Lui è in stato vegetativo da 18 anni, la madre è disabile. Ma scatta ugualmente lo sfratto

Mercoledì 20 Ottobre 2021 di Nicoletta Cozza
Romano Mandruzzato con la mamma Iole Lionello
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VO’ EUGANEO - Da 18 anni è in stato vegetativo. Con la macchina, proprio il giorno in cui festeggiava il ventisettesimo compleanno, era finito contro un platano a Villa di Teolo. Non si è mai saputo perché, ma da allora è immobile, con un sondino nell’addome attraverso il quale viene alimentato e una sofferenza indescrivibile, drammaticamente silenziosa, che traspare dagli occhi, l’unica parte del corpo che riesce a muovere. E che diventano lucidi quando ascolta la voce di mamma Iole, a sua volta in carrozzina dopo una caduta in Vespa che le ha danneggiato la schiena, la quale, con tenacia e amore lo tiene in vita, assistendolo 24 ore su 24 nel soggiorno della casa trasformato in una stanza d’ospedale, dove nell’arco della giornata 4 persone la aiutano a cambiarlo, a lavarlo e a spostarlo dal letto alla poltrona. Romano Mandruzzato, oggi 45enne, in quell’abitazione di via IV Novembre 545 a Vo’ Euganeo è nato e cresciuto, e anche adesso quando rientra dopo una visita in ospedale, dallo sguardo lascia trasparire che lì si sente tranquillo perché nel suo habitat.
Domani alle 9 però, anche l’ultima certezza che gli ha riservato la vita potrebbe venire meno, perché a lui e alla madre è stato notificato dal messo comunale un “avviso di sloggio”, che contempla anche l’utilizzo all’occorrenza della forza pubblica per lo sgombero; il provvedimento fa seguito a una sentenza del Tribunale di Rovigo, in base alla quale appunto Romano e Iole Lionello, che ieri ha compiuto 66 anni, devono lasciare l’immobile. A questo epilogo si è arrivati dopo una serie di complicate vicende familiari, in cui si sono alternati lutti e incomprensioni. E infatti a chiedere di entrare in possesso della vecchia casa dove si trova il paziente in coma è stata la cognata, vedova di Federico, fratello di Romano, morto nel 2012, e mamma di una bambina di 9, che sono le proprietarie del fabbricato. Ed è stato proprio per tutelare gli interessi della minore che i giudici polesani nella sentenza di primo grado hanno sancito che l’alloggio debba essere liberato e restituito alle aventi diritto secondo la legge. 
I LEGALI
«Il procedimento è stato lungo e si è chiuso nel 2019 - spiega l’avvocato Emanuele Gamba che assiste la titolare dell’immobile e la figlioletta -, cioè quando c’è stata la sentenza del Tribunale di Rovigo, diventata esecutiva e definitiva perché la controparte non l’ha impugnata né in Corte d’Appello, né in Cassazione. La proprietaria ha una bambina ed è un suo diritto avere la piena disponibilità dell’abitazione».
«Purtroppo - spiega Francesca De Matteis, avvocato di Iole e Romano - la situazione è complicata perché il bene è intestato a terzi e non abbiamo potuto appellarci alla sentenza in quanto i miei clienti, percependo la pensione di invalidità, non avevano diritto al patrocinio gratuito. E, in aggiunta, Romano risulta proprietario di un terzo di una porzione dell’immobile. Sarebbe un problema, comunque, se fossero costretti ad andarsene, perché il paziente, che è in una situazione gravissima, vive lì da sempre». 
LA MAMMA
Iole Lionello racconta commossa la sua storia: «Romano è la mia vita. Da 18 anni è in stato vegetativo, non muove nulla, ma so che mi sente. Mi guarda, si commuove e dai suoi occhi, anche se uno è offeso per il trauma che ha subito, io capisco se ha male. Come è avvenuto qualche mese fa, quando poi abbiamo scoperto che aveva un’emorragia nella zona dove è inserito il sondino. La casa, dove mio figlio ha sempre abitato, è adattata alla sua situazione: abbiamo un grande soggiorno in cui ci sono il letto suo e il mio, il sollevatore, le nostre carrozzine, e le attrezzature che servono per far vivere una persona in coma. L’abitazione era di mio marito, da cui avevo divorziato e che poi è mancato. Dopo tutta una serie di vicissitudini l’aveva acquisita l’altro mio figlio. Federico, deceduto 9 anni fa, ancora non so come. Ora la moglie la rivendica e l’ufficiale giudiziario ci ha notificato lo sfratto. Quando il Tribunale di Rovigo ha emesso la sentenza, non avevo i soldi per presentare l’appello e quindi siamo arrivati a questo punto. Sarebbe una tragedia per Romano lasciare l’abitazione dove si sente protetto».
IL COMUNE
Della vicenda si stanno occupando anche il sindaco Giuliano Martini e l’assessore Erica Polito. «Da parte nostra - ha assicurato quest’ultima - c’è la massima disponibilità a trovare una soluzione, qualora Romano e la mamma fossero costretti a lasciare l’abitazione. Da anni li seguiamo con i nostri assistenti sociali e abbiamo cercato di aiutarli in tutti i modi. Anche ora siamo pronti a fare la nostra parte». «Per la famiglia Mandruzzato - ha aggiunto il primo cittadino - ci siamo stati, ci siamo e ci saremo sempre. Non abbandoneremo mai figlio e mamma».
IL MEDICO
Infine Luca Rossetto, medico di base di Vo, che dal 2003 segue Romano, assicura: «La mamma è un’eroina, che con grandi sacrifici, e pur essendo in una situazione difficile, gli garantisce un’assistenza eccezionale , che rasenta la perfezione, e che nessuna struttura potrebbe offrirgli. Tante volte le ho prospettato un “ricovero di sollievo”, per darle qualche giorno di riposo, ma lei ha sempre rifiutato. Se il figlio è vissuto fino a oggi, il doppio degli anni che si potevano ipotizzare dopo le dimissioni dalla rianimazione, è grazie a questa straordinaria madre».
 

Ultimo aggiornamento: 10:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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