Roberto Marcato, l'assessore con 11.657 preferenze: «Nella Lega tante anime, ora servono i congressi»

Domenica 5 Settembre 2021 di Angela Pederiva
Roberto Marcato

PADOVA - Storico fondatore della Liga Veneta, attuale componente del direttorio regionale, già membro del direttivo federale della Lega Nord. Grazie pure al record di 11.657 preferenze, ottenute un anno fa, l'assessore Roberto Marcato può dire ciò che vuole.

Anche adesso che il suo partito è scosso dalle divisioni, tanto negate dall'interno quanto visibili dall'esterno.


Cosa pensa delle due anime della Lega?
«Due? In realtà credo ci siano molte anime. E penso anche che in un movimento come il nostro, così vasto ed esteso, la presenza di diverse sensibilità sia un fatto assolutamente naturale. Dopodiché mi permetto di fare una considerazione: ci sono ruoli e ruoli. Il presidente Luca Zaia ha la responsabilità di salvaguardare la salute dei veneti e quindi ha anche un'esigenza quotidiana di decisione, cosa che invece altri non hanno, per cui possono avere più tempo per elaborare strategie diverse».
 

Come dice Zaia: un amministratore amministra, un politico fa politica?
«Esatto. Faccio solo un esempio. Noi siamo sotto attacco di pochi no vax, ma abbiamo l'obbligo etico e amministrativo di curare anche questi, che fino a due minuti prima ti minacciano e ti insultano e poi finiscono in Terapia intensiva. Insomma siamo legati alla contingenza. Invece chi fa politica può immaginare percorsi e strategie a medio e lungo termine».
 

Su vaccini, Green pass e tamponi, tra Matteo Salvini e i governatori della Lega alla fine è passata la linea di Zaia? 
«È passata la linea del buon senso. Nelle scelte della vita non possono esistere tutte le sfumature. Tu hai deciso di non vaccinarti? D'accordo, ma allora non puoi prendertela con gli altri, rifiutare il Green pass, pretendere il tampone gratuito. Eh no, democrazia non significa anarchia, il tampone te lo paghi a meno che tu non sia un ragazzino che deve fare sport o un malato che non può vaccinarsi. Per il resto, non puoi scaricare le tue scelte sul resto della società».
 

Come spiega allora il voto per l'abrogazione del Green pass e le dichiarazioni di Salvini sui tamponi gratis?
«Francamente faccio fatica a capirli, devo essere sincero. Soprattutto la votazione alla Camera: non riesco a comprenderla del tutto. Se ci sono logiche politiche di maggioranza, non sono un bambino e so stare al mondo. Ma nel merito la posizione corretta è quella che abbiamo preso noi».
 

Zaia ha detto: «È dibattito politico». Ma non è che di questo passo si arriverà alla resa dei conti interna?
«Prendiamo come esempio la stagione di Flavio Tosi. Allora sì che c'era una contrapposizione pesantissima, una situazione assolutamente manichea in cui c'era chi stava con Tosi e chi stava contro Tosi, due gruppi morfologicamente diversi. Oggi non è così, tutto è molto più fluido. E la difficoltà di chi ha la reggenza del partito è di tenere insieme tutte queste sensibilità».

Sensibilità che strizzano pure l'occhio ai no-vax: strategia giusta?
«Per me no. Non parliamo di chi ha paura del vaccino: con la zona grigia di chi ha dubbi e timori bisogna dialogare, si tratta di migliaia di persone che hanno fatto la prima dose e non la seconda, per cui vanno intercettate e rassicurate. Invece non rincorrerei i no-vax per quattro motivi. Primo: rappresentano una sparuta minoranza. Secondo: sono un elettorato molto volubile, che oggi vota te e domani vota un altro. Terzo: non c'è proporzione fra il rumore che fanno e i numeri che registrano, l'altro giorno dovevano bloccare le stazioni ma al massimo hanno fermato i trenini elettrici di casa... Quarto: fra di loro c'è qualche violento che deve andare in carcere».
 

Ne ha denunciati?
«Proprio in questi giorni sto facendo una valutazione, uno ad uno, su quelli che mi hanno minacciato e insultato via social. È una questione di giustizia: io i terroristi li voglio vedere in galera e il terrorismo non è solo quello islamico o delle Brigate Rosse, ma anche quello che usa il terrore come mezzo di interdizione. Quanti ne querelerò? Più di qualcuno».

Serve un congresso per mettere ordine nel partito?
«Assolutamente sì. Ora che sono finite le vacanze, si torna all'attività politica e la prima cosa da fare è fissare i congressi di sezione, poi i provinciali e quindi i regionali. Al primo direttivo utile di settembre io lo chiederò formalmente, perché i militanti hanno il bisogno e il diritto di potersi scegliere i loro rappresentanti. Quanto alla candidatura a segretario, confermo la mia disponibilità: se la Lega me lo chiede, io ci sono. Mi auguro che la stagione congressuale possa essere anche uno stimolo per l'agenda politica: dedichiamoci un po' di meno al Green pass e un po' di più all'autonomia».

Zaia avrà mai la voglia di trainare il partito?
«Secondo me no, non è nelle sue corde. O meglio: lo traina comunque con la sua forza, perché ne incarna i valori. Ma credo proprio che non lo vedremo mai come segretario federale».
 

Ultimo aggiornamento: 6 Settembre, 09:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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