Padova. Stadio Appiani, masso caduto sull'auto: la Procura apre un'indagine

Dopo la tragedia sfiorata, molti hanno dichiararono come sarebbe stato opportuno chiudere la strada al traffico vista la vicinanza con le transenne per delimitare meglio il cantiere

Giovedì 25 Maggio 2023 di Marco Aldighieri
Masso caduto dalla gradinata dell'Appiani

PADOVA - Il cantiere dello stadio Appiani è finito nel mirino della Procura. È stata aperta un’indagine sull’enorme masso, staccatosi dalla gradinata in demolizione, e piombato su un’auto in corsa in transito su via Marghera.

Al momento il fascicolo è a carico di ignoti ed è stato assegnato ai magistrati del Terzo gruppo, specializzato negli incidenti sul lavoro nei cantieri. Gli inquirenti hanno avviato l’inchiesta una volta acquisita la documentazione da parte dei tecnici dello Spisal e del verbale di intervento della polizia locale.

Il fatto

Il 28 di marzo, intorno alle 14, gli operai della Brenta Lavori stavano demolendo una parte della gradinata lungo via 58. Fanteria. Il gigantesco braccio meccanico con incorporata una ganascia stava sgretolando la parte di struttura all’angolo con via Marghera. Quando un gigantesco pezzo di muratura è rimasto sospeso in aria grazie all’armatura d’acciaio del calcestruzzo e, oscillando come un pendolo, ha fiondato un masso di cemento sulla vicina via Marghera. In quel momento non c’era nessun operaio a regolare il traffico sulla strada a senso unico. Il blocco si è abbattuto come una bomba sopra una Lancia Musa a gas. Alla guida c’era una mamma padovana di 57 anni e con lei la figlia di quindici anni. Le due, residenti a Brusegana, si stavano recando al vicino centro di Fisioterapia. Il macigno, dal peso di circa 30 chili, ha distrutto il parabrezza, ma è poi “rimbalzato” a terra. Se non avesse colpito parte del montante di metallo della Lancia e avesse centrato solamente il vetro, sarebbe entrato nell’abitacolo con una forza devastante, all’altezza della testa di passeggero e conducente. Con conseguenze probabilmente drammatiche.

La paura

Gli operai, increduli, si sono precipitati su via Marghera per soccorre madre e figlia. Poco dopo sono intervenuti i vigili del fuoco, la polizia locale e un’ambulanza del Suem 118. La ragazzina, colpita da decine di schegge di vetro, è stata trasportata al pronto soccorso per accertamenti insieme alla mamma. Verso sera sono rientrate entrambe a casa sane e salve. Ma quel pomeriggio del 28 marzo non lo dimenticheranno mai, solo la fortuna ha evitato una tragedia. Fabrizio Capra, marito e padre delle due ferite, aveva dichiarato: «Mia figlia è così sconvolta che non ricorda nulla di quei momenti. Questo dovrebbe rendere bene l’idea dello spavento che hanno preso quando il masso è piombato sull’auto. Dobbiamo accendere un cero al Signore perché davvero qualcuno da lassù ci ha protetto. Guardo la macchina e non posso fare a meno di pensare a questo».

Le indagini

La polizia locale ha eseguito i rilievi mentre lo Spisal ha sentito le testimonianze degli operai. Molti hanno dichiarato come sarebbe stato più opportuno chiudere la strada al traffico vista la vicinanza con le transenne a delimitare il cantiere. Lo stesso Comune, attraverso l’assessore Diego Bonavina arrivato sul luogo dell’incidente pochi minuti dopo, ha sottolineato la necessità di chiudere via Marghera o quantomeno di regolarne il traffico. Opzione messa poi in pratica nei giorni successivi, con un paio di operai impegnati a dirigere la viabilità. Non più tardi di venti giorni fa i tecnici dello Spisal hanno presentato la loro relazione in Procura. Lo stesso ha fatto la polizia municipale depositando il verbale di intervento, con tanto di sequestro del masso caduto. I dati raccolti hanno permesso di aprire un fascicolo al momento contro ignoti.

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Ultimo aggiornamento: 06:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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