Gli 800 anni del Bo: il Rettorato firmato dal genio di Gio Ponti

Martedì 29 Marzo 2022 di Silvia Moranduzzo
Gli 800 anni del Bo: il Rettorato firmato dal genio di Gio Ponti

PADOVA - Viene chiamato il Circolo dei professori.

Si trova al secondo piano di palazzo Bo ed è un complesso di salottini, sala da pranzo e cucina che dovevano essere luogo di incontro, confronto ma anche relax per docenti, ricercatori e studiosi. Quella che oggi viene chiamata sala del caminetto era la sala adibita al gioco delle carte con tavolini molto particolari: estraendo un cassettino compariva un posacenere. L’idea è venuta al rettore Carlo Anti negli anni Quaranta del Novecento. In quegli anni il governo fascista, a cui Anti era vicino, ha stanziato 35 milioni di lire che il rettore ha utilizzato per allargare l’università e uno dei progetti finanziati è proprio il rifacimento del Rettorato a palazzo Bo. A progettarlo è uno dei più grandi designer dell’epoca, Gio Ponti, tra il 1938 e il 1943. Che pensa a tutto: i pavimenti, i muri, le porte, gli arredi.


LE PARTICOLARITÁ
Al Bo è conservato l’unico affresco realizzato da Ponti ed è quello che circonda lo Scalone del Sapere. Gli arredi sono realizzati in esclusiva, non si trovano da nessun’altra parte e questo fa sì che il Rettorato sia anche uno dei pochissimi ambienti originali Ponti oltre alla sua casa milanese e a pochissimi altri esempi. I salottini sono formati da comode poltrone in pelle, con dettagli in contrasto: Ponti, infatti, amava sottolineare le forme, le linee, le curve degli oggetti. E nella sala da pranzo, dove oggi si tengono riunioni e conferenze, si può notare uno specchio: al centro c’è un’apertura rettangolare che collega la sala alla cucina. Da lì passavano le vivande. Altro dettaglio curioso è la composizione del tavolo, un tavolo rotondo a cui si potevano aggiungere tasselli rettangolari a seconda del numero di commensali.
Ma ciò che forse contraddistingue maggiormente l’opera di Ponti all’Università di Padova è l’uso dell’oro, il colore del potere, del prestigio. Lo si trova sui muri dello spazio tra l’Archivio antico e il Circolo dei professori che una volta era l’ingresso, nelle frange delle poltrone, e in misura massiccia in Aula magna.


I LAVORI
L’opera di Gio Ponti è stata oggetto di restauro recentemente. Negli anni i vari interventi di manutenzione avevano fatto perdere molte delle tracce del designer. Così si è andati a riaprire gli archivi per recuperare i disegni originali, i capitolati d’appalto per capire quali erano le indicazioni di Ponti. Un restauro filologico. Sono 500 gli “oggetti” restaurati, tra porte, poltrone, tavoli. L’Università, che ha costantemente collaborato con la Soprintendenza alle Belle arti, ha speso due milioni per far tornare il piano nobile del Bo al suo antico splendore.
La particolarità dell’insieme è che non si tratta di arredi da esposizione, qualcosa da osservare come in un museo. Gli arredi di Gio Ponti vengono utilizzati, è come fosse un museo interattivo. Sono stati sistemati 400 metri quadri di pavimenti lignei, 410 pezzi tra poltrone, panche, sedie, divani e 34 tra tavoli, tavolini, scrivanie oltre a 15 armadi e 21 porte. È stata ripresa l’attenzione ai dettagli che aveva lo stesso Ponti. Un’attenzione quasi maniacale.


LA CURIOSITÁ
Un esempio su tutti: lo Scalone del Sapere. Il corrimano della scalinata che dal cortile nuovo porta al Rettorato è stata ridipinta. Nel 1941 Ponti notò che gli operai non avevano seguito alla lettera le sue istruzioni e inviò una lettera al rettore Anti: «Mi dicono che la balaustra dello scalone è stata dipinta in “color gelato di fragole macchiato con crema” invece che in “rosso pompeiano schietto” come ho indicato». Ora è del colore giusto.

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Ultimo aggiornamento: 30 Marzo, 10:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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