Padova. Spaccata all'enoteca Tola Rasa, Torch salvo grazie alla legge Cartabia

Il giudice in mancanza della denuncia da parte dei titolari ha applicato il non luogo a procedere in favore del tunisino

Sabato 27 Maggio 2023 di Marco Aldighieri
Torch salvato dalla legge Cartabia

PADOVA - La spaccata all’enoteca Tola Rasa di via Vicenza del 22 aprile del 2018 è rimasta senza colpevoli. Meglio, il responsabile è finito pure a giudizio, ma grazie alla legge Cartabia ha incassato un non luogo a procedere. Niente denuncia da parte dei titolari del locale e a beneficiare dell’assoluzione è stato il tunisino Amor Ben Lazhar Torch, meglio conosciuto come il “re” delle spaccate a bar e negozi del centro storico consumate tra l’estate e l’autunno del 2018.

La spaccata all'enoteca

In quell’occasione la porta finestra del locale era stata sfondata con un tombino. Torch era riuscito ad arraffare un I-Pad oltre ad un fondo cassa di duecento euro. Durante il raid si era però ferito. E gli investigatori avevano repertato le tracce ematiche. Il responso degli accertamenti di laboratorio compiuti dai carabinieri del Ris ha inguaiato il tunisino. Perché su quelle macchie di sangue è stato isolato il suo Dna. Per la Procura non ci sono mai stati dubbi. Il nordafricano ha lasciato la sua firma in occasione della spaccata all’enoteca di via Vicenza. Così il pubblico ministero Roberto Piccione, titolare delle indagini, ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio davanti al giudice del Tribunale monocratico.

La sentenza

Ma il dibattimento non è mai iniziato. I proprietari dell’enoteca, una volta entrata in vigore la legge Cartabia, avrebbero avuto tempo fino al 31 marzo di quest’anno per presentare una denuncia di furto, ma non lo hanno fatto. Morale, il giudice ha applicato la nuova legge e ha sentenziato un non luogo a procedere per il “re” delle spaccate. Amor Ben Lazhar Torch ha incassato, senza volerlo, una assoluzione. Così tutte le prove raccolte dai carabinieri del Ris, in particolare il Dna del nordafricano, non sono servite a nulla.

I precedenti

Il 10 luglio 2019 il tunisino era stato condannato in primo grado a due anni e otto mesi di reclusione, oltre a 1.200 euro di multa, senza la sospensione condizionale. In quell’occasione il giudice Sara Catani aveva accolto quasi interamente le richieste della pubblica accusa, rappresentata ancora dal pubblico ministero Piccione che aveva concluso la sua requisitoria sollecitando tre anni di carcere. Torch era stato riconosciuto colpevole della spaccata del 17 agosto del 2018 ai danni del “B Gall” di Galleria Borromeo. Aveva sfondato la vetrata del locale per poi rubare 250 euro dal fondo cassa e sei bottiglie di champagne. A farlo finire nei guai, anche quella volta, erano state le macchie di sangue trovate accanto alla porta d’entrata, proprio come nella spaccata al Tola Rasa. Le tracce ematiche erano state analizzate dai carabinieri del Ris di Parma, che erano riusciti ad isolare il Dna del nordafricano. Ma Torch era stato condannato anche per ricettazione, in concorso con la sorella. In quello che fu il suo nascondiglio, l’alloggio Ater di Mortise assegnato alla donna, la polizia aveva trovato e sequestrato la merce rubata al Public di via Altinate l’8 giugno sempre del 2018: orologi e abbigliamento per un totale di 14 mila euro.

E la refurtiva, tra cui svariate sigarette elettroniche, prelevata dalla tabaccheria Padova Vape club di via Pacinotti, visitata dai ladri l’8 maggio dello stesso anno. Il tunisino era stato indagato pure per i furti ai danni del bar-panetteria Carlotta di via Zabarella e del negozio E-Fashion di via Giuliani e Dalmati, avvenuti ad ottobre 2018, ma non sono state raccolte prove sufficienti ad incastrarlo.

Ultimo aggiornamento: 08:57 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci