Disagio tra i minorenni e reati: contro violenze e risse la rete dei Comuni

Sabato 12 Febbraio 2022 di Serena De Salvador
Fotogramma delle violenze dello scorso anno tra bande di giovani in Prato della Valle

PADOVA - Ci sono i reati, gli arresti, le denunce. E ci sono le risse, un fenomeno che è tornato ad accendersi nel capoluogo e che ciclicamente si presenta in tutte le zone della provincia, tanto da far scattare appositi controlli tutti i sabato pomeriggio. Eppure queste non sono che le conseguenze più estreme e plateali del disagio giovanile. Un disagio che si sta manifestando in un caleidoscopio di modalità, che prima di arrivare alla violenza che esplode in strada passano per l’isolamento sociale, l’abbandono scolastico, la povertà educativa.
Elementi che con la pandemia si sono accentuati tanto da spingere il prefetto Raffaele Grassi a un’azione concreta e ad ampio raggio, nella forma di un osservatorio permanente istituito con tutti i Comuni.

Se poi le risse sono un tema attualissimo, la maggior parte dei reati che portano a denunciare o arrestare minorenni restano furti e spaccio di droga.

I DATI
Negli ultimi quattro mesi la questura di Padova ha arrestato 8 minori e ne ha denunciati 34. Tra novembre e questa settimana il maggior numero di reati commessi da minorenni vede riconfermato il primato dello spaccio con 13 denunce e 3 arresti. Seguono i furti (12 denunce) e, con netto distacco, i reati di lesioni e rapina (per entrambe le categorie 2 denunce e 2 arresti). Per minacce sono stati denunciati due giovani e per percosse uno ulteriore.
Un andamento che riflette quello rilevato dalla polizia municipale nell’intero 2021, pur tenendo conto dei mesi in cui erano in vigore le limitazioni agli spostamenti legate al Covid. Gli agenti non hanno registrato arresti di minorenni, mentre 19 sono state le denunce. A predominare sono i furti (8), seguiti dalla permanenza irregolare in Italia (7). Due i provvedimenti legati allo spaccio e uno per resistenza a pubblico ufficiale. L’età media si attesta fra 16 e 17 anni.
Per quanto riguarda le risse, al momento in città – grazie agli interventi tempestivi in caso di situazioni a rischio e al rafforzamento dei controlli – non sono scattate denunce né arresti. Sei avvisi orali hanno colpito altrettanti giovani (ma in questo caso ventenni) dopo la maxi rissa sventata in Prato il mese scorso. «C’è un calo di denunce e arresti di minorenni – spiega Lorenzo Fontolan, comandante della polizia locale di Padova –. Prima della pandemia c’era un dilagare di minori sfruttati per spacciare in strada, mentre ora ingaggiano ragazzi comunque molto giovani, ma maggiorenni. Poi ora, oltre ai controlli rafforzati, si investe molto anche nel monitoraggio dei social network».

L’IMPEGNO
Al di là dei reati, quella del disagio giovanile è una tematica fortemente sentita. Dopo l’incremento dei controlli del sabato in città e a fronte dell’intervento che ha permesso di sgominare la banda che per mesi ha terrorizzato Monselice, il prefetto Grassi ieri ha convocato un secondo gruppo di rappresentanti dei Comuni padovani. L’obiettivo è creare un tavolo di confronto e un osservatorio permanente per mettere insieme esperienze e trovare modi nuovi e unitari di affrontare la situazione.
«È un’iniziativa preziosissima – ha commentato il sindaco di Noventa, Marcello Bano –. Finalmente si riconosce che questo disagio generazionale esiste e si fa qualcosa per affrontarlo insieme: singolarmente sarebbe un’impresa impossibile. Oggi troppe famiglie sono scarsamente attente all’educazione dei giovani. L’autorità dei genitori, della scuola e delle istituzioni è delegittimata dai ragazzi che crescono senza paletti. Lo dimostra il fatto che a Noventa si vedano 14enni che all’1.30 di notte sono per le strade da soli. Pochi mesi fa c’è stato un gravissimo pestaggio in una scuola: sono situazioni in cui intervenire deve essere una priorità».
«Bisogna agganciare i singoli ragazzi problematici per indirizzarli verso scelte di vita corrette – fa eco Sara Ranzato, assessore al Sociale di Cadoneghe –. Questo sarà l’obiettivo comune. Non basta offrire attività pubbliche, perché difficilmente i ragazzi che hanno alle spalle situazioni critiche e di povertà educativa vi aderiranno. Il nostro paese è ancora sconvolto dalla tragica fine di Henry (Amadasun, 17enne annegato nel Brenta a settembre per un sospetto suicidio non ancora confermato, ndr), per questo torneremo a parlare con i suoi coetanei. Il dialogo è l’unica strada».
«Teniamo già d’occhio qualche ragazzino, ma ora avremo delle attività che coinvolgeranno anche i genitori e che ci permetteranno di confrontarci con i singoli casi – aggiunge Adolfo Zordan, sindaco di Vigodarzere – Io però voglio essere ottimista verso i nostri giovani: con la pandemia hanno passato mesi terribili, meritano tutto il nostro impegno».

Ultimo aggiornamento: 12:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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