Sloggiati i camper di due famiglie rom, gli esercenti: «Torneranno. Ma questi erano a posto, quelli di prima terribili»

Sabato 5 Settembre 2020 di Silvia Moranduzzo
Sloggiati i camper di due famiglie rom, gli esercenti: «Torneranno. Ma questi erano a posto, quelli di prima terribili»
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PADOVA - Una maglietta rosa acceso giace tra l’erba. Dimenticata nella fretta di andar via, nella confusione dello sgombero. Nella mattinata di ieri i carabinieri della stazione di Padova Principale, guidati dal luogotenente Giovanni Soldano, hanno allontanato due famiglie di nomadi da via Longhin dopo aver ricevuto diverse segnalazioni dai lavoratori della zona, tra uffici ed esercizi commerciali. Con i militari dell’Arma c’era anche un carro attrezzi per trasportare di forza le roulotte accampate da alcune settimane all’inizio della via, vicino alla rotonda su cui campeggia la scritta di benvenuto a “Padova Uno”. Ma non c’è stato bisogno di utilizzarlo. I nomadi, 21 persone tra adulti e bambini, hanno raccolto i panni stesi al sole, i tavolini e le sedie e se ne sono andati senza fare resistenza sotto gli occhi dei curiosi che si stavano recando al lavoro.

LA SITUAZIONE
Il sollievo per lo sgombero, però, è durato poco. C’è una consapevolezza tra i frequentatori di via Longhin: torneranno. È solo una pace passeggera. 
«Tornano sempre, non è la prima volta – dice Magda Fanton, titolare del bar New Life –. E questi non erano nemmeno “terribili” come i nomadi che c’erano prima di loro. Sono qui da tre anni e con loro ho sempre dovuto stare attenta. Davo loro il caffè da portar via, non li facevo sedere perché davano fastidio agli altri clienti».
Alcuni uffici e negozi erano costretti a chiudere le porte anche solo per scendere in magazzino o quando si assentavano per andare in bagno. 
«Chiudevo sempre tutto – conferma Stella della Gastronomia – Non mi fidavo a lasciare aperta la porta del negozio, entrano e rubano quello che trovano. Non ho mai avuto paura che mi facessero del male, quello no, ma che portassero via soldi o oggetti da rivendere certamente. Fortunatamente utilizzando certe cautele non ho mai avuto grossi problemi con loro. Non lavoravo molto tranquilla, ero sempre sul chi va là. Spero che adesso avremo un po’ di pace anche se probabilmente tra qualche giorno ne arriveranno altri a occupare quello spiazzo». 

L’”ESPERIENZA”
Era diventata una situazione talmente abituale che i commercianti avevano imparato i trucchi dei nomadi e avevano capito come difendersi. «Li addestrano fin da piccoli, ricordo una scena che ha fatto ridere tutti i miei clienti – racconta Fanton – Un bambino è venuto a comprare una brioche e ha messo delle monete sul banco. Quando mi sono girata se le era rimesse in tasca e diceva di avermi già pagata. Ma avevo capito il trucco e gli ho detto che non gli avrei dato la brioche prima di vedere i soldi. Lui ha fatto una smorfia e poi con un grande sorriso ha tirato fuori le monete dicendo “Ecco dove erano finiti”. Fin da piccoli imparano a truffare la gente».
Ma erano le famiglie prima di queste ultime due il vero problema. Stando al racconto dei lavoratori della zona queste persone si appartavano vicino alle auto e con la scusa di chiedere l’elemosina rubacchiavano dalle borse o dalle tasche distraendo la vittima. Per non parlare dei problemi ai bar e ristoranti. «Mandavano i bambini in mezzo ai clienti che, seduti al loro tavolo stavano mangiando, e i piccoli mettevano le mani nelle borse, persino nelle tasche dei commensali. Erano veramente sfacciati – continua Fanton – Se dicevo loro che non potevano sedere a un tavolo preciso perché prenotato si arrabbiavano e urlavano. C’è stato un periodo che nemmeno li facevo entrare nel locale, rischiavo di perdere tutti i clienti». Ora l’area è tornata vuota, ad uso dei taxi che sostano all’ombra degli alberi in attesa di una chiamata. Resta forte la consapevolezza dei lavoratori di via Longhin: «Torneranno». 
 

Ultimo aggiornamento: 08:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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