Padova, reddito di cittadinanza: chiesto il giudizio per 20 “furbetti”

In totale dai controlli eseguiti dalla Finanza cinquanta posizioni sembravano sospette, ma molte sono state archiviate

Giovedì 7 Luglio 2022 di Marco Aldighieri
Le indagini sono nelle mani del pm Sergio Dini
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PADOVA - La Guardia di Finanza, a partire da aprile, ha segnalato alla Procura almeno una cinquantina di posizioni di persone che non avrebbero i requisti per beneficiare del reddito di cittadinanza. E così sono scattate le indagini da parte del pubblico ministero Sergio Dini.

Al momento per venti è già stato chiesto il rinvio a giudizio, mentre per le altre posizioni è già stata chiesta l’archiviazione. Davanti al Gup Elena Lazzarin, l’altro giorno, una donna nigeriana accusata in questo caso di falso, ha patteggiato la sua pena a un anno. È la prima dei venti “pizzicati” finita nel mirino della giustizia e poi davanti a un giudice.

I profili degli indagati

La maggiore parte degli indagati sono cittadini stranieri per lo più di origine africana. A chiedere il reddito di cittadinanza, tra i 50 presi in esame dai militari, ci sono anche spacciatori, prostitute e nomadi con precedenti di polizia per ricettazione. Ma chi non può beneficiare di questa misura per il contrasto alla povertà? Chi è sottoposto a una misura cautelare o comunque restrittiva della propria libertà e chi, come gli stranieri, è residente in Italia da meno di dieci anni. Mentre tutti gli altri possono avere il reddito di cittadinanza, soprattutto chi ha un Isee inferiore ai 9.360 euro all’anno. Così come stabilito dal DL 4/2019, i cittadini hanno iniziato a chiederlo a partire dal 6 marzo 2019, obbligandosi a seguire un percorso personalizzato di inserimento lavorativo e di inclusione sociale.

Le accuse

I venti “furbetti” del reddito di cittadinanza perseguiti prima dalla Finanza e poi dalla Procura hanno commesso, secondo l’accusa, almeno due reati: la truffa ai danni dello Stato e il falso in atto pubblico. Ad esempio tra loro c’è chi non ha segnalato al momento della richiesta di essere sottoposto a una misura restrittiva della libertà personale, e chi ha sottoscritto di avere un Isee inferiore ai 9.360 euro all’anno quando invece, sempre secondo l’accusa, aveva un reddito ben superiore. In caso di condanna rischiano una pena dai due ai sette anni di reclusione. È un reato per cui si procede d’ufficio e che riguarda contributi, finanziamenti, mutui agevolati, concessi o erogati da parte dello Stato, di altri enti pubblici o delle Comunità europee. In media il reddito di cittadinanza è di 600 euro al mese (l’importo massimo erogabile è di 780 euro). La trentina di posizioni per cui la Procura ha chiesto e in gran parte già ottenuto l’archiviazione da parte del Gip, riguardano soprattutto cittadini stranieri. Si tratta di persone in Italia da molti anni, ma effettivamente residenti da meno di dieci. Si è ritenuto che uno straniero spesso non sappia la differenza tra stare in Italia e risiedere in Italia, per cui l’avere chiesto e poi ottenuto il reddito di cittadinanza è stato interpretato come un’azione in assoluta buona fede.

Ultimo aggiornamento: 17:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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