Raid in cimitero e spaccio di droga: arrestato il “baby-boss”

Domenica 25 Aprile 2021 di Marina Lucchin
Raid in cimitero e spaccio di droga: arrestato il “baby-boss”
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PADOVA Era il più piccolo componente della banda di ragazzini che hanno improvvisato il raid vandalico al cimitero dell’Arcella. Ma nonostante l’età, il 16enne padovano, l’unico italiano del gruppetto, era il boss della baby gang che ha distrutto lapidi, croci e vetri nel camposanto. 
Per quell’episodio, che ha indignato tutta la città, aveva scampato il carcere. Alla fine, però, il giovanissimo è finito dietro le sbarre. Mercoledì sera non solo è stato pizzicato dai carabinieri della sezione Radiomobile della compagnia cittadina a spacciare cocaina, ma, inoltre, ha anche opposto viva resistenza al controllo, tentando di colpire con calci e pugni i militari. Il tribunale dei minori, visti i precedenti, questa volta l’ha spedito al carcere minorile di Treviso. 
IL FATTO
I carabinieri stavano eseguendo i consueti controlli e pattugliamenti in zona Arcella, quando, nei pressi del Cavalcavia Camerini, hanno notato il 16enne, R.L., volto ben noto perché la Squadra Mobile l’aveva denunciato per danneggiamenti e vilipendio di tombe pochi giorni prima, proprio per l’episodio del cimitero di Sant’Antonino. Episodio che ha sconvolto la città, sia per il delicato obiettivo del vandalismo, sia per la giovane età dei responsabili, sia, infine, per la loro indolenza: nessuno dei 4 si è fatto avanti per scusarsi con la città e con i parenti dei defunti la cui tomba è stata profanata. 
Ed ecco che il ragazzino davanti a loro, invece che imparare dai propri sbagli e imboccare la “retta via”, era di nuovo in strada a delinquere. Il 16enne, infatti, si trovava in via Monticano e stava vendendo 7 grammi cocaina a un 47enne di Campodarsego. I militari si sono avvicinati e il giovane si è innervosito, ha opposto un’attiva resistenza al controllo. Calci e pugni, finiti tutti a vuoto, senza ferire i militari che l’hanno bloccato e portato in caserma in via Rismondo. Addosso aveva 440 euro, probabilmente i guadagni della serata. L’autorità giudiziaria questa volta ha deciso che non l’avrebbe passata liscia: ha disposto la custodia cautelare in carcere e così i carabinieri l’hanno accompagnato al minorile di Treviso. 
IL RAID
Pochi giorni fa il componente più vecchio della banda, Gabriel Banceanu, l’unico maggiorenne, era finito davanti al pubblico ministero Sergio Dini titolare delle indagini, e non aveva mostrato nessun senso di colpa per quello che avevano combinato lui e gli altri tre amici, compreso il baby boss sedicenne. «Quella sera eravamo ubriachi e non sapevamo cosa fare» ha raccontato al magistrato, per poi scaricare la colpa di quanto accaduto sui complici. «Io ho solo distrutto le telecamere della videosorveglianza, sono stati gli altri tre a spaccare le tombe e le cappelle». Scuse? Nessuna. 
Anche Banceanu era stato arrestato in passato dai carabinieri, mentre era ancora minorenne: nel gennaio del 2018 aveva lanciato assieme ad altri amici dei massi dal cavalcavia Maroncelli tentando di colpire le auto di passaggio. Un “gioco” che poteva costare la vita a qualche automobilista e per cui sta ancora scontando la sua pena, in prova ai servizi sociali. 
I danni al cimitero ammontano a quasi 200mila euro. E il movente del raid è stata la noia, anche se continuano le indagini per andare a fondo della presunta ritorsione nei confronti del parroco. 
Oltre al 18enne, sia il 16enne, unico italiano della banda, che i due 17enni nati in Italia da genitori dell’Est, erano già volti noti alle forze dell’ordine: erano già stati controllati e indagati in passato perchè appartenenti alle compagnie “turbolente” che si ritrovano in Prato della Valle e poi si spostano nelle piazze e in Duomo. Anche loro in passato si erano macchiati già di atti vandalici, seppur decisamente meno gravi di quello avvenuto al cimitero. Per uno di loro adesso si sono aperte le porte del carcere.
 

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