Il Nordest in ripresa lamenta la stretta al credito bancario

Giovedì 11 Novembre 2021 di Silvia Moranduzzo
Il Nordest in ripresa lamenta la stretta al credito bancario

PADOVA - Un campione di 600 aziende e due focus: capire quali strumenti sono stati usati per affrontare la crisi derivata dalla pandemia e quale sia la situazione del sistema bancario in Veneto, e più in generale a Nordest.

Il rapporto Le dinamiche del mercato del credito ai tempi del Covid-19 promosso da Unioncamere del Veneto e realizzato da Innexta scrl in collaborazione con Cgia Mestre è stato presentato ieri pomeriggio a Padova, nella sala conferenze della Stanga. A coordinare l'incontro il direttore del Gazzettino, Roberto Papetti. «Una relazione ricca di dati e di spunti di riflessione ha evidenziato Papetti . Emerge una forte domanda di credito e da parte delle imprese sembra che ci sia la convinzione per cui le risposte del sistema bancario non sono sufficienti. Un problema c'è e va affrontato».


L'indagine, presentata dal segretario di Cgia Mestre Riccardo Mason e dal ricercatore dell'Ufficio studi di Cgia Daniele Nicolai, evidenzia tra il 2020 e i primi 9 mesi del 2021 un peggioramento dei rapporti tra imprese e banche, un sentimento avvertito di più nel Nordest e in Veneto rispetto al resto d'Italia. Il 20% dei veneti intervistati ha detto di aver ridotto il rapporto con il sistema bancario (il dato nazionale è 15,1%, Nordest 18,4%). Non solo, in Veneto il 30% delle imprese giudica la risposta delle banche insufficiente per far fronte alle difficoltà che il Covid ha portato: quasi il 60% dice di avere necessità di finanziamenti e solo il 7,6% ritiene che altri soggetti possano dare lo stesso aiuto che normalmente danno le banche. «La volontà di tenere in piedi l'impresa è forte ha sottolineato Mason . In Veneto lo stretto rapporto tra imprese e sistema bancario ha permesso quel circuito virtuoso che tanto ci ha fatto crescere. Negli ultimi 7-8 anni quel rapporto si è rotto con violenza. Serve una cultura finanziaria e la classe dirigente deve smettere di tacere di fronte a grandi banche che nei due anni della pandemia dichiarano utili da 10 miliardi mentre gli imprenditori piangono».


Restano le banche di credito cooperativo. «Sono 69 i comuni veneti dove le Bcc sono l'unica esperienza bancaria di territorio ha spiegato Flavio Piva, presidente della Fondazione veneta delle Bcc . Il problema vero è che la regolamentazione europea soffoca le banche, le piccole devono stare alle regole delle grandi». In Veneto, ha riferito Carlo Antiga, vicepresidente vicario di Cassa centrale banca, «le Bcc hanno effettuato 15 mila moratorie per 1,7 miliardi di euro. Durante i primi mesi della pandemia le Bcc hanno effettuato interventi ancora prima che il governo si muovesse, quindi senza garanzie pubbliche».


Cresce, come ha riportato il coordinatore dei progetti Innexta Gianmarco Paglietti, l'utilizzo di strumenti di finanza innovativa soprattutto tra le start up mentre le piccole e medie imprese più strutturate fanno ancora fatica a fidarsi e a capire. «Il Veneto dal punto di vista finanziario non ha una sua autonomia da tempo ha affermato Mario Pozza, presidente di Unioncamere Veneto . Abbiamo chiesto al governo continuità nel sostegno ai Confidi e non abbiamo avuto risposta. Non c'è la volontà di salvare questo Paese e in Europa non abbiamo voce».
L'assessore regionale allo Sviluppo economico Roberto Marcato ha fatto notare che «dobbiamo capire prima di tutto noi stessi che il nostro sistema è il migliore al mondo. Allora ci vedranno anche gli altri. Abbiamo una classe dirigente non all'altezza anche perché mancano le scuole quadri di partito. Il sistema bancario ha dei problemi irrisolti, dobbiamo partire da più lontano».

Ultimo aggiornamento: 17:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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