«Io geometra, dimenticato solo in Burkina dove si muore senza cure». La moglie Chiara: «Disperata»

Martedì 24 Marzo 2020 di Luisa Morbiato
Marco Magnani
RUBANO - E’ un’accorata richiesta di aiuto quella di Marco Magnani, geometra di 53 anni che sta lavorando in Burkina Faso, il quale non riesce a rientrare in Italia. Il professionista, che risiede a Rubano, ha affidato il suo appello, lanciato via whatsapp e su youtube, alla moglie e agli amici che ha lasciato a Padova, nella speranza di poter tornare a casa. In questi giorni, infatti, non è mai riuscito a contattare il Console italiano e solo ieri mattina ha ricevuto una telefonata dall’ambasciatore Andrea Romussi, anch’egli contagiato dal Coronavirus, anche se in una forma non particolarmente grave. «Ho più volte tentato la settimana scorsa di contattare la Farnesina scrivendo mail rimaste senza risposta. Ho cercato l’ambasciatore, ma purtroppo anche lui è ammalato - spiega Magnani nel suo ultimo videomessaggio -. Stamattina (ieri per chi legge, ndr) mi ha telefonato, è stato molto cortese, ma mi ha comunicato che l’ultimo volo possibile per l’Italia era programmato per il 21 o il 22 marzo ed era compito del Console avvisare tutti gli italiani. A me non ha detto nulla nonostante fossi registrato, così come due colleghi, da quando sono arrivato e l’avessi già contattata giorni fa sentendomi rispondere che prima di 45 giorni non avrebbe avuto una risposta da darmi. La notizia mi provocato rabbia e ha aumentato la preoccupazione. Qui la situazione è critica: ci sono moltissimi contagiati e nel Paese l’aspetto igienico-sanitario è a dir poco precario. Venite a prenderci in qualche modo, perchè se qui si viene contagiati e ci si ammala, si muore».
LA PREOCCUPAZIONE
A cercare di contattare la Farnesina è stata anche la moglie Chiara, comprensibilmente in ansia. «Sono sempre in cerca di un contatto. Sabato ho passato la mattinata incollata al telefono ripetendo di continuo il numero fornito dall’Unità di Crisi che però risultava sempre occupato: finalmente ho preso la linea, ma dopo 38 minuti di attesa una voce registrata mi ha avvisato che “per problemi tecnici non era possibile trasferire la mia chiamata” - racconta la donna -. Marco è in salute tutto sommato, anche se ha i polmoni delicati, e nel Burkina Faso la situazione sanitaria non è delle migliori.
Con lui c’è anche uno dei colleghi che ha 70 anni e ha problemi di salute pregressi. Marco è partito una settimana prima che in Italia si verificasse il primo caso e non c’era nessun allarme. Lavora spesso all’estero e la destinazione già lo convinceva poco, ma è partito lo stesso perchè si deve lavorare». Magnani è dipendente della Pro Pharma sas di Camposanto in provincia di Modena, azienda che ha in appalto dal Ministero della Salute dello stato africano la costruzione di un edificio sanitario. Magnani in qualità di geometra si occupa di sovrintendere alla realizzazione di ambienti di lavoro sterili. «Purtroppo fino ad ora c’è stata la mancanza totale di una risposta da parte delle autorità. Anche l’azienda per la quale lavora mio marito sta cercando di fare il possibile per trovare un modo per far tornare a casa i dipendenti, ma anche per loro risulta difficoltoso trovare degli interlocutori - conclude Chiara -. Sono consapevole del fatto che ci sono molti italiani nel mondo che hanno difficoltà a rientrare: è un momento duro per tutti, io lavoro in ambito sanitario e mi rendo conto della situazione, ma sono molto preoccupata perchè nel Paese dove si trova, se Marco venisse contagiato, non potrebbe curarsi solo con la tachipirina che ha con sè. Gli ospedali non sono attrezzati e come mi ha spiegato lui stesso i casi di contagio tra la popolazione locale sono davvero di più di quello emerge. Chiedo a chiunque possa intervenire di aiutarci, affinché torni a casa sano e salvo». 
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