Il dg della Sanità veneta Flor e lo studio "fantasma" di Crisanti su tamponi rapidi: «Nessun insabbiamento»

Mercoledì 28 Aprile 2021
Il dg Luciano Flor
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PADOVA - Mormorava nel fuori onda Luciano Flor a proposito di Andrea Crisanti: «Glielo dico sette volte e non capisce.

Perché pensi che io mi sono affrettato a dire che lo studio non c'è. Lui è un puro, un ingenuo, non riesce a star zitto. Bisogna che capisca che ci sono tanti di quei rapaci in giro che ti fanno secco». Ecco, il direttore generale della Sanità non vuole fare una mesta fine, così a metà pomeriggio della sua giornata più nera convoca i giornalisti a Padova, per dire che non intende dimettersi e per raccontare la sua verità. Biblicamente sette sono anche i documenti che il dg schiera sul tavolo della sede di Azienda Zero: tutto il carteggio intercorso fra ottobre e novembre, con una coda a febbraio, per dimostrare che lo studio scientifico sui test rapidi non è mai esistito, fino alla pubblicazione del 26 marzo sulla rivista MedRxiv, oltretutto in versione pre-print e cioè in bozza che deve ancora essere sottoposta a revisione paritaria.


LE DATE
Sollecitato dal governatore Luca Zaia a un chiarimento, Flor è una furia: «Quando ero direttore generale dell'Azienda ospedaliera di Padova, cioè fino al 22 dicembre, quello studio sui tamponi rapidi non c'era. La casa farmaceutica Abbott, che li produce, mi aveva chiesto quella ricerca e io ho pensato che volesse valutare gli estremi per farci causa. Allora ne ho chiesto conto a Crisanti e ho risposto che uno studio, che in quanto tale deve avere determinate caratteristiche scientifiche, non c'era». Il dg snocciola le date delle varie tappe: «Il 21 ottobre ricevo una lettera di Crisanti in cui vengono messi in dubbio i tamponi rapidi. Il 30 ottobre la Abbott chiede informazioni su quella ricerca e Crisanti stesso mi dice che c'è un approfondimento diagnostico. Il 5 febbraio la ditta torna a chiedere lo studio, che ancora non c'è. Lo studio verrà pubblicato il 26 marzo su una rivista scientifica: su 1.500 tamponi, solo 3 hanno dei problemi».


GLI SCAMBI
Il dettaglio degli scambi è nero su bianco. Il 21 ottobre Crisanti scrive al dg Flor, al direttore sanitario Daniele Donato e, per conoscenza, alla funzionaria regionale Francesca Russo, annunciando i risultati delle sue ricerche: «Nel loro insieme questi dati sollevano delle criticità sulla bontà dei risultati allegati al foglio illustrativo fornito dalla Abbott a supporto della prestazione in termini di sensibilità del test».
Il 30 ottobre Gabriella Di Marzio, amministratore delegato di Abbott, si rivolge a Flor, Donato e al presidente del comitato etico Massimo Sergi per chiedere all'Azienda ospedaliera, «non riuscendo a reperire la pubblicazione scientifica», di fornirle «i dati ed il protocollo alla base di tale studio». A quel punto il 5 novembre Crisanti precisa a Flor che la sua precedente nota «è il risultato di un approfondimento diagnostico in linea con le osservazioni della nota ministeriale dove viene rilevato che l'evoluzione delle diverse tipologie è in continua evoluzione ed è quindi importante la condivisione di dati a livello regionale e nazionale dei vari test inclusi quelli antigenici per ottimizzare le strategie d'uso». Poi la stilettata sulla richiesta della casa farmaceutica: «Dovremmo essere noi come custodi della salute dei pazienti e della comunità a chiedere spiegazioni e non loro».
Il 10 novembre Flor invia due missive. Una all'ad Di Marzio: «Non esiste uno studio né autorizzato né in fase di autorizzazione riguardante l'argomento». L'altra al professor Crisanti: «Resta inteso che in assenza di diversa comunicazione da parte sua questa rimane la situazione agli atti». La risposta del docente il 12 novembre è sarcastica: «Non mi sorprendo, infatti abbiamo condotto un approfondimento diagnostico di cui abbiamo discusso in sede di Comitato diCrisi. I risultati sono disponibili sul sito dell'Azienda. Alla luce dei dati ottenuti mi chiedo se abbia chiesto spiegazioni alla ditta Abbott per capire l'origine della discrepanza». Passano tre mesi e lo studio ancora non c'è, perciò il 5 febbraio, Di Marzio si indirizza a Crisanti: «Ci terremmo pertanto a confrontare i suoi dati ed il suo protocollo di studio con le prestazioni da noi dichiarate e con quanto è stato confermato da suoi colleghi in ambito internazionale».


LE CONSEGUENZE
Tanto basta, secondo Flor, per dimostrare che non c'è stato «nessun insabbiamento» e che l'accusa «è una vergogna». Si sfoga il dg: «Mi dà fastidio che ci si diverta a parlare male della sanità del Veneto con menzogne e atti falsi. Crisanti sedeva e siede nel Comitato tecnico scientifico regionale, forse poteva avviare qualcosa di più strutturato, di una lettera spacciata per studio. Il problema non è di iniziativa, ma di serietà. Sospensione? Questo è un fatto grave. Chi sbaglia, paga. Ma anche chi ha realizzato il servizio televisivo dovrebbe farsi un esame di coscienza. Pensavo che il mio interlocutore fosse una persona seria. Ricordo che, dopo le insinuazioni (dell'Espresso, ndr.) di pressioni ai danni dei primari Vito Cianci e Anna Maria Cattelan, abbiamo presentato una querela per falso e diffamazione».
 

Ultimo aggiornamento: 17:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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