PADOVA - Sotto il velo della modernità, nascosta da strati di asfalto e di storia, c’è una Padova antica che non si è mai arresa allo scorrere del tempo, e che di tanto in tanto preme per tornare a galla, restituendoci storie, curiosità, dettagli sulla vita e le consuetudini di chi ci ha preceduto. Sotto i riflettori, in questo periodo, c’è soprattutto l’area di quella che sarà nuova Pediatria: la demolizione dell’ex palazzina di Pneumologia ha fatto emergere reperti importanti, che hanno imposto uno stop ai lavori di costruzione.
Savonarola
Nel corso delle ultime settimane gli esperti della Soprintendenza hanno potuto verificare ulteriori dettagli, che verranno presentati a breve (il 17 novembre a Palazzo Folco, via Aquileia). L’incontro sarà occasione per dare visibilità anche ad un altro scavo meno noto, e che tuttavia ha rivelato significative scoperte: in via Campagnola, (zona Savonarola) è emersa infatti un’importante necropoli di età romana. Gli archeologi padovani avevano già intuito che l’area potesse essere anticamente destinata a quella funzione, gli scavi hanno confermato non solo la funzione, ma anche l’esistenza di una zona sepolcrale estesa e ricca di reperti.
Zona ospedale
E una necropoli ancora più antica, preromana, è emersa dagli scavi tra via Tiepolo e via San Massimo. Lo studio di quest’area ha alle spalle una storia lunga e travagliata: era il 1990 quando iniziarono i lavori di edificazione di una residenza universitaria, portando alla luce importanti reperti archeologici databili all’età preromana. Si trattava di una necropoli che ha restituito circa 300 tombe, per lo più di defunti che erano stati cremati. Nell’impossibilità di scavare completamente l’ampia zona e recuperare tutte le sepolture, gli archeologi le prelevarono con tutto il terreno, in blocchi, conservandole all’interno di grandi casse di legno. Questi enormi “pani di terra” sono stati trasportati in un magazzino dove nel 1999 è cominciato il primo scavo in laboratorio. L’operazione è stata lunga e molto delicata, perché i reperti erano particolarmente fragili. L’analisi è ancora in corso, ma ha già dato riscontri importanti sull’organizzazione della società del tempo, sulla ritualità e sul rapporto con l’aldilà. Tra i reperti, è emerso anche lo scheletro di un cane, deposto nella stessa tomba di una persona. Non è dato saperne il sesso, ma è chiaro che si trattava del padrone dell’animale. Lo scheletro del cane si è conservato in modo perfetto e tutti i dettagli, dalla struttura ossea alla dentatura, suggeriscono che fosse adeguatamente nutrito e in buona salute. Rimane un mistero cosa abbia posto fine alla sua vita (l’età presunta è intorno ai due anni), ma gli esperti suggeriscono l’ipotesi di un atto di pietas, a suggello di un legame d’amore rimasto indissolubile oltre la morte.
Prato della Valle
Tra i più importanti scavi dei tempi recenti si ricorda anche il lavoro in Prato della Valle, che nell’estate del 2018 ha fatto riaffiorare dalla canaletta uno dei monumenti nascosti più importanti della città di Padova: il teatro romano, lo Zairo. Si tratta di un imponente edificio in uso fino all’XI secolo. Nel 1775, in occasione della realizzazione del progetto di Andrea Memmo per la risistemazione del Prato della Valle, delle strutture superstiti venne fatto un rilievo. Gli scavi del 2018, con l’ausilio di strutture tecnologiche d’avanguardia, hanno permesso di raccogliere nuovi dati e informazioni.