BASSA PADOVANA - Con una media storica di 1,41 gradi in più, il 2020 si sta manifestando come l’anno più caldo da quando, nel 1800 sono cominciate le rilevazioni. E’ quanto emerge dall’analisi di Coldiretti sulla base dei dati Isac- Cnr relativi al primo quadrimestre. «Se il richiamo al mare ha coinvolto anche i veneti che hanno raggiunto i litorali della regione nel fine settimana - precisa Codliretti - in campagna preoccupa la siccità. Dall’inizio della primavera, dopo un inverno avaro di precipitazioni, i campi sono a secco da mesi».
Per far fronte alla penuria d’acqua gli agricoltori stanno irrigando il grano già dall’inizio della stagione, un fatto decisamente straordinario e allarmante per il territorio. Oltre ai grandi seminativi risentono della carenza idrica anche frutteti, orti e vigneti che si trovano in zone non sempre raggiunte dall’irrigazione.
«Nella bassa padovana – spiega Coldiretti Veneto – è scattato l’allarme per la soia, principale coltivazione. Gli imprenditori agricoli hanno dovuto bagnare il terreno nudo prima di seminare perché il sole e il vento avevano inaridito le superficie. Con le semine ritardate, ora in mancanza di precipitazioni, le piantine non crescono». I cereali e le colture industriali interessano oltre 400mila ettari in Veneto occupando grandi estensioni di terreno. «I cambiamenti climatici sono una costante – commenta Coldiretti Veneto – anche se gli agricoltori si sono attivati sia con nuovi impianti oppure convertendo l’indirizzo agronomico aziendale i costi per gli interventi straordinari aumentano in base agli interventi straordinari di soccorso».
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