Staminali, scoperto gene chiave per la medicina rigenerativa di tessuti e organi

Martedì 12 Maggio 2020
Staminali, scoperto gene chiave per la medicina rigenerativa di tessuti e organi
PADOVA - Scoperto in Italia un gene che promette di dare una spinta senza precedenti alla medicina rigenerativa, che usa le cellule staminali per riparare tessuti e organi. Il gene, chiamato Znf398, è una sorta di conservante molecolare: quando una cellula adulta viene riprogrammata, ossia fatta tornare indietro nel tempo allo stadio di staminale pluripotente, il gene permette di conservarla senza rischi, in attesa che venga utilizzata. Pubblicata sulla rivista Nature Communications, la ricerca è stata condotta dalle università di Padova e Torino, con il finanziamento della Fondazione Armenise Harvard, e segna un passo in avanti nell'uso delle cosiddette cellule staminali riprogrammate (Ips).
A identificare il gene Znf398 per la prima volta è stato un team di scienziati italiani, tutti under 40,
dell'università di Padova. Lo hanno cercato fra migliaia e alla fine lo hanno trovato. Il lavoro è firmato dal gruppo di ricerca guidato da Graziano Martello del Dipartimento di Medicina molecolare dell'ateneo, che spiega come la scoperta sia «frutto di 5 anni di lavoro».
Il gene da loro identificato è responsabile della conservazione delle cellule staminali pluripotenti, come le embrionali o le iPs. La particolarità di queste unità biologiche sta nella loro capacità di dare origine a qualsiasi cellula, dai neuroni a quelle del fegato. Le iPs, staminali pluripotenti indotte, vengono generate a partire da
cellule adulte in un processo chiamato riprogrammazione. Questo le rende fonte cellulare preziosa per terapie avanzate di medicina rigenerativa. Per essere conservate, le cellule staminali vengono generalmente congelate, ma riportate a temperatura idonea è essenziale mantenerle in modo stabile prima di farle differenziare nelle cellule desiderate, ad esempio neuroni.
Finora, spiegano gli esperti, i metodi usati per stabilizzarle si erano fondati su metodologie empiriche: i ricercatori da sempre sanno che per conservare le staminali scongelate occorre aggiungere ogni
giorno una particolare molecola, chiamata Tgf-beta, che agisce da inibitore e impedisce alle cellule di differenziarsi. Quello che non si conosceva ancora è come funziona esattamente questo processo di
conservazione delle staminali. Il team padovano ha scoperto proprio questo: come agisce la proteina Tgf-beta. Quando viene somministrata questa attiva un particolare gene, ribattezzato Znf398. È lui il responsabile del mantenimento delle cellule staminali pluripotenti.
I risultati validati dallo studio pubblicato valgono anche nell'ambito della riprogrammazione delle staminali. Il
metodo utilizzato dal team di Martello è la cosiddetta microfluidica, una tecnologia sviluppata da Nicola Elvassore del Dipartimento di Ingegneria industriale dell'università di Padova, che permette di coltivare le cellule in piccoli tubi di silicone biocompatibile e che recentemente ha permesso ai ricercatori padovani di generare per la prima volta cellule staminali pluripotenti 'primitive' - simili a quelle degli embrioni - a partire da cellule adulte.
«Abbiamo provato a generare iPs disattivando il gene Znf398: in questo caso le staminali non si formavano correttamente - puntualizza Martello - È stato chiaro dunque che la riprogrammazione delle staminali richiede l'attività di questo gene per funzionare con successo. Questo risultato avrà applicazioni per tutti i laboratori
che utilizzano staminali a scopi terapeutici: se se ne vogliono produrre di nuove per una determinata malattia è essenziale che il gene Znf398 sia attivato per essere certi dell'effettivo funzionamento delle iPs. La scoperta fornisce dunque informazioni cruciali per trovare le staminali giuste e mantenerle correttamente».
Il nuovo studio è stato realizzato in collaborazione con il team di ricerca guidato da Salvatore Oliviero, università di Torino, responsabile della piattaforma di analisi genomiche presso il Centro interdipartimentale di Biotecnologie molecolari e l'Istituto Iigm di Candiolo (Torino), ente strumentale della Fondazione Compagnia di San Paolo.
«Con questo studio - dichiara Oliviero - il nostro gruppo di ricerca ha contribuito a chiarire il ruolo della molecola Znf398 e a mappare sul genoma di cellule staminali la sua interazione con il Dna».
Le informazioni raccolte permettono di comprendere «i meccanismi molecolari che determinano la pluripotenza, il differenziamento cellulare e anche la trasformazione tumorale».
 
Ultimo aggiornamento: 16:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci