«Sofia era amore, voleva trasferirsi in Madagascar per aiutare i bimbi poveri»

Mercoledì 1 Agosto 2018 di Federica Cappellato
«Sofia era amore, voleva trasferirsi in Madagascar per aiutare i bimbi poveri»

PADOVA - «L'insegnamento che voleva dare Sofia era l'amore. Nessuna cattiveria, nessuna mancanza di rispetto. Lei, da quando è nata, aveva la passione per le farfalle, le aveva tatuate sull'intero braccio. E su una gamba, scritta in spagnolo, la frase: Quella che per il bruco è la fine del mondo, per la farfalla è l'inizio della vita. Una frase che abbiamo messo anche nella locandina di Sofia, non mi piace chiamarla epigrafe». A ricordare Sofia Calliope Zilio, morta a 26 anni per la recidiva di un tumore, è mamma Rossella che era con lei, un anno fa, in Madagascar, per realizzare il sogno comune di aiutare i bambini di un villaggio sperduto, le case con i tetti in banano, l'acqua solo fredda, povertà materiale assoluta, ma tanta dignità e dolcezza.
 
IN MADAGASCAR
«Il desiderio più grande di Sofia era poter un giorno trasferirsi lì, trovando la sua dimensione, perchè in quel villaggio si sentiva a casa». A farla innamorare di quella terra lontana era stato l'incontro con una donna italiana di nome Manina, insegnante di filosofia in pensione che, arrivata nel 1997 per trascorrervi una vacanza, affascinata dal posto decise di rimanervi stabilmente. Il nome Manina, difficilmente traducibile in italiano, in malgascio significa nostalgia di una persona lontana. Nostalgia è quello che provano gli abitanti, quando lei si allontana dall'isola, nostalgia è ciò che sente Manina per loro quando è in Italia. Ho bisogno di leggerezza, di una giornata senza nessun pensiero, di amore incondizionato, di una pioggia di carezze, di baci rubati, di risate a crepapelle, di balli sfrenati, di un cuore non fatto a pezzi. Stasera - scriveva due mesi fa Sofia sul suo blog Il mio, il nostro cammino , il bagno di luce è un inno alla nostra felicità, perché tutti noi meritiamo una vita felice!. Erano in tanti, oltre mezzo migliaio, a seguire questa sorta di diario semi-pubblico che mamma Rossella aiutava a vergare quando la figlia, per le sue condizioni di salute, non aveva la forza di scrivere. Sono inca... perché ho 25 anni e vorrei uscire e non dover portarmi via la morfina, vorrei poter andare a cena fuori e riuscire a mangiare senza sentirmi male... vabbè odio autocommiserarmi però volevo dirvi: godetevi la vostra salute, non mancate ad una proposta di un'uscita, gratificatevi ogni tanto con qualcosa che adorate anche se costa qualche sacrificio. E ieri, quando la notizia della morte di questa donna di 26 anni, che da ragazzina era stata ballerina di danza moderna, e da giovane cantante nei Truevoice dove ricopriva anche il ruolo da solista, si è diffusa sul web sconvolgendo anche e soprattutto il popolo dei fan del suo blog, è stato uno tsunami di condoglianze, lacrime e commozione.
LA MAMMA
«Sofia cercava la condivisione - racconta la madre, di professione infermiera -, io le dicevo: Non posso capire quello che provi, è inimmaginabile per me, posso starti vicino ma comprenderlo fino in fondo... non riesco. Lei aveva bisogno di condividere i suoi stati d'animo, i dubbi, le paure, con qualcuno che stesse passando le stesse cose, o qualcosa di simile. Perciò a un certo punto le ho suggerito: un blog, crealo tu!». E così ha fatto, riversando sulla carta virtuale la sua esperienza: l'osteosarcoma, il tumore all'osso di una gamba, i cui primi sintomi si erano manifestati proprio il giorno del suo 15esimo compleanno, mentre era con la famiglia all'isola d'Elba, e poi le terapie a Bologna e Padova, l'intevento e la chemio, la liberazione dal male, i dieci anni trascorsi in piena, totale salute. A gennaio scorso la raggelante sorpresa di una recidiva al polmone, e un quadro clinico andato inesorabilmente peggiorando. Di lei ora rimane quel monito, scelto a copertina della sua pagina social: Tutto quello che vuoi è dall'altra parte della paura. In mezzo, una nuvola di farfalle. E la nostalgia di una persona lontana.
Federica Cappellato 

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