PADOVA - È “caccia” ai furbetti del reddito di cittadinanza. La Guardia di Finanza, a partire da aprile, ha segnalato alla Procura almeno 85 posizioni di persone che non avrebbero i requisti per beneficiarne. E così sono scattate le indagini da parte del pubblico ministero Sergio Dini. Al momento per otto è già stato chiesto il rinvio a giudizio, mentre per diciassette la loro posizione è stata archiviata perchè non hanno commesso alcun tipo di reato. I rimanenti sono ancora al vaglio degli inquirenti e le indagini proseguono.
CHI SONO
La maggiore parte dei denunciati dalle Fiamme gialle sono cittadini stranieri per lo più di origine africana. A chiedere il reddito di cittadinanza, tra gli 85 presi in esame dai militari, ci sono anche spacciatori, prostitute e nomadi con precedenti di polizia per ricettazione.
GLI INDAGATI
Gli otto “furbetti” del reddito di cittadinanza perseguiti prima dalla Finanza e poi dalla Procura hanno commesso, secondo l’accusa, almeno due reati. Tra loro c’è chi non ha segnalato al momento della richiesta di essere sottoposto a una misura restrittiva della libertà personale, e chi ha sottoscritto di avere un Isee inferiore ai 9.360 euro all’anno quando invece, sempre secondo l’accusa, aveva un reddito ben superiore. Rifacendosi sempre al decreto legge 4/2019, che regola anche i comportamenti illegali tenuti nella richiesta del reddito di cittadinanza, gli otto di fatto per l’accusa si sono macchiati del reato di truffa ai danni dello Stato. In caso di condanna rischiano una pena dai due ai sette anni di reclusione. È un reato per cui si procede d’ufficio e che riguarda contributi, finanziamenti, mutui agevolati, concessi o erogati da parte dello Stato, di altri enti pubblici o delle Comunità europee. In media il reddito di cittadinanza è di 600 euro al mese (l’importo massimo erogabile è di 780 euro).
GLI ARCHIVIATI
Le diciassette posizioni per cui la Procura ha chiesto e ottenuto l’archiviazione da parte del Gip, riguardano soprattutto cittadini stranieri. Si tratta di persone in Italia da molti anni, ma effettivamente residenti da meno di dieci. Si è ritenuto che uno straniero spesso non sappia la differenza tra stare in Italia e risiedere in Italia, per cui l’avere chiesto e poi ottenuto il reddito di cittadinanza è stato interpretato come un’azione in assoluta buona fede. Sono comunque cittadini stranieri non sottoposti a misure cautelari e con un Isee inferiore ai 9.360 euro all’anno.