Cambiano le abitudini dei padovani: dopo la pandemia, uno su quattro fuma sigarette

Mercoledì 18 Gennaio 2023 di Elisa Fais
Il direttore del Dipartimento di Prevenzione Ulss 6, Luca Sbrogiò

PADOVA - L’arrivo del Covid ha portato i padovani a riavvicinarsi al tabacco. Un’altra ripercussione negativa indotta dall’emergenza sanitaria, che si traduce anche nel frequente aumento di sigarette accese da chi ne era già un frequente consumatore. E’ ciò che emerge dagli ultimi risultati dello studio Passi, aggiornati al 2021 e relativi al territorio dell’Ulss 6.

Lo scorso anno il 27,4% degli intervistati ha dichiarato di fumare: si tratta di una delle percentuali più alte registrate in assoluto dal 2008 ad oggi. Quasi dieci punti in più rispetto al 2018, quando il tasso si fermava al 18,3%. Da quel momento in poi la crescita è stata progressiva. Un dato che fa riflettere, come spiega il direttore del Dipartimento di Prevenzione dell’Euganea, il dottor Luca Sbrogiò: «C’è un netto cambiamento di tendenza a seguito della pandemia, nei prossimi 5 anni si intende sviluppare una rete di servizi con al centro la persona, dal concepimento al fine vita, per renderla consapevole e capace di compiere scelte salutari in ogni ambito.

Nelle condizioni di restrizioni delle libertà e di stress conseguenti all’emergenza, sia i fumatori che le fumatrici sono aumentati un po’ in tutt’Italia. Ricordo che smettere di fumare è l’azione singola e individuale più utile ai fini del mantenimento della salute, su tutti i fronti».

La fotografia

P.a.s.s.i. (acronimo di Progressi delle aziende sanitarie per la salute in Italia) è un sistema di sorveglianza italiano che ha lo scopo di stimare e monitorare nel tempo lo stato di salute e le abitudini di vita delle persone. La rilevazione è fatta attraverso interviste telefoniche effettuate direttamente da operatori dell’Ulss a cittadini scelti casualmente. «E’ un’indagine di grande valore» commenta il dottor Sbrogiò. L’abitudine al fumo è maggiormente diffusa fra i più giovani (tra i 18 e i 34 anni rappresentano il 55,4% del totale) e si riduce con l’età (tra i 50 e i 69 anni appena il 19,2%). Se in passato fumano di più gli uomini rispetto alle donne, attualmente nel padovano i due generi tendono a non mostrare grosse differenze.

L’anniversario

Diciotto anni fa, nel gennaio del 2005, entrava in vigore in Italia una legge di portata trasversale che si preparava a riscrivere le abitudini riguardanti il fumo negli ambienti sanitari, di vita e di lavoro degli italiani. La legge Sirchia ha esteso l’obbligo di astensione dal fumo a tutti i luoghi chiusi accessibili al pubblico, a difesa dei non fumatori. «La nostra azienda e l’intera città di Padova sono sempre state molto sensibili alla questione del tabagismo già dagli inizi anni Ottanta - spiega Sbrogiò - Sarà perché le ispirazioni venivano dal luminare Bruno Paccagnella, docente di Igiene, che ha ricevuto la medaglia da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, prestigioso riconoscimento per il suo impegno sulla prevenzione del tabagismo svolto con i suoi “giovani” allievi 1980-2000. Io sono stato uno di loro». Padova si è sempre distinta per essere una città virtuosa: è stata una delle prime ad aderire alla Rete Europea di Città Sane e, assieme al Centro di Educazione alla Salute dell’Ulss, ha coordinato per molti anni la rete delle Città Europee che aderivano al “Tobacco free Multi City Action Plan”. Ha dato inizio alla rete di Health Promoting Hospitals che ha portato a creare la rete di ospedali ed ambienti sanitari liberi dal fumo negli anni Novanta.

Ultimo aggiornamento: 07:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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