Lo starnuto infetta fino a sette metri, lo studio di quattro università

Sabato 15 Gennaio 2022 di Elisa Fais
Starnuto (foto di repertorio)

PADOVA - Un gruppo di ricerca ha elaborato un modello di quantificazione del rischio di contagio da Covid.

Il calcolo prende in considerazione alcuni parametri come la distanza interpersonale, le condizioni ambientali di temperatura e umidità e il tipo di evento respiratorio considerato come parlare, tossire o starnutire - con o senza l'utilizzo di mascherine. Lo studio è stato pubblicato sul Journal of the Royal Society Interface e porta la firma di un team internazionale composto dall'Università di Padova, Udine, Vienna e Chalmers.

I RISULTATI

É emerso che quando si parla senza mascherina le goccioline infette emesse possono raggiungere oltre un metro, fino a 3 metri con un colpo di tosse e addirittura 7 metri con uno starnuto. Al contrario, con le mascherine chirurgiche e le Ffp2, il rischio di contagio diventa trascurabile sia che si parli, che si tossisca o starnutisca. «La ricerca svolge un ruolo fondamentale nella lotta che tutti stiamo conducendo contro il Covid afferma il presidente del Veneto, Luca Zaia -. Come veneto sono orgoglioso che la nostra università di Padova sia tra i protagonisti di uno studio estremamente significativo, che punta a dare risposte alle domande che tutti ci poniamo sulle modalità di diffusione del virus e sull'efficacia delle protezioni, a cominciare dalle mascherine e dalle misure di distanziamento da rispettare».
A condurre lo studio, il gruppo del professor Francesco Picano del Dipartimento di Ingegneria industriale di Padova, costituito dai dottori Federico Dalla Barba e Jietuo Wang. «La pandemia ha evidenziato l'importanza di modellare accuratamente la trasmissione virale operata da goccioline salivari emesse da individui infetti durante eventi respiratori come parlare, tossire e starnutire spiega il professor Picano -. Le regole del distanziamento interpersonale usualmente utilizzate si basano principalmente sullo studio proposto da William Firth Wells nel 1934».

LA TEORIA

Il lavoro ha revisionato la teoria, arrivando a definire un nuovo modello per quantificare il rischio di contagio respiratorio diretto. «L'applicazione del modello fornisce una valutazione sistematica degli effetti del distanziamento e delle mascherine sul rischio d'infezione continua il professor Picano -. I risultati indicano che il rischio è fortemente influenzato dalle condizioni ambientali come l'umidità, dalla carica virale e dal tipo di attività respiratoria, suggerendo l'inesistenza di una distanza di sicurezza universale. Di contro indossare le mascherine fornisce un'eccellente protezione, limitando efficacemente la trasmissione di agenti patogeni anche a brevi distanze interpersonali e in ogni condizione ambientale».

I DATI

La ricerca, utilizzando i più recenti dati sperimentali sulla riduzione dell'emissione di goccioline ad opera delle mascherine, ha testato il modello per quantificare come i dispositivi di protezione individuale abbattano il rischio di contagio: l'utilizzo della mascherina, chirurgica e ancor di più se Ffp2, si dimostra essere un eccellente strumento di protezione abbattendo il rischio di contagio che diventa trascurabile già a brevi distanze (circa un metro). «Sappiamo che il virus richiede un vettore per essere trasmesso da una persona ad un'altra specifica il professor Alfredo Soldati dell'università di Udine -. É importante che ingegneri e fisici si cimentino nello studio di questi fenomeni insieme a biologi e virologi per fornire indicazioni che consentano di rilassare le norme quando si può e di rinforzarle quando si deve».
 

Ultimo aggiornamento: 19:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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