Sfrattati da casa mamma disabile e figlio in stato vegetativo: Comune e parrocchia alla ricerca di una soluzione

Venerdì 8 Luglio 2022 di Lucio Piva
Iole e suo figlio
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VO' - L'ufficiale giudiziario si ripresenterà fra pochi giorni, il 15 luglio, nella casa al numero 545 di via IV Novembre per eseguire lo sfratto decretato dal Tribunale di Rovigo a carico di Iole Lionello, mamma disabile costretta in carrozzina, che assiste quotidianamente il figlio Romano Mandruzzato, 45 anni, da 18 in stato vegetativo.

Ma per Iole e per suo figlio, dopo mesi di attesa, non si sono prospettate soluzioni tali da evitare ulteriori risvolti drammatici ad una situazione famigliare pesantissima.

La situazione è drammatica

L'emergenza abitativa in cui versano è la conseguenza di una complessa vicenda famigliare. La cognata di Romano, vedova e madre di una bimba di 9 anni, si è vista infatti riconoscere dal giudice il diritto di riacquisire l'immobile. Peccato tuttavia che la casa, ora reclamata dalla legittima proprietaria, sia stata attrezzata proprio per consentire alla mamma in carrozzina l'assistenza giorno per giorno ed ora per ora di Romano. Il Comune di Vo' ha fatto la sua parte, individuando un alloggio Ater dove trasferire madre e figlio. Ma le caratteristiche della casa sono fisicamente incompatibili per accogliere una disabile ed un adulto in stato vegetativo. «Abbiamo battuto anche alle porte dell'Ater - sottolinea il sindaco Giuliano Martini - ma non vi sono alternative all'alloggio messo a disposizione, a meno che non si attendano gli esiti di un progetto specifico avviato dall'Ente per la residenza pubblica, ma destinato a concludersi solo fra un paio d'anni». Con l'ufficiale giudiziario alle porte, Iole teme che non possano esserci alternative all'inserimento di Romano in una struttura specializzata. La soluzione, fra l'altro, avrebbe ovviamente dei notevoli costi di compartecipazine alla retta per il Comune, nonostante lo stesso sindaco Martini ne riconosca la necessità come estremo rimedio.

«Separarli avrebbe conseguenze devastanti»

«Nei 18 anni in cui assisto mio figlio - replica però Iole - non ho avuto bisogno di ricorrere a nessuna struttura. Ho assistito e sto assistendo senza pause Romano senza chiedere nulla. Sono l'unica a rendersi conto del momento in cui sta male ed a bisogno di aiuto. Il nostro bisogno vitale è solo quello di una casa dove poterlo assistere». Una soluzione a dire il vero ci sarebbe. Ed è quella prospettata dalla parrocchia di Vo' disposta a mettere a disposizione i propri locali a Vò Vecchio. Manca però il denaro per adeguarli e renderli funzionali. E in ogni caso la ristrutturazione richiederebbe tempo. «Separare Romano da Iole - osserva però Luca Rossetto, il medico di famiglia che da anni segue il calvario della mamma - avrebbe conseguenze devastanti per entrambi. Non solo è in gioco la qualità dell'assistenza, ma anche la continuità di un rapporto affettivo diventato una ragione di vita per entrambi». La speranza di Iole e Romano è che il Comune, magari con la collaborazione di Ater, individui un'altra soluzione e possa così ridare loro una speranza.

Ultimo aggiornamento: 9 Luglio, 15:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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