medico, non ha mai scontato perché è riuscito a scappare all'estero. Forse ormai, dopo 10 anni, credeva di essere al sicuro e, grazie anche all'aiuto della famiglia che non lo ha mai abbandonato, conduceva ormai una vita serena e agiata dall'altro capo del mondo. Il padre di Juan Testa, fin da subito si schierò dalla parte del figlio, convinto della sua innocenza. Il conto, invece, alla fine, è arrivato. 

LA VICENDA
Le indagini della Squadra mobile hanno permesso di constatare che Testa si era prima rifugiato in Bishkek, capitale del Kirghizistan, per poi trasferirsi, nel marzo 2013, prima della scadenza del suo passaporto italiano, a Taiwan. Una scelta strategica visto che nel piccolo stato asiatico non è prevista l'estradizione.

Motivo per cui ha potuto ricostruirsi una vita senza nemmeno dover cambiare nome. Sono stati inoltre tracciati i movimenti di importanti somme di denaro, a favore del latitante, inviati a Taiwan probabilmente dai genitori per il suo sostentamento. La polizia ha scoperto che il ricercato gestiva nella città di Taoyuan, megalopoli vicino a Taipei, un'attività commerciale dedita all'organizzazione di eventi musicali e al noleggio di attrezzatura professionale per concerti o party privati. A rendere più facile il compito degli investigatori è stato l'utilizzo da parte di Testa di due profili Facebook e delle applicazioni di messaggistica WhatsApp e Line, per pubblicizzare la sua attività.

LE INDAGINI
A incastrare definitivamente Testa è stato il fatto che il padovano non ha tenuti nemmeno in Asia una condotta propriamente diligente.

A seguito dei contatti intercorsi con la polizia italiana, le autorità di Taiwan, hanno rintracciato Juan Testa che, nel frattempo, infatti, era stato sottoposto anche lì a un procedimento penale, accusato di incendio doloso. E questa è stata la chiave di volta di tutta la vicenda: non potendolo estradare, le autorità taiwanesi lo hanno espulso, imbarcandolo su un volo diretto a Parigi dove è stato fatto sbarcare visto che le tratte tra Italia e Cina sono sospese per via dell'epidemia da Covid-19. Nella capitale francese sono scattate le manette, visto che era già stato fatto spiccare il mandato di arresto europeo in vista del suo arrivo. Fuga finita, ora per Juan testa si apriranno le porte di una cella in Italia. 

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