Due sale operatorie di ultima generazione per la chirurgia vascolare a Padova

Giovedì 2 Giugno 2022 di Elisa Fais
Una delle nuova sale operatorie di ultima generazione

PADOVA - In Azienda ospedaliera nascono due nuove sale operatorie ibride ad alta tecnologia da 11 milioni di euro dedicate alla chirurgia vascolare. All’interno dialogano attrezzature per la diagnostica per immagini di ultima generazione - due angiografi e una Tac - con due tavoli chirurgici multifunzionali. La presenza della Tac a 128 strati, che scorre da una sala all’altra sui binari, rende il piano operatorio chirurgico unico a livello nazionale. Il maxi-cantiere al Policlinico, che ha richiesto ben tre milioni di euro di interventi edilizi per il rinforzo strutturale dell’area, è stato svelato ieri dalla direzione di via Giustiniani. «Un investimento importante, finanziato totalmente dalla Regione, che a Padova non poteva mancare – commenta il direttore generale, Giuseppe Dal Ben -. Ora stiamo procedendo con i collaudi e gli arredi, le nuove sale operatorie saranno operative a settembre. È un progetto complesso, che ha richiesto un’attenta organizzazione anche dal punto di vista logistico e di sicurezza».

IL CANTIERE

Le attrezzature di imaging avanzato vantano un peso record: la Tac arriva a 2.200 chili, ai quali si sommano altri mille dei due letti operatori in fibra di carbonio e i 1.700 degli angiografi. Per essere installati al piano rialzato del Policlinico gli strumenti chirurgici hanno preso il “volo”: sono stati calati dall’alto attraverso una gru, e sono entrati all’interno del reparto dall’intercapedine che ricopre esternamente la palazzina. L’operazione ha richiesto sette ore, è stata conclusa un sabato mattina, bloccando temporaneamente l’attività del pronto soccorso Covid. L’obiettivo del team diretto dal professor Franco Grego è quello di moltiplicare il numero di prestazioni di chirurgia endovascolare da 800 a mille l’anno.

L’ATTIVITA’

«La chirurgia vascolare è una disciplina recente, i primi risalgono agli anni ’50 – spiega il professor Grego -. Ci occupiamo fondamentalmente delle malattie delle arterie, quindi un tipo di chirurgia salvavita e a tutela dell’integrità dei pazienti. Al giorno d’oggi la malattia aterosclerotica è in continua evoluzione, sempre più pazienti giovani ne sono colpiti. Quando, ad esempio, c’è una dilatazione delle arterie si rischia di andare incontro ad aneurismi e morte. Lo stesso vale per la chiusura delle arterie, che comporta infarti e ictus». Ogni anno in Azienda ospedaliera si portano a termine 1.300 procedure di chirurgia arteriosa, di cui circa 800 con tecnica endovascolare mininvasiva e le restanti in modalità tradizionale “open”. «Le sale ibride sono nate già 15 anni fa, ma ciò che rende uniche queste è l’alta tecnologia integrata e in particolare la presenza della Tac – precisa Grego -.

Offriamo ai pazienti un’importante opportunità: la migliore assistenza. Queste sale operatorie accorceranno i tempi di degenza dei pazienti e le liste d’attesa, inoltre diminuiranno i costi a lungo termine». Ci lavoreranno 12 chirurghi e una ventina di medici specializzandi.

LA TECNOLOGIA

Le sale ibride permetteranno ai clinici di fare diagnosi e trattamenti in un’unica postazione, diminuendo rischi e ritardi, migliorando la sicurezza del paziente. Il piano operatorio non soddisfa solo le esigenze delle diverse discipline chirurgiche, ma anche le necessità derivanti dalle varie procedure di imaging avanzato. Nell’ambiente sarà garantita la massima pulizia grazie ad un sistema di filtri che porterà a un ricambio d’aria di 70 volte all’ora, quando la media si attesta a 15 negli ospedali. «Le due sale ibride combinano le più avanzate tecniche di imaging con l’atto chirurgico, sia mininvasivo che a cielo aperto – dichiara Alfio Capizzi, della direzione medico-ospedaliera -. Così ce ne sono solo una a Bruxelles, una a Lione e cinque in America. Non c’è una medicina di alta qualità senza un continuo aggiornamento delle tecnologie. In questo senso la Regione e l’Azienda si sono dimostrate lungimiranti, rinnovando l’intero parco nell’ultimo anno. Nuove Tac a 128 strati sono all’Istituto di radiologia, a Pediatria e all’ospedale Sant’Antonio. Le sale ibride sorgono su vecchio progetto di costruzione di piastre operatorie che prevedeva 4 sale. Si è deciso di farne solo due, ma di raggiungere livelli di eccellenza». Lo specialista in interventi endovascolari mininvasivi, Michele Antonello, aggiunge: «Sembrava impossibile realizzare queste sale con tutti i limiti strutturali imposti da un edificio vetusto, ma noi italiani siamo così, troviamo sempre il modo di farcela».

Ultimo aggiornamento: 10:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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