In Veneto ci sono quasi 25mila persone che in questa lunga pandemia di Sars-CoV-2 si sono contagiate più di una volta. Positive, negative, positive di nuovo. Il dato è stato reso noto ieri attraverso il consueto bollettino regionale sul Covid da cui risultava un netto aumento dei casi, cioè di chi, dal 21 febbraio 2020, ha contratto l'infezione: lunedì il totale era 1.015.150, ieri è schizzato a 1.064.030. Quasi 50mila in più. La motivazione l'ha fornita la stessa Regione: Nel totale degli episodi di positività sono stati inseriti anche 24.568 casi di re-infezioni riconteggiati su tutto il periodo epidemico a seguito di un perfezionamento del calcolo in accordo con la definizione del ministero della Salute».
Doppi contagi e variante Omicron
Tante o poche 25mila reinfezioni in una regione di neanche 5 milioni di abitanti dove un cittadino su cinque ha contratto il Covid? «Non è poco - dice Annamaria Cattelan, primario di Malattie infettive dell'Azienda ospedaliera di Padova -. Che ci siano molte reinfezioni in questa ultima fase è evidente e dipende molto dalla variante Omicron che, ormai prevalente in Veneto, elude l'immunità ottenuta da una precedente infezione.
Il buono di Omicron è che è meno cattiva?
«Questa nuova variante - dice l'infettivologa - è meno patogena, ma più trasmissibile sia in chi ha già avuto il Covid-19, sia in chi è vaccinato. Prima di Omicron la protezione del vaccino arrivava all'85%, adesso sembra sia scesa di una ventina di punti». Quindi è consigliabile la terza dose? «Sicuramente - risponde la dottoressa Cattelan - ma anche mantenere le precauzioni: la mascherina prima di tutto».
Contagio via aerea
E qui si apre un altro capitolo: all'inizio della pandemia i dispositivi di protezione individuale, i cosiddetti Dpi, che andavano per la maggiore erano mascherine e guanti. L'accortezza più consigliata non era solo di proteggere naso e bocca, ma anche di disinfettare le mani prima di toccarsi il viso, gli occhi. Ora, con la variante Omicron, il rischio del contagio da contatto sembra meno rilevante: «Sì, il contagio avviene prevalentemente per via aerea. E, quindi, se mi chiede quali sono i dispositivi per ordine di importanza, dico che al primo posto c'è la mascherina Ffp2».
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Reinfezione Omicron e Delta
Se una persona si contagia nuovamente, gli effetti della seconda volta sono peggiori o minori? «I sintomi provocati dalla variante Omicron sono più blandi - osserva la dottoressa Cattelan - ma questo vale per chi è vaccinato. Il discorso è ben diverso se non si è vaccinati, qui la situazione clinica è come quella di una volta». Ma è vero che chi ha preso la Omicron è immunizzato contro tutte le altre varianti? Il primario di Malattie infettive dell'Azienda ospedaliera di Padova scuote la testa: «Dopo la Omicron, un soggetto potrebbe contrarre la Delta. Sono varianti differenti, di fatto sono due virus diversi: dai dati di cui finora siamo in possesso possiamo dire che le immunità acquisite dopo la guarigione non sono sovrapponibili».
Quando sarà il picco?
Ma siamo arrivati o no al picco di questa quarta ondata? «Da noi la situazione è di relativa calma, si sono ridotti i ricoveri ospedalieri anche perché stiamo lavorando molto con il trattamento degli anticorpi monoclonali. Ma è ancora presto per dire che è finita, il mio consiglio è di mantenere alta l'attenzione e di usare le misure di protezione a partire appunto dalle mascherine. Se fra una decina di giorni la curva dovesse scendere, magari si potrebbe prendere in considerazione l'ipotesi di non utilizzarle più, ma al momento sono indispensabili». E l'influenza normale esiste ancora? «Pochi casi».