L’appello dell'assessore: «Non scappate dalle scuole elementari di quartiere»

Mercoledì 19 Gennaio 2022 di Mauro Giacon
L’appello dell'assessore: «Non scappate dalle scuole elementari di quartiere»

L’APPELLO
PADOVA «Genitori iscrivete i vostri figli nella scuola del vostro quartiere». L’appello è dell’assessora alla Scuola, Cristina Piva. «Ci sono delle scuole che rischiano di non raggiungere il numero minimo necessario per formare la prima classe e altre che scoppiano perché ci sono alunni che vengono da quartieri più lontani. Dunque per la vita stessa del quartiere della istituzione scolastica e per la comodità dei genitori io lancio un appello perchè i bambini vengano iscritti nella scuola più vicina». 
LE MIGRAZIONI
L’assessora non lo dice ma si assiste da anni al fenomeno della “migrazione classista” come potremmo definirla. Ci sono in città delle scuole simbolo rispetto ad altre, mentre certi territori si trovano scoperti e con classi dove la presenza di figli di immigrati è maggiore della media.
Argomento spinoso ma che porta a squilibri anche sociali evidenti dall’una e dall’altra parte. «Come possiamo parlare di integrazione se non si parte dalla scuola dell’infanzia?» Si è chiesta l’assessore, sperando nella contaminazione delle culture che avviene solo con l’abitudine a chi viene da lontano.
L’ATTRAZIONE
Ma non c’è solo questo problema. «Ci sono delle sezioni alla Guizza o a Salboro ad esempio che non sono piene perchè i genitori preferiscono portare i figli ad Albignasego, dove le scuole peraltro sono già piene. Forse perchè sono più in linea d’aria con l’abitazione o hanno un’offerta didattica diversa o ancora una struttura più accattivante. O come nel caso di Noventa perchè c’è un pullmino di trasporto. Ma così si impoveriscono le relazioni fra i bambini». Un conto è andare a trovare l’amichetta compagna di classe che abita a qualche traversa di distanza un altro dover prendere l’auto. Non si farà. «Dopo che il patronato ha perso la sua capacità di attrazione adesso non vorrei che toccasse anche alle scuole perdere il centro della vita sociale».
Il problema è spinoso ed ha molte sfaccettature. La prima, per molti versi sorprendente è l’attrattività offerta dalle scuola dei comuni contermini. La seconda è la “nomea” di alcune scuole. «Ci sono scuole come la Pascoli o la Mameli che sono piene anche se non ci sono così tanti bambini che abitano da quelle parti. Ma se siamo a rischio di chiudere qualche prima in altre zone l’anno prossimo di questo passo faremo morire le scuole di quartiere». Il discorso non è fatto a caso. Entro il 28 si devono definire le preiscrizioni sul portale del Ministero. «Ma si può perdere una prima anche per tre bambini». Numero minimo almeno 15.
Poi c’è l’aspetto più delicato. «All’Arcella molti genitori preferiscono portare i loro figli in scuole private». Per non ritrovarsi in un’aula dove la densità di figli di immigrati è superiore. «Ma invece può essere una opportunità e una ricchezza».
IL CASO
Andrea Mutto preside del secondo Istituto comprensivo, zona Portello, esemplifica perfettamente la situazione. «Noi stiamo facendo molto per essere attrattivi anche con l’apertura pomeridiana, ma sia la Luzzatto che la Fornasari stanno diventando scuole per stranieri. Tutte le famiglie afferenti all’Università preferiscono iscrivere i bambini fuori zona. Questo ci crea problemi per fare la sezione e con il 70 per cento di stranieri in classe che parlano 5 lingue diverse anche per le maestre è dura. In ogni caso il problema è duplice perché sta diminuendo anche la popolazione straniera. Manca ad esempio tutto l’est Europa che era una delle percentuali maggiori e che dava più facilità di istruzione, mentre aumenta la componente africana».
 

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