Sposa e mamma a 13 anni, il marito condannato a 5 anni e a risarcirla

Giovedì 13 Febbraio 2020 di Marco Aldighieri
Sposa e mamma a 13 anni, il marito condannato a 5 anni e a risarcirla
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PADOVA - La sua sposa era una ragazzina di appena 13 anni. E lui, Luca Caari, nomade 36enne, in quasi dodici mesi di convivenza in un appartamento del centro di Vicenza l’ha messa incinta. La creatura, una bambina, è nata alla fine di novembre dell’anno scorso ed è già stata adottata da un’altra famiglia. L’adulto, un sinti con una sfilza di precedenti per furti, ieri mattina davanti al Gup di Padova è stato condannato con  rito abbreviato a 5  anni per atti sessuali con una minorenne. Il pm Roberto D’Angelo, titolare dell’indagine, aveva chiesto una condanna a 4 anni. La giovane, ora residente in una comunità protetta, ha chiesto e ottenuto attraverso la sua legale Erika Gaigher del foro di Vicenza, un risarcimento danni di 30mila euro. Ma le indagini, nonostante la sentenza di condanna, non sono ancora concluse. 
 

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Lo so che è molto giovane, ma dovete capire che la nostra usanza è questa anche se la legge italiana è diversa. Devono riportarcela!"



NUOVA INDAGINE
Sia il Gup e sia il magistrato hanno trasferito gli atti in Procura accusando i genitori della ragazzina, anche loro di origine sinti, di atti sessuali con un minorenne in concorso con il trentaseienne. Motivo, c’è il forte sospetto di una vendita: la tredicenne sarebbe stata “acquistata” dal condannato. Una barbarie su cui i carabinieri dovranno al più presto fare luce. Intanto mamma e papà, “amorevoli” genitori, hanno a loro carico un procedimento per la decadenza della responsabilità genitoriale. Tutto ha inizio alla fine di ottobre dell’anno scorso quando la giovanissima mamma, si era recata all’ospedale di Cittadella nel reparto di Ginecologia e Ostetricia per sottoporsi ad alcuni controlli sanitari considerato lo stato avanzato della gravidanza. I medici, appena hanno saputo la vera età di quella ragazza, solo tredici anni, hanno avvisato i Servizi sociali così come prevede la legge. La giovanissima è stata trasferita in una struttura protetta, dove ha raccontato con chi aveva avuto i rapporti sessuali. 

IL MARITO
Il nomade di 36 anni è stato prima denunciato dai carabinieri di Rosà in provincia di Vicenza, e poi gli atti sono stati trasferiti ai militari della compagnia di Cittadella in provincia di Padova. Territorio dove spesso bazzica la famiglia della tredicenne. La ragazzina il giorno 16 novembre ha dato alla luce una bambina. La creatura è stata riconosciuta anche dal trentaseienne, che ha ammesso di essere il padre sia davanti agli assistenti sociali e sia davanti agli inquirenti. La tredicenne che l’ha partorita è analfabeta. I suoi genitori non l’hanno mai mandata a scuola, non sa scrivere, fatica a esprimersi, e non sa fare i conti. Il suo stato mentale, secondo gli assistenti, è identico a quello di una bambina di 5 anni. Secondo l’accusa mamma e papà l’hanno manipolata e l’hanno costretta ad accoppiarsi con il trentaseienne, forse proprio in cambio di soldi. Avrebbero anche organizzato una sorta di sposalizio lungo le sponde del fiume Brenta. Il matrimonio è quasi sempre frutto di un accordo tra i “clan”: inizia con la serenata e si conclude con una grande festa. Terminata la cerimonia i due si sono ritirati in una casa a Vicenza. E qui il trentaseienne ha messo incinta la sua sposa ragazzina. La tredicenne ha dieci fratelli e almeno un paio di sorelle che, proprio come lei, avrebbero partorito prima di compiere i quattordici anni. Gli investigatori dovranno fare luce anche su questo aspetto di questa terribile storia di maltrattamenti sui minori. 

L’USANZA
E del resto la mamma 40enne della ragazzina aveva dichiarato: «Anche io mi sono sposata presto, avevo tredici anni e mezzo, e mio marito 22». E ancora: «Ho undici figli, il più grande è già sposato mentre il più piccolo ha un anno e mezzo, noi siamo abituati così. Mia figlia ha conosciuto il suo fidanzato che già conoscevamo anche noi. Il loro è amore, lui non le fa mancare nulla. Noi ci siamo assicurati che si vogliano bene e quando ci ha confermato che lo voleva sposare abbiamo acconsentito». I parenti della tredicenne si spostano lungo l’asse del fiume Brenta. Sono legati a filo diretto con i corsi d’acqua, sfruttati in passato per lavarsi, cucinare, fare il bucato e pescare. Vivono di lavoretti saltuari e di solidarietà, e a loro carico al momento non c’è alcuna pendenza penale. Per il gruppo di sinti sposarsi e avere figli in giovanissima età è normale. Ma non lo è per la legge italiana. Intanto Andrea Zambon, l’avvocato del foro di Treviso difensore del trentaseienne, ha promesso battaglia. «Non ci aspettavamo una condanna tanto dura - ha dichiarato - e aspetterò le motivazioni della sentenza per capire. Ma è certo che presenterò ricorso in Appello». Luca Caari per ora è stato raggiunto dalla misura restrittiva del divieto di avvicinarsi ai luoghi frequentati dalla tredicenne. Durante l’intero iter giudiziario non si è mai presentato in aula, e non ha voluto essere interrogato dal Gip. Di fatto è sparito nel nulla. Non ha neppure più avuto contatti con la famiglia della ragazzina.
 

Ultimo aggiornamento: 14 Febbraio, 10:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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