Coltellata al compagno, assolta dopo 4 mesi in carcere: legittima difesa

Mercoledì 30 Ottobre 2019 di Marco Aldighieri
Stella Destratis (a sinistra) con l'avvocato
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PADOVA Un attimo di smarrimento, dopo la lettura della sentenza, e poi le lacrime di gioia e l’abbraccio con il suo avvocato. È la fine di un incubo per Stella Destratis. Maglione e pantaloni neri, la trentanovenne polesana dagli occhi azzurri davanti ai giudici del Tribunale collegiale è esplosa in un pianto liberatorio. «Sono ringiovanita di dieci anni - ha esordito - mi sono liberata di un peso enorme».
 
Quella sera del 30 settembre di due anni fa, cosa è successo nell’abitazione di Bovolenta?
«Quel giorno Massimo mi aveva aggredita per due volte di fila. Prima perchè gli avevo strappato dalle mani il telefono cellulare, rompendolo. E poi perchè, quando avevo capito che il nostro cane “Billy”, un piccolo bassotto, era scomparso, mi sono arrabbiata e ho rovesciato a terra le sue birre. E lui per due volte mi ha picchiato. Una vera escalation di violenza».
Ma di quel pestaggio ha riportato i segni?
«Certo, perchè mi ha preso a calci e a pugni. Mi ha colpito sulla testa, sulle gambe, soprattutto vicino alle ginocchia. Avevo anche tagli sulle mani. E tutto è stato documentato, era anche agli atti delle indagini».
Era stata picchiata dal suo compagno anche in altre occasioni?
«Sì, prima di quella sera del 30 settembre del 2017 mi aveva aggredita quando abitavamo nella casa di Albignasego».
E come mai non lo ha mai denunciato?
«Non avevo un lavoro e non sapevo dove andare. In qualche occasione mi sono anche allontanata da lui, ma poi non sapendo dove dormire, dove mangiare sono tornata. Ecco perchè non l’ho mai denunciato». 
Tornando a quella sera, quando ha deciso di difendersi?
«Ero a terra in cucina, e lui continuava a colpirmi con i calci e con i pugni. Io, disperata, ho afferrato un cassetto che si è sfilato ed è caduto. All’interno c’erano alcuni coltelli, io ne ho afferrato uno e gli ho detto di allontanarsi. Ma lui si è avvicinato e l’ho ferito».
E poi cosa è successo?
«C’era tanta confusione, sono arrivati i carabinieri e mi hanno arrestata per tentato omicidio. Sono finita nel carcere femminile della Giudecca a Venezia, dove sono stata in cella per quattro mesi e mezzo. Quando sono uscita avevo l’obbligo di non frequentare il comune dove Massimo dimorava. Tanto non ci sarei mai andata».
Ma quando si è innamorata di Massimo?
«Avevo dei problemi con l’alcol e sono entrata in una comunità per curarmi. E lì ho conosciuto Massimo, era un operatore della struttura. Di quell’uomo mi fidavo, era tutto per me. Era diventato il mio punto di riferimento. Così una volta uscita dal centro ho iniziato una relazione sentimentale con lui, ma Massimo si è rivelato un altra persona non quella che avevo conosciuto in comunità».
M.A. 
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