Relazione extraconiugale di 5 anni: «Sono un pilota militare». Tutte bugie

Mercoledì 6 Febbraio 2019 di Francesco Campi
Richard Gere in ufficiale e gentiluomo
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S.MARGHERITA D'ADIGE (PADOVA) - Ha tenuto in piedi una relazione extraconiugale durata per quasi cinque anni in un turbine di bugie che lo hanno portato non solo a presentare all'amante, che non sapeva di essere tale avendo già organizzato tutto per il matrimonio, un falso certificato di divorzio, ma addirittura a crearsi una vera e propria identità professionale fittizia, come militare dell'Aeronautica, comprandosi divise, fabbricandosi falsi tesserini e addirittura falsi attestati di promozione di grado. Per rendere più credibile la propria messinscena il 53enne bolognese Fabrizio Bazzani, partita Iva nel settore del commercio, ha perfino chiesto alla donna di accompagnarlo a fare una nuova carta d'identità, dopo aver detto che la sua era stata rubata, sventolando una denuncia di smarrimento presentata al Comando carabinieri di Aviano, sede della base aerea dove diceva di lavorare, in modo  che sul documento ufficiale e vero comparisse la professione militare insieme al suo nome. 
Peccato che la denuncia fosse completamente fasulla e che, quindi, la carta d'identità, pur realmente rilasciata dall'ufficio anagrafe di Santa Margherita d'Adige, teatro di questa vicenda dai contorni surreali, fosse un documento falso. Non solo, ma l'uomo avrebbe anche creato una mail con il nome dell'ex capo di Stato maggiore dell'Aeronautica Militare e capo di Stato maggiore della Difesa Vincenzo Camporini nella quale si spiegava la necessità che per la delicatezza della missione in cui sarebbe stato impegnato e per i rischi connessi, anche i familiari avrebbero dovuto lasciare le residenze e tenere spenti i cellulari per circa un mese. Cosa che la donna, non certo una sprovveduta ma una stimata professionista, fidandosi di quello che secondo i piani a brave sarebbe dovuto diventare suo marito, ha provveduto a fare, preoccupata, facendosi ospitare dai propri genitori. Salvo poi trovarsi di fronte alla cruda realtà, perché non solo l'uomo aveva fatto perdere ogni traccia di sé, ma ne aveva anche approfittato per entrare nella casa dove di fatto convivevano per rubarle un prezioso anello del valore di circa 5mila euro, oltre a due tablet ed al cellulare. 
L'ACCUSA
Ed è proprio con l'accusa di furto aggravato e di falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico per la storia della carta d'identità, che l'uomo è finito a processo. Ma i due banali reati di cui è stato imputato non bastavano a dare la misura dell'incredibile architettura di fandonie in cui erano inseriti. Emersa ieri nell'udienza di fronte al giudice del Tribunale di Rovigo Laura Contini, dalle dichiarazioni dei testimoni che sono stati ascoltati, oltre che dalle parole della donna stessa che, costituita parte civile con l'avvocato Elisa Segatel, ha raccontato la terribile vicenda personale che l'ha vista doppiamente vittima, raccontando di aver anche scoperto in seguito che l'uomo le aveva sottratto diverso contante. 
Dopo la sua denuncia, delle indagini si è occupata la Squadra mobile rodigina. Anche il generale Camporini, venuto a conoscenza dei fatti che lo riguardavano, ha provveduto a denunciarlo. La polizia di Bologna ha provveduto a presentarsi a casa dell'uomo, dove risultava regolarmente residente. Lui era in casa con moglie e figlia e dalla perquisizione, fra le sue cose sono saltati fuori un tesserino fasullo e parte della refurtiva. Non il cellulare, che aveva venduto, con tanto di scheda, ad un pakistano. 
Francesco Campi
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Ultimo aggiornamento: 8 Febbraio, 11:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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