Padova, scarichi nei fiumi e nei canali, alcuni non in regola: scatta l'allarme igienico-sanitaria

Arpav ha effettuato ieri i prelievi per analizzare le acque bloccato il recupero dei pesci: «Pericolo per gli operatori»

Giovedì 28 Luglio 2022 di Nicoletta Cozza
Il canale sotto la Specola a Padova

PADOVA - Le analisi sono state effettuate ieri da Arpav con procedura d'urgenza e gli esiti arriveranno già oggi. A quella della siccità, infatti, per fiumi e canali cittadini ormai prosciugati si è aggiunta un'altra grave criticità, legata alla presenza di liquami provenienti da abitazioni ed edifici non allacciati alla rete fognaria. Gli accertamenti, che il Comune in coordinamento con il Dipartimento di prevenzione dell'Ulss 6 ha chiesto all'Agenzia regionale per la prevenzione e protezione ambientale del Veneto, sono finalizzati a valutare la qualità dell'acqua, ma soprattutto ad accertarne la carica batterica causata dagli scarichi fuori legge. L'emergenza oltre che ambientale è anche igienica e quindi, essendoci per gli operatori il pericolo di contaminazione, sono state sospese le operazioni di salvataggio dei pesci iniziate nei giorni scorsi dalla polizia provinciale e di recupero delle carcasse di quelli soffocati nei fondali fangosi.

I prelievi sono stati fatti ieri nei rigagnoli dell'Alicorno e del Santa Chiara, nel tratto che parte dai giardini Treves, arriva a Pontecorvo e finisce nella proprietà del Messaggero di Sant'Antonio dove c'è il porticciolo del Duecento dedicato al Taumaturgo, e poi in via Belludi e riviera Ruzante, nei pressi della questura. Ulteriori campionature potrebbero essere decise nei prossimi giorni e nel frattempo Palazzo Moroni ha chiesto al Dipartimento di prevenzione dell'Ulss di indicare quali trattamenti effettuare per contenere il forte odore, derivante anche dalla putrefazione dei pesci.

La carica batterica

La puzza nauseabonda, peraltro, si percepiva già quando il livello delle acque era normale, però adesso è diventata insopportabile. «Da diversi giorni - ha osservato il vicesindaco Andrea Micalizzi - stiamo facendo delle ricognizioni per verificare da dove provengano gli scarichi e intanto aspettiamo il responso di Arpav. E non è chiaro di chi sia la competenza dei corsi d'acqua, quindi coinvolti sono Genio civile, Consorzio, Provincia e Comune. Nel frattempo i tecnici di Aps Ambiente continuano a scandagliarli e a segnalare le anomalie».
«La siccità prolungata - ha aggiunto - rischia di creare problemi ed è per questo che vogliamo avere chiara la situazione ed eventualmente procedere con azioni specifiche a tutela della salute. Le acque ormai sono stagnanti ovunque e tra gli scarichi e le carcasse dei pesci potremmo trovare una carica batterica molto alta. Non escludiamo di dover ricorrere a un'ordinanza specifica nel caso i risultati delle analisi non siano buoni».

Si cercano soluzioni

«Siamo preoccupati - ha aggiunto Vincenzo Gottardo, vicepresidente reggente della Provincia - per questo nuovo problema. Avevamo predisposto una tabella di marcia per trarre in salvo urgentemente i pesci, ma la situazione si sta aggravando in quanto la polizia provinciale, che effettuava queste operazioni in collaborazione con i volontari dell'associazione La Sorgente e la cooperativa Piovego, ha dovuto interrompere i recuperi in attesa delle analisi dell'Arpav».
«Intanto - ha annotato - ci è arrivata una comunicazione dalla Regione proposito della salvaguardia dei pesci in Prato della Valle. Ebbene il governo veneto ha formulato due proposte su come procedere. La prima prevede di immettere acqua con autobotti per alzare il livello dell'Alicorno che corre attorno all'Isola Memmia, e nel contempo di utilizzare pure un ossigenatore per favorire la sopravvivenza degli esemplari rimasti, oppure, in alternativa, di posizionare delle paratie per sezionare il corso d'acqua e procedere quindi per tratti con il recupero della fauna ittica da trasferire al Bassanello, dove le condizioni del Tronco Maestro sono migliori».
«Il problema - ha spiegato Laura Luisi, commissario della polizia provinciale e responsabile dell'Unità amministrativa controllo fauna - è che non si può mettere a rischio la salute degli operatori che si occupano del salvataggio. La presenza degli scarichi è inconfutabile ed è emersa quando il livello delle acque è calato: potrebbe bastare uno schizzo putrido a infettarli. L'assenza di ossigeno, la sporcizia e le alte temperature fanno sì che la situazione ambientale di fiumi e canali sia esplosiva. Per riprendere il ripescaggio attendiamo il via libera da Arpav: sabato, comunque, erano stati salvati 100 chili di pesce e recuperato un quantitativo analogo di carcasse».

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