Covid, nessuno può più partire: stazione dei treni e dei bus deserte

Martedì 24 Marzo 2020 di Marina Lucchin
I controlli della polfer alla stazione di Padova
EMERGENZA CORONAVIRUS - Negozi chiusi, banchine vuote, salone deserto e biglietterie chiuse. E' uno scenario surreale quello della stazione di Padova in questi tempi di emergenza coronavirus. Così come quello degli scali minori nel resto della provincia, da Monselice a Cittadella. A presidiare gli ingressi sono gli agenti della polizia ferroviaria, guidati dal dirigente Luca Perrone, e i militari dell'Arma delle varie stazioni locali.  Nessuno ha potuto fare il furbetto cercando di prendere un treno all'ultimo dopo la notizia dell'ordinanza ministeriale che vieta a chiunque di trasferirsi o spostarsi "con mezzi di trasporto pubblici o privati in un comune diverso da quello in cui si trovano, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza, ovvero per motivi di salute". Il blocco è stato totale: i questori di tutta Italia sono stati avvertiti in tempo e la Polfer ha fermato la voglia di fuga di studenti e lavoratori che chiedevano di tornare nei luoghi di origine, principalmente al Sud. Chiunque si è presentato in stazione è stato controllato e nel caso di comprovata necessità, è stata concessa l'autorizzazione. «L'utenza ha recepito il messaggio e, inoltre, i treni in circolazione sono rimasti molto pochi» ha spiegato Perrone. Anche i carabinieri hanno eseguito controlli, sia nelle stazioni ferroviarie della provincia che in quelle degli autobus, senza contare le strade, in particolare a cavallo dei confini comunali più frequentati.
Il provvedimento mira soprattutto a tutelare quelle regioni dove i contagi si sono diffusi in numero minore.  L'ordinanza ministeriale è stata inglobata nel decreto del presidente del Consiglio, si è trattato di un provvedimento-ponte con il quale si è cercato di evitare il ripetersi di scene già viste subito dopo la firma al dpcm dell'8 marzo scorso, quando si sono accalcati sui binari e nei treni a centinaia, finendo con il portare l'epidemia in città e provincie che fino a quel momento non erano state toccate. Per questa ragione è stata soppressa, rispetto alle disposizioni dei primi di marzo, la possibilità di fare rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza. Perché davanti ai nuovi dati del contagio, l'unica soluzione per contrastarne la diffusione è vietare ogni spostamento non strettamente necessario. Del resto, basti pensare ai tanti contagiati a Fondi, che è ora diventata zona rossa e considerata il terzo focolaio di Italia, proprio da persone che erano arrivate dal Nord per fare festa. È finita in tragedia, con il virus che si è diffuso rapidamente, soprattutto tra persone anziane, le più a rischio, facendo anche delle vittime.
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