Pedinamenti, intercettazioni, video: bloccata la banda dell'eroina. In soli tre mesi spacciati 47 chili

Giovedì 1 Luglio 2021 di Marco Aldighieri
I controlli antidroga della polizia
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PADOVA -  Si è chiuso il cerchio attorno alla banda dell'eroina capace, secondo l'accusa, di movimentare nell'arco di soli tre mesi almeno 47 chili di sostanza stupefacente tra Padova, Venezia e Modena. Il gruppo composto per lo più da italiani e nordafricani, è entrato in azione dal luglio al settembre dell'anno scorso. Senza scrupoli hanno spacciato le dosi anche all'interno del parco Milcovich all'Arcella frequentato da bambini e anche davanti alla chiesa di Sant'Antonino. In dodici sono finiti iscritti nel registro degli indagati e accusati a vario titolo di detenzione e spaccio di sostanza stupefacente.
Sono Wadi Zenati 24 anni di Padova, Franco Inglese 49 anni di Padova, Donatella Sandon 54 anni di Vigonza, Jamel Chebbi 49 anni di Cavarzere (Venezia), Alì Hamed 45 anni irreperibile, Lakdar Ben Hassen Triki 48 anni di Padova, Nhadhi El Haj di 37 anni, Ermina Ronchi 71 anni di Padova, Andrea Cervi 39 anni di Noventa Padovana, Marco Marigo 46 anni di Padova, Indrit Memaj albanese di 24 anni, e infine Luca Galesso 32 anni di Padova.
A scoprire la banda, di fatto una ramificata organizzazione criminale, sono stati gli uomini della Squadra mobile coordinati dal vice questore aggiunto Carlo Pagano, sotto la super visione del pubblico ministero Benedetto Roberti titolare delle indagini.

Gli arresti e le perquisizioni sono stati compiuti alla fine di febbraio in collaborazione con i colleghi della questura di Modena e del Reparto prevenzione crimine del Veneto.

LE INDAGINI
Pedinamenti, attività di osservazione, riprese video, intercettazioni telefoniche ed ambientali hanno consentito di ricostruire l'organigramma di una banda di autentici professionisti del crimine in grado di assicurare rifornimenti per circa 47 chili di stupefacente nell'arco di soli tre mesi, per un controvalore di 260 mila euro. Risalgono al luglio scorso le prime dritte raccolte dagli inquirenti. Una serie di segnalazioni anonime su un'intensa attività di spaccio in alcuni locali di Mortise.

LA SVOLTA
Il 23 ottobre dell'anno scorso Inglese è stato pizzicato in flagranza di reato. Quando i poliziotti lo hanno fermato era in possesso di 130 grammi di eroina caramellata e mezzo chilo di hashish. Cinque giorni dopo a finire nella rete degli investigatori è stato il corriere albanese Indrit Memaj quando lo hanno bloccato in via Turazza alla Stanga. Viaggiava con 750 grammi di eroina suddivisa in tre involucri nel vano porta oggetti della sua Polo e le chiavi di quattro autovetture. All'epoca risultava domiciliato in un appartamento di Bosaro, in provincia di Rovigo.
Ed è proprio in quella abitazione, in mezzo al nulla, che i poliziotti hanno scoperto una raffineria di droga. Memaj aveva tutto l'occorrente necessario per confezionare sottovuoto i panetti di droga che smerciava poi a Padova con cadenza quasi quotidiana, tra il Portello e la zona degli ospedali. Nell'appartamento sono stati anche scoperti e sequestrati 32 chili di stupefacente. Inglese e Memaj, secondo l'accusa, fanno parte di un'organizzazione criminale che rifornisce puntualmente i mercati, soddisfacendo in particolare le richieste di eroina caramellata, sostanza molto richiesta dai più giovani che la fumano con una spesa limitata, al massimo 10-15 euro a grammo. Ma sono stati poi due quaderni di appunti sequestrati a Memaj a fornire ulteriori riscontri investigativi. Gli inquirenti hanno trovato annotate date, quantitativi e cifre. Non solo, anche la contabilità delle consegne di droga. Gli uomini della Mobile sono così riusciti a ricostruire i vari livelli dell'organizzazione, individuando in particolare i capi.
 

Ultimo aggiornamento: 10:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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