Servizio mensa per i ristoranti, le regole dell'Appe: «Fateci lavorare, nessuno cercherà scorciatoie»

Mercoledì 20 Gennaio 2021 di Gabriele Pipia
Servizio mensa per i ristoranti, le regole dell'Appe: «Fateci lavorare, nessuno cercherà scorciatoie»

PADOVA - Prenotazione obbligatoria, sala riservata, servizio fornito solo ai dipendenti delle aziende convenzionate. Sono i paletti che propone l’associazione dei pubblici esercizi (Appe) pur di ottenere dal prefetto Franceschelli il via libera al servizio mensa per le attività ristorative, preziosa boccata d’ossigeno fino a quando il Veneto rimarrà in fascia arancione.

La lettera firmata dal presidente Erminio Alajmo è partita ieri. I toni sono collaborativi e cordiali, ma le posizioni appaiono molto distanti. «Per attivare il servizio mensa servono determinati requisiti e bisogna avere un apposito codice Ateco» ha ricordato l’altro ieri il prefetto.

«Nessuno cercherà scorciatoie, mettiamo delle regole ma fateci lavorare» risponde ora l’associazione di categoria. In mezzo c’è il Comune di Padova: a Palazzo Moroni sono già arrivate 27 comunicazioni per l’avvio dell’attività di mensa e gli uffici dell’assessore Bressa stanno rispondendo per mettere in guardia ogni esercente. Nessuno di questi locali avrebbe infatti il codice Ateco necessario per effettuare il servizio. 
LE RICHIESTE
Partiamo dai numeri. In tutta la provincia di Padova sono 12 le attività che effettuano da tempo regolare servizio di mensa per i lavoratori delle aziende. Appurato che in zona arancione è vietata la tradizionale attività di somministrazione ma è consentito il servizio mensa, negli ultimi giorni moltissimi gestori si sono interessati a questa possibilità. In prima linea ci sono ristoranti e trattorie, ma anche bar e pizzerie. Il Comune di Padova ha ricevuto 27 comunicazioni e in tutta la Provincia quelli che si sono mossi in questa direzione sono oltre un centinaio.
I REQUISITI
Attenzione, però: per attivare il servizio mensa non basta svegliarsi al mattino e comunicarlo al proprio Comune. Serve una Scia (Segnalazione certificata di inizio attività), una comunicazione all’Ulss e poi il completamento della pratica alla Camera di Commercio per ottenere lo specifico codice Ateco. Insomma, un iter ben articolato.
Per questo motivo il prefetto Renato Franceschelli ha scritto ai sindaci e ai vertici delle forze dell’ordine dando «precise indicazioni affinché la possibilità offerta dalla normativa emergenziale di assicurare i servizi ai lavoratori che hanno diritto ad usufruirne non diventi motivo per eludere le disposizioni vigenti». Franceschelli lo spiega in modo ancora più netto: «È consentita la prosecuzione del servizio-mensa per chi già lo faceva regolarmente, ma non c’è spazio per i furbetti. I controlli nei locali ci sono sempre stati e continueranno ad esserci». 
IL DOCUMENTO
L’Appe chiede di trovare un punto d’incontro almeno per i ristoranti, accettando di lasciare fuori i bar da questa partita. Ecco la premessa: «Il servizio di mensa deve valere esclusivamente per i dipendenti di aziende convenzionate e solo in caso di giornata lavorativa suddivisa in più turni (in pratica, la classica pausa pranzo). Deve esistere un contratto scritto, al quale deve essere allegato un elenco nominativo dei lavoratori che possono fruire del servizio». La nota prosegue: «Lo svolgimento del servizio, che in questi ultimi giorni si è sviluppato in tutta la nostra provincia, ha incontrato il favore degli esercenti, che dopo diverse settimane di inattività hanno potuto richiamare alcuni dipendenti dalla cassa integrazione, riaccendere i fornelli, tornare ad acquistare le materie prime, con tutti i positivi risvolti, anche psicologici, che ciò comporta». 
L’AVVERTIMENTO
Il fronte resta aperto ed è questo il contesto in cui l’assessore al Commercio Antonio Bressa allerta gli esercenti: «A maggio con un’ordinanza ad hoc della Regione Veneto questo problema era stato superato - spiega -, oggi invece per attivare il servizio mensa bisognerebbe chiudere la propria attività di pubblico esercizio e trasformarla in una cosa diversa con caratteristiche diverse. Se non ci saranno nuovi interventi normativi o ulteriori chiarimenti, è molto difficile che un’attività di ristorazione possa trasformarsi senza rischi in una mensa. Attenzione». 
 

Ultimo aggiornamento: 08:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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