Pane, amore e... scienza: Giulia, la ricercatrice veneta che ha convinto l'Europa

Giovedì 5 Settembre 2019 di Federica Cappellato
Pane, amore e... scienza: Giulia, la ricercatrice veneta che ha convinto l'Europa
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Pane, amore e... scienza. Giulia Pasqual e Alessandro Angelini sono una coppia, nella vita di tutti i giorni e nel caparbio, convinto, salvifico tentativo di cercare nuove strade per sconfiggere il male. Una coppia da 10 e lode. Lei è ricercatrice al Dipartimento di Scienze chirurgiche oncologiche e gastroenterologiche dell'Università di Padova grazie al programma riservato ai giovani ricercatori Rita Levi Montalcini del Miur. Lui è ricercatore in ingegneria biomolecolare nel Dipartimento di Scienze molecolari e nanosistemi dell'Università Ca' Foscari di Venezia, studia lo sviluppo di peptidi e proteine con un nuovo meccanismo d'azione che ha il potenziale per superare i limiti delle attuali applicazioni terapeutiche e diagnostiche. «Siamo una famiglia un po' noiosa», ride lei. Si sono conosciuti due lustri fa all'Università di Padova, Cupido ha fatto il resto. Si sono innamorati, insieme hanno studiato sei anni all'estero, e insieme sono tornati in Italia. «Perchè la ricerca d'eccellenza si può fare anche qui», racconta Giulia che con il suo Alessandro è convolata a nozze e ci ha fatto due figli. A casa Angelini/Pasqual - residenza a Padova - s'è brindato perché Giulia è una delle pochissime giovani promesse italiane della ricerca ad essersi aggiudicata un assegno del Consiglio europeo della ricerca (Erc) del valore di 1,5 milioni di euro.
INTERNAZIONALE
Una sfornata economica dal sapore internazionale, visto che insieme alla Pasqual sono stati premiati Francesco Di Stasio, genovese, rientrato dalla Spagna per sviluppare componenti destinati ai computer del futuro, la tedesca Ilka Kriegel che lavora a un nuovo materiale per rendere più efficiente l'accumulo di energia solare, l'iraniano Arash Ajoudani che studia le interazioni tra uomo e robot nelle fabbriche, Velia Siciliano di Napoli che sta lavorando a tecniche per rendere più efficiente l'immunoterapia contro i tumori, il franco-italiano Jean Michel Cioni dell'Irccs San Raffaele di Milano, che cerca nelle cellule nervose la chiave per comprendere meglio le malattie neurodegenerative.
«Studio la comunicazione tra cellula e cellula nel sistema immunitario», spiega la trentacinquenne nativa di Jesolo, laureatasi dodici anni fa in Biotecnologie mediche all'Università di Padova. Nel 2011 Giulia ottiene il dottorato di ricerca in Scienze della Vita all'Université de Lausanne, Svizzera, con una tesi focalizzata su virus emergenti responsabili di febbri emorragiche in Africa e Sud America. Dal 2012 sviluppa metodi innovativi per lo studio della risposta immunitaria, prima al Massachusetts Institute of Technology di Boston e poi alla Rockefeller University, New York. I suoi lavori sono stati pubblicati su alcune delle riviste scientifiche più prestigiose al mondo quali Nature e Science.
Percorso di vita, studi, di spostamenti, biglietti aerei e nostalgia di casa condiviso con Alessandro. In tempi recenti la coppia torna in Italia. «Perché se hai finanziamenti solidi sui quali puoi contare puoi essere competitivo su scala mondiale anche stando qui: è vero che molti cervelli vanno all'estero e pochi tornano, ma io e mio marito siamo tra questi ultimi». I suoi sforzi si concentreranno, per i prossimi cinque anni, sui cosiddetti linfociti di tipo T, una componente essenziale del nostro sistema immunitario. «Hanno il potere di debellare infezioni e tumori, ma, allo stesso tempo, garantiscono che antigeni inoffensivi non suscitino nessun tipo di infiammazione. Il mantenimento di questo equilibrio - spiega Pasqual - richiede molteplici interazioni tra diversi tipi di cellule del sistema immunitario. Tuttavia gli approcci sperimentali oggi disponibili per osservare e decifrare il significato biologico delle interazioni tra cellule immunitarie sono molto limitati». Capire allora i messaggi molecolari che avvengono tra cellule è fondamentale e la ricerca in laboratorio della dottoressa Pasqual mira a sviluppare tecnologie innovative per studiare la comunicazione cellula-cellula nel sistema immunitario combinando metodi di chimica biologica e ingegneria genetica avanzata con tecniche di immunologia tradizionale.
I FATTORI-CHIAVE
Questi nuovi approcci sperimentali si rivelano utili per tracciare le interazioni tra cellule che presentano l'antigene e cellule T, «con l'obiettivo finale di rivelare i percorsi molecolari che governano la risposta delle in vivo. Visto il ruolo chiave dei linfociti T in diverse patologie infiammatorie, autoimmunità e cancro, determinare i fattori chiave che regolano questo aspetto della risposta immunitaria ha importanti conseguenze per lo sviluppo di nuovi approcci terapeutici».
 
Ultimo aggiornamento: 6 Settembre, 12:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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