A scuola senza banchi e zaini, la didattica del futuro diventa realtà

Giovedì 27 Aprile 2023 di Giovanni Brunoro
Il taglio del nastro

LOZZO ATESTINO - «I bambini e i ragazzi meritano la migliore scuola possibile». È questo il mantra di Alfonso d’Ambrosio, preside pioniere dell’istituto comprensivo di Lozzo Atestino. Una frase ripetuta anche ieri alla cerimonia di inaugurazione del nuovo plesso della secondaria di primo grado, completamente trasformata negli esterni e negli interni. I ragazzini hanno ora a disposizione spazi arredati secondo le più moderne esigenze didattiche, in cui la tecnologia assiste l’apprendimento. Sono state attivate cinque aule senza cattedra, arredate in modo da consentire all’insegnante di stare in mezzo agli alunni. Altra novità riguarda i bambini dell’adiacente primaria, che possono accedere ad un’aula polistudio dove il confine tra le materie non esiste e l’insegnamento raggiunge alti livelli di interazione. Uno spazio di 80 metri quadri arredato interamente con mobili di legno massello italiano, realizzati su misura.

Al suo interno si trovano cinque aree, ognuna delle quali assolve ad una precisa funzione didattica.


IL FINANZIAMENTO
Il progetto, del valore di un milione di euro, è stato finanziato da fondi europei, regionali e dell’ente comunale, che ci ha creduto fin dal 2015. All’epoca il sindaco era Fabio Ruffin, presente ieri mattina: «Abbiamo lasciato un segno nella comunità. Volevamo portare a Lozzo la scuola senza zaino, che avevamo visto in una scuola privata di Rovigo». La metodologia, però, portava con sé l’esigenza di ripensare completamente gli spazi. Con la scuola senza zaino, i bambini non portano lo zaino, ma trovano tutto (o quasi) già pronto in classe: penne, gomme e matite sono acquistate dall’istituto a inizio anno e ai bambini viene solamente fornita una borsa contenente il materiale per i compiti a casa. Da qui l’idea di riqualificare le scuole di Lozzo, prima la primaria e poi la secondaria. L’inaugurazione di ieri costituisce un importante tassello nel processo di ammodernamento dell’istituto: ora mancano soltanto alcuni esterni, che saranno sistemati entro il prossimo gennaio.
Tante le novità presentate ieri mattina. Era anzitutto presente il provveditore agli studi Roberto Natale, che fin dagli inizi ha lodato la comunità educante di Lozzo. I saluti sono stati portati dal preside d’Ambrosio, visibilmente emozionato, dal sindaco Luca Ruffin, dal suo predecessore Fabio Ruffin e dall’omologo di Cinto Euganeo, Paolo Rocca. Il sindaco ha pubblicamente ringraziato il fratello «per la lungimiranza e la comprensione di quanto la scuola sia importante. Entro fine anno termineremo il polo dell’infanzia, che avrà caratteristiche avveniristiche».


L’ARREDO
Prima del taglio del nastro, è stato ricordato il piccolo Alberto Bolsi, bambino di Lozzo morto ad appena 8 anni nel 2008. Era malato di cuore ed è stato colpito da arresto cardiaco mentre si trovava a scuola. A lui è stata dedicata la “piazza Alberto Bolsi”, una piccola ala del giardino esterno. All’interno, la scuola si presenta come uno spazio arioso, organizzato ma al contempo accogliente. Il bianco delle pareti non comunica mai freddezza, perché accoglie i mobili in legno colorato e i quadri di Irene Huskobla, tedesca residente a Lozzo che ha donato 50 tele all’istituto. Alle pareti le foto di grandi personaggi che hanno rivoluzionato il pensare e il sapere: da Socrate a Rita Levi Montalcini. Ogni angolo è pensato per imparare qualcosa: nell’atrio campeggia un maxischermo touch, fornito dal MusMe di Padova, chiamato “cadaver lab”. Nulla di macabro, bensì uno strumento interattivo dove i bambini e i ragazzi possono virtualmente sezionare un corpo umano e apprendere l’anatomia giocando. Gli organi girano su se stessi e sembra di poterli toccare.


LE ATTIVITÁ
L’altra novità si trova alla scuola primaria, idealmente collegata alla secondaria dalle medesime architetture e dall’uniforme gestione degli spazi. È al primo piano e si chiama aula polistudio. «Comunicare è un bisogno umano, fin dalla nascita - spiega d’Ambrosio - Qui viene un’intera classe per svolgere attività programmate. Chi trova le fonti, chi sperimenta, chi restituisce il lavoro svolto, chi discute». Queste innovazioni hanno colpito anche il provveditore Roberto Natale: «La scuola di oggi non è più quella di 50-100 anni fa e anche gli studenti sono diversi. Oggi stiamo vedendo l’innovazione che vorremmo trovare in ogni scuola. Per fortuna, l’istituto di Lozzo non è un unicum nel panorama provinciale e altre scuole adottano queste metodologie didattiche. Resta il fatto che questo istituto ha una visione lucida e chiara. Appena ci sono risorse a disposizione, la scuola si attiva».
 

Ultimo aggiornamento: 16:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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