PADOVA - Stava tornando a casa in bicicletta dopo una pizza di compleanno tra amici, quando un'auto gli ha tagliato la strada e due uomini l'hanno buttato a terra, cercando di frugare nelle sue tasche. Il giovane, un 17enne padovano, ha pensato di essere vittima di due rapinatori e così si è divincolato, finendo per prendersi ancora più colpi. Momenti di paura, per il ragazzo, che si è trasformata in sconcerto quando si è reso conto che si trattava di poliziotti. Lui, che poi è stato sottoposto alle cure del pronto soccorso da cui è stato dimesso con 5 giorni di prognosi, trasformatisi poi in sette, è stato denunciato per resistenza e violenza a pubblico ufficiale. Ma la sua famiglia ha deciso che non avrebbe lasciato correre e ha incaricato l'avvocato di fiducia, Cristina Bissacco, di sporgere querela per lesioni aggravate, abuso d'ufficio e calunnia.
Siamo a Padova, a cavallo tra il quartiere Chiesanuova e quello di Montà, venerdì 16 dicembre dell'anno scorso. Nelle 11 pagine di querela il 17enne con i suoi genitori ha raccontato tutto quello che è accaduto quella sera. La questura di Padova si pone a tutela dei quattro agenti della Squadra mobile finiti al centro della vicenda: «Non abbiamo dubbi sull'operato dei nostri poliziotti». Evidenziando anche uno degli agenti ha riportato una prognosi di 41 giorni per "sospetta frattura dello scafoide".
IL FATTO
L'avvocato Bissacco riporta il racconto fattole dal diciassettenne. «Il mio assistito, intorno alle 23 di quella sera, finito di mangiare la pizza si è avviato verso casa in bici, accompagnato fino a un certo punto da un amico coetaneo in monopattino».
«Poco dopo, in un tratto di strada con poca illuminazione, a pochi metri dalla sua abitazione, il mio cliente, che aveva il cappuccio in testa perchè piovigginava, vede un'auto grigia, senza segni distintivi, che gli taglia la strada e da cui escono due persone in abiti civili che si avventano sul ragazzo senza dire una parola. Lui si spaventa perchè teme lo vogliano rapinare. Mai avrebbe immaginato si trattasse di due poliziotti. Molla la bici a terra e tenta di scappare. Viene però subito bloccato e i due gli mettono le mani in tasca, cosa che gli fa credere ancor di più che vogliano prendergli portafoglio e cellulare. Lui si divincola e viene colpito ai fianchi e sul volto con i pugni. Poi lo buttano a terra e continuano con i calci, insultandolo e minacciandolo. Solo in quel momento gli dicono che sono della polizia».
LE MINACCE
Ma il ragazzo non ha idea che i poliziotti possano operare in borghese e non crede loro.
«Mi ha raccontato in seguito che in quei momenti pensava che non sarebbe mai più tornato a casa. Inizia a credere siano davvero poliziotti solo quando lo ammanettano e quando, dopo molte insistenze, gli mostrano anche il distintivo». Nel frattempo un altro agente arriva sul posto. «Fa parte della pattuglia che ha controllato l'altro ragazzo in monopattino (anche per lui perquisizione negativa, ndr) e che è stato chiamato dai colleghi per via di un "problema", come sentirà l'amico del mio cliente mentre gli telefonavano». «Accertata l'identità l'atteggiamento dei due agenti è cambiato. Mentre lo accompagnavano a casa, gli hanno pure risposto che pensavano fosse uno spacciatore marocchino. Salvo poi ricredersi quando hanno visto la carta d'identità». Quando i genitori lo vedono, «credono sia stato vittima di un incidente, invece poi i poliziotti, che ancora non si erano qualificati, gli spiegano cos'era successo. Dopo la visita in ospedale, dove si sono fatti refertare anche gli agenti, tutta la famiglia è stata costretta ad andare, alle 4 del mattino, in questura, dove il mio cliente è stato denunciato per resistenza e violenza a pubblico ufficiale».
La famiglia si è presa tempo, ma il 20 febbraio scorso, attraverso l'avvocato, ha sporto querela: «Sono passate settimane, ma solo perchè il mio cliente era sconvolto e abbiamo voluto fargli recuperare un po' di serenità. Si sta anche facendo seguire da uno psicologo. Non solo per l'aggressione, ma perchè mai avrebbe pensato che degli agenti avrebbero potuto comportarsi così. Non aveva droga non stava facendo niente di male, non aveva quindi motivo di non sottoporsi al controllo, se avesse saputo che erano dei poliziotti fin da subito. In questa storia ci sono molte cose che non sono andate come avrebbero dovuto, confidiamo venga fatta chiarezza».
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