Covid, reinfezione, perché ci si contagia due volte. In Veneto 25mila casi

Mercoledì 26 Gennaio 2022 di Alda Vanzan
Covid, reinfezione, perché ci si contagia due volte. In Veneto 25mila casi
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In Veneto ci sono quasi 25mila persone che in questa lunga pandemia di Sars-CoV-2 si sono contagiate più di una volta. Positive, negative, positive di nuovo. Il dato è stato reso noto ieri attraverso il consueto bollettino regionale sul Covid da cui risultava un netto aumento dei casi, cioè di chi, dal 21 febbraio 2020, ha contratto l'infezione: lunedì il totale era 1.015.150, ieri è schizzato a 1.064.030. Quasi 50mila in più. La motivazione l'ha fornita la stessa Regione: Nel totale degli episodi di positività sono stati inseriti anche 24.568 casi di re-infezioni riconteggiati su tutto il periodo epidemico a seguito di un perfezionamento del calcolo in accordo con la definizione del ministero della Salute».

Doppi contagi e variante Omicron

Tante o poche 25mila reinfezioni in una regione di neanche 5 milioni di abitanti dove un cittadino su cinque ha contratto il Covid? «Non è poco - dice Annamaria Cattelan, primario di Malattie infettive dell'Azienda ospedaliera di Padova -. Che ci siano molte reinfezioni in questa ultima fase è evidente e dipende molto dalla variante Omicron che, ormai prevalente in Veneto, elude l'immunità ottenuta da una precedente infezione.

Da un recente studio britannico sui tassi di reinfezione negli operatori sanitari risulta che con Omicron il rischio di ammalarsi è 5 volte superiore rispetto alla precedente variante Delta».

Il buono di Omicron è che è meno cattiva?

«Questa nuova variante - dice l'infettivologa - è meno patogena, ma più trasmissibile sia in chi ha già avuto il Covid-19, sia in chi è vaccinato. Prima di Omicron la protezione del vaccino arrivava all'85%, adesso sembra sia scesa di una ventina di punti». Quindi è consigliabile la terza dose? «Sicuramente - risponde la dottoressa Cattelan - ma anche mantenere le precauzioni: la mascherina prima di tutto».


Contagio via aerea

E qui si apre un altro capitolo: all'inizio della pandemia i dispositivi di protezione individuale, i cosiddetti Dpi, che andavano per la maggiore erano mascherine e guanti. L'accortezza più consigliata non era solo di proteggere naso e bocca, ma anche di disinfettare le mani prima di toccarsi il viso, gli occhi. Ora, con la variante Omicron, il rischio del contagio da contatto sembra meno rilevante: «Sì, il contagio avviene prevalentemente per via aerea. E, quindi, se mi chiede quali sono i dispositivi per ordine di importanza, dico che al primo posto c'è la mascherina Ffp2».

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Reinfezione Omicron e Delta


Se una persona si contagia nuovamente, gli effetti della seconda volta sono peggiori o minori? «I sintomi provocati dalla variante Omicron sono più blandi - osserva la dottoressa Cattelan - ma questo vale per chi è vaccinato. Il discorso è ben diverso se non si è vaccinati, qui la situazione clinica è come quella di una volta». Ma è vero che chi ha preso la Omicron è immunizzato contro tutte le altre varianti? Il primario di Malattie infettive dell'Azienda ospedaliera di Padova scuote la testa: «Dopo la Omicron, un soggetto potrebbe contrarre la Delta. Sono varianti differenti, di fatto sono due virus diversi: dai dati di cui finora siamo in possesso possiamo dire che le immunità acquisite dopo la guarigione non sono sovrapponibili».


Quando sarà il picco?

Ma siamo arrivati o no al picco di questa quarta ondata? «Da noi la situazione è di relativa calma, si sono ridotti i ricoveri ospedalieri anche perché stiamo lavorando molto con il trattamento degli anticorpi monoclonali. Ma è ancora presto per dire che è finita, il mio consiglio è di mantenere alta l'attenzione e di usare le misure di protezione a partire appunto dalle mascherine. Se fra una decina di giorni la curva dovesse scendere, magari si potrebbe prendere in considerazione l'ipotesi di non utilizzarle più, ma al momento sono indispensabili». E l'influenza normale esiste ancora? «Pochi casi».

Ultimo aggiornamento: 27 Gennaio, 10:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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