Sfruttavano i braccianti tra Polesine e Bassa Padovana, condanne per oltre 15 anni a cinque caporali

Sabato 26 Novembre 2022 di Marco Aldighieri
Braccianti sfruttati, condannati cinque caporali

ANGUILLARA VENETA - Sfruttavano i loro connazionali irregolari obbligandoli a lavorare nei campi dall'alba al tramonto, senza giorni di riposo, e senza nemmeno la possibilità di mangiare o andare in bagno, per 5 euro all'ora.
Cinque caporali, davanti ai giudici del tribunale collegiale, sono stati condannati per il reato di sfruttamento del lavoro a oltre 15 anni di carcere. È caduta invece l'accusa di associazione per delinquere, perchè alla fine il numero degli stranieri sfruttati sui campi si è ridotto almeno della metà.

LE CONDANNE
Tre dei cinque sono residenti a San Martino di Venezze in provincia di Rovigo. Si tratta di Mohamed El Ayat 32 anni (4 anni e 1 mese più 1.700 euro di multa), Mounir El Asri 36 anni (3 anni, 20 giorni e 1.360 euro di multa) e Radouane Akrouche 40 anni (3 anni, 20 giorni e 1.360 euro di multa). Quindi Mhamed El Asri, 67 anni di Anguillara Veneta, condannato a 3 anni, 20 giorni e 1.360 euro di multa. Infine Youssef Jellal, 30 anni di Bagnoli di Sopra, condannato a 2 anni e 4 mesi più 1.160 euro di multa.

I cinque hanno sfruttato i loro connazionali dal maggio del 2017 al maggio del 2018.

LE INDAGINI
Tutto era cominciata da due braccianti di un fondo agricolo di Cavarzere: avevano deciso di raccontare quanto gli stava accadendo. Da quella denuncia i carabinieri, coordinati dal pubblico ministero Marco Brusegan, avevano iniziato a indagare, con appostamenti e monitoraggi. Mohamed El Ayat, titolare della impresa individuale Agri2016, aveva trasferito l'attività conto terzi a Montagnana, Tribano, Arre, Conselve e San Martino di Venezze, intestando la nuova azienda alla moglie. I braccianti sfruttati lavoravano nei campi tra Cavarzere, dove è partita l'indagine, San Martino di Venezze e la Bassa Padovana, in particolare Tribano, Conselve, Arre e Montagnana.
Se parlavano o si fermavano un attimo per prendere un sorso d'acqua venivano picchiati. Tutto per il miraggio (ha dato il nome all'operazione) di un contratto di lavoro che consentisse di ottenere il permesso di soggiorno. I caporali avevano il compito di pagare gli stipendi, portando e seguendo nei campi il gruppo di lavoratori, costretti in ambienti malsani e senza i minimi requisiti di sicurezza e salubrità. Chi si ribellava veniva picchiato. E quando si verificavano incidenti sul lavoro, i poveretti erano costretti a tornare sui campi l'indomani nonostante i giorni di prognosi.

Ultimo aggiornamento: 14:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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